La storia e il patrimonio per il presente e il futuro

Il bisogno di conoscere per orientarsi e comprendere e per riuscire a fare scelte avvedute che ha attraversato tutte le generazioni umane e tutte le culture, è oggi amplificato da un’inedita accelerazione nel cambiamento delle scale dei valori, dei comportamenti e dei contesti ambientali. Tra le conoscenze necessarie per il conseguimento e la continua rigenerazione di un’effettiva libertà di scelta, quella storica costituisce una componente fondamentale, che benché continuamente insidiata da distorsioni e da strumentalizzazioni, si rivela indispensabile oltre che per rendersi conto delle trasformazioni in atto ed acquisirne consapevolezza e responsabilità, per essere quanto più liberi ed autonomi nelle opzioni attuali e future, per favorire la più ampia convivenza nel rispetto delle diversità, per sviluppare le capacità critiche necessarie ad esercitare il dialogo e il confronto.

In base a queste elementari considerazioni sarebbe necessario approntare le strategie didattiche più idonee a rendere efficace l’insegnamento della storia in tutti i gradi scolastici non solo avvalendosi degli strumenti tecnologici più aggiornati, ma soprattutto puntando a suscitare interesse ed emozioni positive attraverso modalità di apprendimento attivo che si avvalgano del contatto e del dialogo degli allievi con le fonti, le impronte lasciate da tutti i fatti sotto forma di manufatti, di testimonianze, di documenti, di resti, di tracce, di sintomi e di indizi.

Nonostante l’evidenza delle motivazioni che dovrebbero indurre a conferire grande rilievo alla conoscenza della storia, il suo insegnamento è spesso considerato accessorio e, tranne che per rare eccezioni, continua a pagare le conseguenze del maggior difetto che lo compromette da molto tempo: quello di essere proposto male e percepito peggio, secondo un circolo vizioso che pare difficile rompere. Lo stridore tra il nozionismo prevalente che lo affligge e gli intenti formativi di una scuola in costante aspirazione di rinnovamento, tra un metodo trasmissivo ancora preponderante e l’esigenza di coinvolgere gli scolari sottraendoli ad una passività estraniante è venuto emergendo sempre più distintamente negli ultimi decenni ed è apparso tanto più insopportabile per gli insegnanti più sensibili e solleciti a recepire e a concretizzare le nuove istanze.

Per rispondere a queste esigenze formative e qualificare l’offerta educativa attraverso adeguate condotte didattiche ogni percorso di apprendimento della storia dovrebbe tendere a suscitare negli alunni una consapevole attenzione al mondo intero che tragga basi e motivazioni dalla conoscenza del proprio territorio, delle sue radici, della sua cultura e della sua storia, assecondando la partecipazione allo vita della propria comunità e promuovendo forme di “cittadinanza attiva” che consentano di incidere positivamente sul suo sviluppo.

Di fronte all’indifferenza, all’estraneità e alla passività che compromettono la percezione della storia da parte della maggioranza degli studenti, le risposte che più coerentemente dovrebbero essere perseguite sono esattamente il loro contrario: motivare, coinvolgere e attivare. In questa prospettiva occorre adottare un primo criterio essenziale di carattere generale: per intraprendere percorsi educativi che sappiano avvincere gli alunni e che puntino a far loro acquisire consapevolezza, responsabilità, autonomia di pensiero e capacità progettuali è opportuno che si propongano e si utilizzino valide forme di apprendimento attivo, che non puntino solo all’acquisizione di conoscenze, ma anche alla padronanza delle competenze e delle abilità che consentono di accrescerle e di rinnovarle.

Peraltro proprio per affrontare l’ampio tema delle opportunità che si offrono alla didattica della storia e a quella del patrimonio, occorre partire dall’ammissione che non tutte le metodologie suggerite per favorire l’apprendimento sono coerenti ed apprezzabili. In assenza di quell’afflato motivazionale che deriva dalla coscienza del nostro rapporto con la Storia e dalla rivelazione del nesso che lega l’apprendimento alle fonti, il rischio sempre incombente è quello di trasformare le opportunità in esperienze negative e controproducenti che chiudono per sempre i rapporti intrapresi. È quindi preliminare riscoprire i nostri legami con la Storia constatando che intorno e dentro di noi i suoi lasciti condizionano inevitabilmente tutti i momenti della nostra esistenza; non c’è aspetto della nostra vita che non contenga i retaggi di innumerevoli vicende accadute nell’arco della Storia, tanto che si può affermare che la nostra vita non comincia affatto con il concepimento e con la nascita, ma ben prima. Può suscitare stupore ed emozione scoprirsi depositari e portatori delle eredità di innumerevoli persone vissute tanto o poco tempo fa, femmine e maschi, vinti e vincitori, protagonisti e comparse; persone che hanno sofferto e gioito, amato e odiato, dai lontani millenni della protostoria fino ad oggi. Eppure non c’è dubbio che la nostra attuale esistenza si presenta con gli aspetti e i caratteri unici e originali che ha assunto dalla confluenza delle eredità del passato con i contesti e gli influssi del presente. Ogni persona è la risultante, il volto attuale ed esclusivo di una linea evolutiva unica e personale, che non ha eguali tra tutti gli altri esseri umani; d’altronde è anche compartecipe di un cammino comune, perché tutti, davvero tutti, possiamo vantare la stessa ascendenza a quei lontani progenitori che iniziarono l’avventura umana su questo pianeta lasciandoci innumerevoli eredità. Dovremmo pensarci più spesso, soprattutto quando ci sentiamo inutili e depressi, ingranaggi passivi di una macchina massificante; forse ci servirebbe ad acquisire maggior rispetto per noi stessi e per gli altri e a puntare a mete che mettano a frutto queste nostre potenzialità. Inoltre è davvero emozionante constatare che ogni volta che due persone si incontrano, a incontrarsi sono due storie così profonde e uniche e allo stesso tempo così condivise e legate e che la conoscenza reciproca può divenire un’esperienza affascinante. In definitiva ciascuno di noi nasce in un ambiente modellato dalle generazioni precedenti ed è erede di un patrimonio di caratteri fisici e genetici, di attitudini mentali, di cultura e di comportamenti a cui aggiunge man mano le conoscenze, le inclinazioni, le convinzioni e le aspirazioni che trae dalla propria esistenza. Cercare di conoscere questo patrimonio ci può essere di aiuto per orientarci e divenire protagonisti e partecipi attivi delle vicende attuali. È dunque vero che “la storia siamo noi” e che di conseguenza conoscere se stessi e gli altri costituisce da sempre uno dei migliori antidoti all’incomprensione e all’ostilità, alla difficoltà di comunicare e all’isolamento.

 

Basi epistemologiche

Essenziale per un apprendimento attivo della storia è liberarsi dei molteplici equivoci che insidiano la sua definizione spesso indifferentemente usata per concetti diversi e per molti aspetti opposti. Per superare questa pericolosa ambiguità si deve precisare che la storia propriamente detta è l’insieme di eventi, fenomeni ed evoluzioni che si sono verificati da quando la specie umana è apparsa e si è diffusa nell’ecumene; quindi è costituita dalle res gestae, cioè dalle cose accadute in questa microscopica porzione del passato. Finché non viene sottoposta all’osservazione e all’interpretazione delle nostre menti, ha i caratteri dell’oggettività e dell’inscindibilità perché tutti i fatti grandi o piccoli che la compongono hanno mutato la realtà precedente, producendo cambiamenti reali e concreti, irreversibili e irripetibili che si sono attuati indipendentemente da ogni percezione, osservazione e giudizio e che quindi sono privi di coloriture, accezioni e suddivisioni finché non siamo noi ad attribuirgliele.

Ben altro si intende quando con lo stesso vocabolo si indicano studi, testi, racconti che scaturiscono dall’interpretazione delle tracce lasciate dagli eventi. Tutte queste forme di indagine, esposizione e resoconto dei fatti della storia rientrano nella storiografiache essendo frutto di interpretazioni influenzate e condizionate dal clima culturale e politico in cui opera l’interprete, è soggettiva, parziale e provvisoria. La differenza tra storia e storiografia è quindi analoga a quella che c’è tra un fatto e il suo ricordo, tra vivere una vicenda e raccontarla. Essere consapevoli di questa distinzione consente di rimuovere la presunta sacralità e irremovibilità della storia libresca e di aprire gli orizzonti della didattica promuovendo e consentendo un rapporto diretto tra scolari e fonti e un apprendimento attivo, gratificante ed efficace attraverso la lettura di queste “sorgenti” da cui può sgorgare la conoscenza storica.

Nel loro insieme le fonti fanno parte del patrimonio, l’eterogeneo e multiforme insieme di lasciti e risorse materiali e immateriali nel quale confluiscono e si sedimentano i caratteri, i beni, i valori e i saperi ambientali, storico artistici, scientifici e ideali. In ambito didattico il patrimonio offre una valida alternativa ai modelli trasmissivi e si rivela un approdo auspicabile ed uno sfondo integratore di rilevante valenza formativa; è un’occasione di acquisizione, costruzione e produzione del sapere che esige la confluenza di competenze e conoscenze in un intreccio interdisciplinare. Consente inoltre di pervenire a forme concrete di partecipazione consapevole ed attiva attraverso percorsi formativi di censimento, adozione, tutela e valorizzazione delle sue componenti che vedono gli studenti come protagonisti1.

Dato che la storia è l’insieme degli eventi e dei cambiamenti che si sono verificati fin dalla comparsa del genere umano, il suo ambito di studio è multidisciplinare comprendendo tutti gli aspetti delle vicende umane e dei fenomeni naturali che li condizionano. La sua conoscenza è in continuo divenire perché frutto delle ricerche e delle ricostruzioni che gli storici conducono interpretando le fonti. Tuttavia gli accadimenti, i fenomeni e gli sviluppi che formano la storia ci sono in gran parte ignoti poiché le testimonianze e le tracce che consentono di averne conoscenza si fanno sempre più rare man mano che si procede verso il passato.

Pur con questi limiti, la densità e l’ampiezza dei contenuti della storia nota rendono preliminare chiarire quali motivazioni, finalità, metodi e contenuti debbano caratterizzare il suo insegnamento e quale ruolo esso debba svolgere nella formazione scolastica e permanente, poiché è sempre in agguato il rischio di riproporla in modo nozionistico e trasmissivo, cioè con le modalità che l’hanno resa una materia non gradita per una parte consistente degli studenti e che hanno indotto alcuni insegnanti e molti genitori a ritenerla poco utile nel contesto formativo.

 

Storia e attualità

Il mondo sta cambiando rapidamente costringendo tutti i soggetti e tutte le comunità ad affrontare un tornante della storia in cui ogni scelta è destinata a ripercuotersi sulla qualità di vita delle generazioni attuali e future e rischia di divenire irreversibile. In considerazione di queste continue e veloci trasformazioni è essenziale che nel percorso curricolare della formazione scolastica l’apprendimento della storia abbia un ruolo di rilievo finalizzato a fornire maggiori possibilità di orientamento, una fondata coscienza delle origini e delle premesse delle realtà e delle dinamiche odierne, un’effettiva capacità di percezione, di critica e di incidenza nei confronti dei processi evolutivi in atto con le conseguenti opportunità di progettare quanto più consapevolmente il proprio futuro individuale e collettivo. Oggi pertanto l’insegnamento della storia non può più limitarsi a perseguire una sterile conoscenza nozionistica degli eventi del passato, ma deve essere finalizzato soprattutto alla comprensione del presente e all’assunzione di consapevolezza e di responsabilità con capacità di impegno motivato e proficuo rispetto alle questioni che prospetta l’attualità: quella sempre più incombente del cambiamento climatico; quella dei limiti e degli squilibri dello sviluppo economico e dei conseguenti flussi migratori; quella della convivenza sia a livello locale che internazionale; quella delle pari opportunità di genere e delle componenti sociali e culturali minoritarie; quella della legalità basata sui codici costituzionali e normativi che sono stati promulgati a livello nazionale e internazionale. In estrema sintesi occorre abbandonare il tradizionale sguardo sul passato teso ad acquisirne nozioni in modo prevalentemente mnemonico e libresco e adottare invece in modo sistematico un percorso circolare di andata e ritorno che facendo perno sull’attualità per trarne motivazioni, interrogativi e curiosità, spinga a trovarne premesse e sviluppi nella storia per poi ritornare al presente più documentati e consapevoli e in definitiva più liberi.   

A motivare lo studio e l’apprendimento della storia sulla base delle situazioni e sviluppi attuali c’è anche il rischio incombente di un appiattimento degli orizzonti, degli interessi e delle culture in un amalgama apparentemente privo di distinzioni e di retroterra, quale esito di quel millenario processo di saldatura delle sorti umane in un unico panorama planetario che convenzionalmente chiamiamo “globalizzazione”. Mentre a beneficiarne sono ancora quasi esclusivamente i grandi monopoli economici e nell’attesa e nell’impegno che a trarne vantaggio possa essere la totalità del genere umano, uno dei timori più giustificati che esso suscita è proprio quello dell’annullamento delle diversità in uno scenario generico e indistinto, uniformato alle culture e agli interessi dominanti. Si tratta di una svolta epocale di cui si colgono i primi pesanti sintomi con sempre maggior chiarezza. A sostenerla e a renderla efficace sono i più formidabili mezzi di diffusione e di propaganda che siano mai stati a disposizione della specie umana: quelli radiotelevisivi, quelli delle reti informatiche e telefoniche, al cui interno inarrestabili processi di concentrazione stanno selezionando i dispensatori di informazione e cultura, con effetti concreti e già ben percepibili di condizionamento dei comportamenti e di manipolazione delle coscienze. Esserne consapevoli è essenziale per cogliere le opportunitàofferte dagli strumenti informatici e telematici che possono essere utilizzati in senso opposto, rivalutando e mettendo a confronto voci, culture, conoscenze ed opinioni. In una società sempre più composita e che consente un rapido accesso alla conoscenza codificata, l’apprendimento della storia deve essere pertanto indirizzato anche a promuovere una formazione culturale basata sulla consapevolezza delle diversità, nella convinzione che ogni identità si evolve e che è infondata qualsiasi presunzione di una sua immobilità con cui giustificare il rifiuto di nuovi apporti e dei relativi cambiamenti.

A tutte queste motivazioni se ne aggiunge un’altra che dovrebbe essere particolarmente sentita da una comunità come quella italiana erede di un patrimonio storico-artistico di grande valore: l’interesse e la sensibilitàverso i temi della salvaguardia e della tutela dei beni ambientali e culturali dipendono in buona parte dalla soglia e dalla qualità della conoscenza storica dell’intera società. In questa luce le istituzioni accademiche e scolastiche possono concorrere alla sensibilizzazione necessaria, promuovendo, in collaborazione con sedi museali, archivistiche e bibliotecarie, una più ampia conoscenza dei beni presenti nel loro territorio. Queste motivazioni sono ulteriormente sospinte dalla citata formidabile accelerazione nei cambiamenti di scale di valori, comportamenti e contesti ambientali e climatici.

 

Il nesso indispensabile con la geografia

Quale scienza che ha per oggetto lo studio e la descrizione della configurazione della Terra e dei fenomeni che vi si svolgono in relazione alle società umane, alla vita animale e vegetale e all’utilizzazione da parte dell’uomo delle risorse del mondo minerale, vegetale e animale, la geografia ha nel percorso formativo di acquisizione di competenze e conoscenze funzionali all’autonomia di giudizio e all’esercizio della libertà, il compito di abbinare alla dimensione temporale quella spaziale. Prendendo in esame aspetti climatici, ambientali, economici, demografici e antropologici visti nelle situazioni odierne e nelle evoluzioni recenti e in atto, consente di porre in relazione gli esiti e le prospettive attuali con trasformazioni vicine e remote, offrendo i riferimenti spaziali indispensabili per la contestualizzazione e la comprensione di eventi e processi storici. In questo quadro appaiono evidenti i nessi e gli intrecci opportuni e necessari tra l’apprendimento della storia e quello della geografia che insieme favoriscono le capacità di orientarsi nel tempo e nello spazio. Ciò non significa che lo studio della geografia costituisca soltanto un supporto all’apprendimento della storia. La sua conoscenza si traduce in ampiezza di orizzonti, in coscienza dei cambiamenti in corso e in facoltà di critica e di scelta. Anche per il suo apprendimento è opportuno prendere le mosse dalle realtà prossime e più percepibili per poi procedere alla scoperta di quelle sempre più vaste, non tralasciando mai i legami e i raccordi con propria realtà. Partendo dall’esplorazione dell’ambiente circostante e avvalendosi di carte topografiche e geografiche, di fotografie e immagini da satellite, gli allievi possono accedere alle coordinate del proprio contesto territoriale e porle a confronto con rappresentazioni più ampie fino a quelle globali.

Questi nessi sono particolarmente utili al cospetto di dinamiche e di fenomeni cresciuti di recente e di particolare impatto, quali l’intensificarsi dei cambiamenti climatici, degli squilibri planetari e delle immigrazioni, di cui una delle conseguenze è la crescente presenza di allievi provenienti da terre lontane e culture diverse che deve indurre ad approcci interculturali e a progetti di inclusione.

L’attenzione al mondo attuale è necessaria anche per acquisire le competenze di cittadinanza attiva indotte dalla consapevolezza di essere tutti eredi e affidatari di un patrimonio appartenente ad una comunità territoriale. Inoltre una delle principali finalità della geografia, cioè lo studio del paesaggio inteso come esito attuale di innumerevoli retaggi del passato, deve consentire l’acquisizione di conoscenza e consapevolezza rispetto ai grandi temi della sostenibilità, della tutela del patrimonio idrogeologico, della lotta all’inquinamento, dello smaltimento e riciclaggio dei rifiuti, dello sviluppo delle tecniche di produzione delle energie rinnovabili, della tutela della biodiversità. L’educazione all’ambiente e allo sviluppo si deve avvalere di una pluralità di discipline scientifiche e tecniche che introduce a forme di responsabilità e di impegno che si traducono in progetti ed esperienze di cittadinanza attiva. La capacità di orientarsi nello spazio e nel tempo contribuisce dunque alla formazione di persone autonome in grado di assumere decisioni responsabili nella gestione del territorio e nella tutela dell’ambiente, con un consapevole sguardo al futuro.

Il naturale intreccio tra storia e geografia conduce al concetto di geostoria, che considera i dati spaziali e temporali inscindibili fra loro e che attribuisce alla storia locale una funzione fondamentale per far crescere la coscienza storica. Infatti, attraverso la geostoria, si comprendono sia le specificità della storia locale, sia le modalità con cui la storia generale si è riverberata nella realtà locale e viceversa.

In sintesi l’apprendimento della storia e della geografia deve tendere a dotare gli allievi sia di una competente attenzione al mondo intero sia di un senso di appartenenza alla propria terra attraverso la conoscenza delle sue radici, della sua cultura e della sua storia, per assecondare una fervida e responsabile partecipazione allo sviluppo della propria comunità e del proprio territorio in una prospettiva di reale sostenibilità.

 

Raccomandazioni metodologiche

A proposito dei frequenti fraintendimenti sul significato del lemma storia, anche in ambito educativo è opportuno pervenire quanto prima alla citata distinzione tra l’oggettività dei fatti della storia e la soggettività e relatività di tutte le forme di indagine e di trasmissione della sua conoscenza che sono incluse nella storiografia; ciò anche nella prospettiva di promuovere un vicendevole rispetto basato sulla pluralità delle culture, delle opinioni e dei punti di vista e come premessa indispensabile per promuovere un ruolo attivo nell’apprendimento. Esperienze accessibili ed efficaci in tal senso si possono condurre fin dall’infanzia facendo percepire la differenza tra l’unicità di fatti vissuti insieme e la pluralità delle impressioni e dei racconti che se ne traggono. Con lo stesso nome di storia si designa la disciplina scolastica che si occupa di promuoverne l’apprendimento, ma che in coerenza con quanto appena esposto appartiene al campo della storiografia. La distinzione tra storia e storiografia è quindi preliminare alla comprensione di elementi essenziali per gli apprendimenti successivi come le differenze nell’adozione di periodizzazioni e di datazioni da parte di altre culture.

Basandosi sul presupposto che è necessario indagare per sapere, per scegliere e per proporre, gli insegnanti possono trarre spunto dai grandi temi dell’attualità per presentare e affrontare gli argomenti da trattare. A tal fine è opportuno attivare fin dall’infanzia veri e propri “osservatôri” del mondo odierno, ovviamente rapportati alle capacità percettive delle diverse età, ma comunque utili a stimolare interessi e curiosità e agevolati dalle possibilità di apertura offerte dalle nuove tecnologie. Gli argomenti individuati potranno essere introduttivi e correlati alla conoscenza della “Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali della Costituzione” e alla sperimentazione di forme di partecipazione e di delega che riproducano le funzioni degli organi pubblici.

Dalla constatazione che il metodo trasmissivo comporta esiti deludenti, scarso interesse, conoscenze labili e mnemoniche e bassa capacità formativa, deriva l’esigenza di perseguire percorsi formativi che puntino al coinvolgimento e alla sperimentazione, suscitando curiosità e creatività, impegno e assunzione attiva, per rendere ogni soggetto protagonista della propria formazione. Attraverso metodi costruttivi di ricerca/azione che si avvalgano delle fonti è possibile promuovere un apprendimento partecipato e dinamico, che non punti solo all’acquisizione di conoscenze, ma anche alla padronanza delle competenze e delle abilità che consentono di accrescerle e di rinnovarle, autonomia di pensiero e capacità progettuali.

Se ne deduce che gli impulsi motivanti debbono essere perseguiti sia nei metodi che nei contenuti durante l’intero curricolo formativo, con continuità e a più riprese costituendo una costante del curricolo disciplinare della storia attraverso il ricorso ad attività capaci di stimolare il coinvolgimento e la partecipazione degli allievi. A titolo di esempio si propongono metodi e attività motivanti da svolgere in continuità e da correlare all’età scolare:

  • stimolare il coinvolgimento e la partecipazione all’apprendimento della storia attraverso ripetute constatazioni che “la storia siamo noi”, cioè che ognuno ne è soggetto e possibile protagonista e che le vicende personali e collettive di cui si è partecipi non cominciano affatto con l’esistenza vissuta, ma ben prima (emozione di scoprirsi eredi e protagonisti della storia);
  • individuare poli di interesse attraverso l’osservazione dell’attualità e la ricerca di nessi con temi e periodi storici da affrontare o affrontati (sviluppo di temi ad ampio spettro disciplinare: clima, acqua, risorse, inquinamento, squilibri del pianeta, migrazioni, confronti e convivenza tra culture);
  • ricorrere ad impostazioni e metodi laboratoriali e di cooperative learning, intendendo per laboratorio, non tanto un ambiente fisico, ma un abito comportamentale e metodologico in cui ogni conquista di conoscenza è frutto di un lavoro sia condiviso che individuale di progettazione e conduzione delle ricerche e di verifica, fruizione ed esposizione dei loro esiti;
  • produrre ed esibire alla comunità scritti e materiali tratti dalle ricerche per concretizzare e diffondere i loro esiti e dare ulteriori obiettivi gratificanti ai suoi protagonisti;
  • indagare sulla realtà circostante e sull’attualità per coglierne caratteri distintivi e identitari e fenomeni in atto e per incidervi positivamente (cittadinanza attiva).

Per raggiungere ogni competenza e ogni obiettivo di apprendimento attraverso la ricerca/azione è indispensabile programmare percorsi metodologici che individuino: in primo luogo i prerequisiti necessari, anche in funzione inclusiva e di approntamento di pari opportunità; inoltre i metodi e gli strumenti da adottare in coerenza con le scelte di fondo; infine le verifiche da svolgere sia in itinere che a bilancio. Attraverso la compartecipazione degli stessi allievi all’autovalutazione tali verifiche possono essere adottate anche in chiave metacognitiva alla ricerca delle strategie e degli strumenti più efficaci per l’apprendimento.

 

Patrimonio e cittadinanza attiva

Lo svolgersi della storia genera il suo patrimonio di cui si replica una definizione: … l’eterogeneo e multiforme insieme di lasciti e risorse nel quale confluiscono e si sedimentano i caratteri, i beni, i valori e i saperi ambientali, storico-artistici, scientifici e ideali raccolti e condivisi dalle comunità umane nei loro diversi ambiti territoriali. Per rispettarlo e valorizzarlo è necessario conoscerlo attraverso le modalità più consone ad apprezzarlo: quelle che attivando la sua adozione e tutela introducono a forme di responsabilizzazione e di cittadinanza attiva.

L’attenzione per retaggi pervenutici dal passato non s’impone solo nell’ambito della formazione, ma anche come esigenza di percepirli e valorizzarli come risorsa. Il patrimonio culturale appare così come un approdo necessario e uno sfondo integratore di rilevante valenza formativa e inclusiva, capace di proiettare in orizzonti più ampi gli specifici apporti dei beni culturali locali e di avvalersi degli strumenti più aggiornati della comunicazione. In questa prospettiva esso diviene un’occasione di acquisizione e di produzione del sapere con cui si stimola l’apprendimento di competenze e la costruzione di conoscenze mediante l’attivazione di ricerche; esige un confronto e un intreccio interdisciplinare attraverso la confluenza di saperi e l’adozione di metodi e percorsi didattici sperimentati in varie discipline; implica un uso sistematico di tutti gli strumenti della comunicazione e in particolare delle tecnologie telematiche e dei supporti multimediali utilizzabili in ogni progetto didattico e divulgativo.

Da quanto esposto appare evidente come vi sia un nesso significativo tra il concetto di formazione e quello di “educazione al patrimonio” per la comune sottintesa tensione a sviluppare processi di apprendimento attivo integrati, ricorrenti e permanenti. In particolare sono due gli aspetti che rendono strettamente attinente con la formazione l’apprendimento che verte sul patrimonio: l’integrazione di molteplici competenze e conoscenze tratte da attività di simbiosi tra scuola e sedi esterne in un quadro multidisciplinare di educazione alla consapevolezza e alla responsabilità; l’adozione di metodi costruttivi che motivino, coinvolgano e attivino all’apprendimento, partendo dall’individuazione degli elementi e delle sedi del patrimonio, passando ai conseguenti approfondimenti, per poi approdare alle attività laboratoriali di produzione di testi ed elaborati. Il tutto in una continua ricerca di interazione tra le discipline che si occupano dei processi di conoscenza e di valorizzazione del patrimonio e degli aspetti ambientali, estetici e storico-artistici del territorio per una formazione che permetta e induca scambi concettuali, pratiche comparative e affinamenti metodologici, oggi particolarmente importanti per condurre dialoghi e rapporti interculturali da svolgersi in tutti i settori delle attività umane e in orizzonti senza limiti. Lo svolgimento di esperienze di cittadinanza attiva possono quindi essere il coronamento di ricerche sul patrimonio culturale locale e di quello più ampio. Si è già rilevato come esista una stretta relazione tra i gradi di conoscenza della storia che ha generato tale patrimonio e il rispetto che si assume nei suoi confronti. Ricorrendo a metodi di attivazione che si avvalgano dell’uso di fonti, dell’apporto di musei, associazioni ed enti locali, l’impegno degli alunni in indagini sui beni culturali del loro territorio li renderà protagonisti delle loro scoperte e li indurrà a divenirne tutori. Si consideri in proposito che per una collettività come quella scolastica, sempre più di provenienza eterogenea, la conoscenza comune della storia dei luoghi oggi condivisi può costituire la base, lo sfondo integratore su cui imbastire e costruire una nuova appartenenza, che non annulli le diversità e le peculiarità di origine, ma le faccia concorrere a progettare e pianificare il futuro, superando incomprensioni e ostilità.

Il ricorso alle risorse digitali nei processi di insegnamento e di apprendimento rende più agevoli la comprensione delle relazioni tra conoscenze storiche e beni culturali, la possibilità di uso di molteplici fonti, la conoscenza degli ambienti e dei territori, la fruizione di testi e immagini per la comunicazione storica. Pertanto la conoscenza del patrimonio culturale, dei suoi lasciti materiali e immateriali e dei suoi “segni” leggibili sul territorio, è introduttiva e basilare per progetti che ne favoriscono la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione attraverso un impegno fattivo degli allievi. L’educazione alla cittadinanza attiva attraverso il patrimonio culturale non può prescindere dalla conoscenza delle premesse, delle origini e degli sviluppi delle dichiarazioni universali dei diritti umani che costituiscono le principali eredità vive di tale patrimonio.

 

La storia globale e la storia locale

Pur prendendo le mosse dalle realtà prossime e locali, è necessario che la scuola proponga una visione globale della storia che prenda spunto dalle situazioni attuali per aiutare a comprendere i tratti distintivi e gli esiti dei grandi processi di trasformazione e per consentire raffronti tra le impronte lasciate da popoli e culture. In questo quadro mondiale trovano spazio le principali fasi evolutive dell’umanità: dal popolamento del pianeta, al differenziarsi delle attività in relazione all’ambiente, dalla rivoluzione agricola all’intrecciarsi di scambi e relazioni, dal consolidarsi di grandi imperi al lungo confronto tra nomadi e sedentari, dagli sconvolgimenti di antichi assetti all’edificazione di nuovi sistemi politico-territoriali. In quest’ampia prospettiva acquistano peso fenomeni complessi come la diffusione delle religioni, le trasformazioni economiche, la formazione degli stati nazionali, la colonizzazione, l’industrializzazione, i conflitti sociali e le rivoluzioni, il sorgere di regimi totalitari, i conflitti mondiali, i movimenti di liberazione, l’affermarsi delle democrazie, i processi di globalizzazione e i loro effetti di sperequazione che inducono le popolazioni povere alle migrazioni.

Procedendo nel percorso di apprendimento si ricorrerà ad un continuo collegamento e ad una progressiva focalizzazione che pongano in relazione le evoluzioni generali con quelle dell’Europa, dell’Italia, della regione e della comunità di cui si è parte. Alla visione globale è infatti opportuno che si abbini una costante attenzione alla dimensione locale che, come coerente sviluppo delle esperienze propedeutiche di storia personale e familiare, consenta un più efficace raccordo tra presente e storia e la percezione dei caratteri identitari della comunità e del territorio. In questo contesto troveranno spazio attività volte a valorizzare il patrimonio culturale assumendone consapevolezza e volontà di tutela e valorizzazione, anche attraverso l’apporto e la collaborazione di enti locali, musei, biblioteche e associazioni che attivino insieme alla scuola progetti di educazione integrata. D’altronde esiste un nesso inscindibile e un continuo reciproco richiamo tra micro e macrostoria; infatti non c’è niente di più globale di un oggetto prodotto in un contesto locale dato che esso costituisce una risposta peculiare e specifica a bisogni e ad esigenze che solo apparentemente appartengono ad ambiti circoscritti, ma che derivano da bisogni, sollecitazioni ed atteggiamenti comuni e condivisi a scala più vasta.

Per l’ampiezza del suo campo di conoscenze, la storia si apre all’utilizzo di metodi, contenuti, concetti e strumenti mutuati da altre discipline. Si possono così perseguire molteplici intrecci disciplinari da individuare attraverso un’attenta programmazione. In particolare, come già rilevato, appaiono indispensabili i collegamenti con le conoscenze geografiche per contestualizzare i processi di trasformazione negli spazi e negli ambienti in cui si sono verificati. Peraltro saranno utili apporti e testimonianze deducibili dall’arte, dalla letteratura, dalla musica, dalle scienze, dall’iconografia e dalla cinematografia. Nell’apprendimento della storia assumono grande rilievo le capacità di esprimere, riprodurre e organizzare le conoscenze acquisite con esposizioni orali, scritte e multimediali che consentano di concettualizzarle, avvalendosi dei lessici appropriati.

 

La ripartizione delle conoscenze storiche per livelli scolastici

Il curricolo verticale complessivo di storia si articolerà in diversi formati di apprendimento per i vari gradi scolastici per i quali la scelta delle competenze e delle conoscenze da perseguire deve essere programmata secondo un percorso curricolare complessivo che tenga conto degli interessi e delle attitudini delle diverse età scolari e del tempo disponibile2. Pertanto ad ogni ciclo di istruzione la storia sarà proposta secondo forme, metodi e contenuti differenti e complementari che diano ampio spazio all’apprendimento attivo e alle attività laboratoriali: dalla prevalenza degli atteggiamenti e degli aspetti dell’indagine e della scoperta per la scuola dell’infanzia e primaria, al progressivo grado di approfondimento e di problematizzazione dei contenuti per la scuola secondaria inferiore e superiore. Parallelamente si amplierà la quota di apprendimento da trarre dallo studio individuale in modo da rendere ogni allievo autonomo, capace di utilizzare i testi manualistici e storiografici e di redigere propri elaborati. Di conseguenza durante la scuola dell’infanzia e la scuola primaria gli allievi si impegneranno dapprima nella scoperta del mondo circostante e delle vicende personali e prossime per poi allargare progressivamente lo sguardo a contemplare, orizzonti e tempi sempre più ampi3: dalle fasi di popolamento del pianeta, all’individuazione dei quadri di civiltà, dalla comprensione dei principali processi di trasformazione al rilevamento degli esiti e delle impronte che hanno contribuito a modellare il mondo attuale. In sintesi durante la scuola dell’infanzia e quella primaria si sarà man mano appreso a:

  • riconoscere i rapporti di successione e di contemporaneità, durate, periodi, cicli temporali, mutamenti nelle esperienze vissute;
  • individuare le componenti significative dell’ambiente di vita, dedurre le relazioni tra gruppi umani e contesti ambientali con particolare attenzione al clima e ai suoi cambiamenti;
  • identificare e utilizzare le fonti per trarne conoscenze;
  • riconoscere le tracce storiche presenti sul territorio;
  • comprendere l’importanza del patrimonio artistico e culturale di cui si è depositari ed eredi;
  • usare la linea del tempo per organizzare informazioni e conoscenze e comprendere la soggettività delle periodizzazioni;
  • riconoscere costanti e variabili nei quadri economici, sociali e culturali delle societàrecenti e attuali;
  • organizzare le informazioni e le conoscenze, tematizzandole e usando le concettualizzazioni pertinenti;
  • comprendere i testi storiografici proposti, individuarne le caratteristiche e problematizzare i temi esposti;
  • usare carte geo-storiche, anche con l’ausilio di strumenti informatici;
  • esporre verbalmente gli esiti di ricerche; produrre testi, schemi cronologici e presentazioni grafiche anche con risorse digitali;
  • riconoscere le società e le culture che hanno caratterizzato la storia dell’umanità dal paleolitico al presente con particolare attenzione alle evoluzioni e agli aspetti della storia della propria comunità, di quella nazionale e di quella europea.

Nella scuola secondaria di primo e secondo grado si approfondiranno gradualmente le conoscenze acquisite in precedenza secondo focalizzazioni più dettagliate e puntuali, perseguendo la finalità generaleraggiungere capacità di orientamento nella complessità del mondo attuale:

  • comprendendo e valutando le questioni fondamentali e le loro prospettive;
  • essendo consapevoli della compresenza e delle irrinunciabili esigenze di convivenza e di dialogo di opinioni e culture diverse;
  • essendo in grado di formulare e verificare ipotesi sulla base delle informazioni e delle conoscenze acquisite e di argomentare su conoscenze e concetti appresi usando il linguaggio specifico della disciplina;
  • sapendo selezionare, organizzare e presentare le conoscenze acquisite con mappe, schemi, tabelle, grafici e risorse digitali;
  • ponendo in relazione la storia locale con quella nazionale, europea e mondiale dalla protostoria ai tempi recenti;
  • essendo consapevole del valore del patrimonio culturale locale e nazionale nel contesto di quello dell’umanità.

Per tutti i gradi scolastici è opportuno e utile prendere le mosse dalla rilevazione dei grandi esiti della storia, dei suoi periodi e delle sue civiltà. In tal modo si potrà tracciare un contesto ampio e una cornice sintetica da cui trarre le conoscenze basilari, i quadri generali e i fili conduttori principali che saranno messi a fuoco nei successivi approfondimenti.

In conclusione per la sua natura di insieme di eredità del passato che si manifestano nel presente, il patrimonio offre l’opportunità di aprire la scuola al suo contesto, coniugando lo spazio del suo territorio con il tempo che l’ha forgiato e rende possibili percorsi multidisciplinari a partire dall’interconnessione e dal reciproco sostegno nell’apprendimento della storia e della geografia. L’assunzione di consapevolezza sul valore dei suoi lasciti consente di attivare iniziative di partecipazione, come parlamenti e governi degli studenti, che riproducendo a scala ridotta le procedure di elezione, di delega e di deliberazione degli organi locali, nazionali ed europei, introducono all’adozione di concrete forme di responsabilità e di incidenza per la sua tutela e valorizzazione.

 

Bibliografia

  • F.F. Armesto, Esploratori. Dai popoli cacciatori alla civiltà globale, Milano 2008.
  • R. Aron, Lezioni sulla storia, Bologna 1997.
  • J. Assman, La memoria culturale, Torino 1997.
  • R. Balzani, Tutela del patrimonio, «politiche di bellezza» e identità nazionali fra Otto e Novecento: un confronto fra Italia e Francia, in Il patrimonio culturale in Francia, a cura di M.L. Catoni, Milano 2007.
  • S. Bann, The inventions of history. Essays on the representation of the past, Manchester-New York, 1990.
  • P. Bevilacqua, Sull’utilità dell’insegnamento della storia, Roma 2000.
  • M. Bloch, Apologia della storia, o mestiere di storico, Torino 1998.
  • B. Borghi, Educare alla cittadinanza attiva: una sfida per la scuola dell’infanzia tra formazione e buone pratiche, «Infanzia», 4/5 luglio-ottobre, 2014.
  • B. Borghi, Le fonti della storia tra ricerca e didattica, Bologna 2006.
  • B. Borghi, La Storia. Indagare, apprendere, comunicare, Bologna 2016.
  • B. Borghi, R. Dondarini, Luce sui secoli bui. Lo studio, l’insegnamento e l’apprendimento della storia medievale. Questione preliminari di metodo, Bologna 2017.
  • A. Bortolotti, M. Calidoni, M. Mascheroni, I. Mattozzi, Per l’educazione al patrimonio culturale. 22 tesi, Milano 2008.
  • F. Braudel, Storia, misura del mondo, Bologna 2002.
  • J.S. Bruner, La cultura dell’educazione: nuovi orizzonti per la scuola, Milano 2002.
  • A. Brusa, Il laboratorio storico, Firenze 1991.
  • P. Burke, Storia e teoria sociale, Bologna 1995.
  • P. Cammarosano, Guida allo studio della storia medievale, Roma-Bari 2004.
  • E.H. Carr, Sei lezioni sulla storia, Torino 1966.
  • L.L. Cavalli Sforza, P. Menozzi, A. Piazza, Storia e geografia dei geni umani, Milano 2000.
  • R. Cecchi, I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà, Milano 2007.
  • F. Chabod, Lezioni di metodo storico, Roma-Bari 1993.
  • K. Chamberlain, War and Cultural Heritage. An Analysis of the 1954 Convention, Leicester 2004.
  • I. Dagnini Brey, Salvate Venere. La storia sconosciuta dei soldati alleati che salvarono le opere d’arte italiane nella seconda guerra mondiale, Milano 2010.
  • P. Dahlgren, Media and Political Engagement: Citizens, Communication, and Democracy, New York  2009.
  • H. De Varine, Le radici del futuro. Il patrimonio culturale a servizio dello sviluppo locale, Bologna, 2005.
  • G. Deiana, Io penso che la storia ti piace. Proposte per la didattica della storia nella scuola che si rinnova, Milano 1997.
  • J. Dewey, Arte come esperienza, Firenze 1995.
  • J. Diamond, Armi, acciaio e malattie, Torino 2006.
  • M. Doglio, Media e scuola. Insegnare nell’epoca della comunicazione, Milano 2000.
  • R. Dondarini, L’albero del tempo. Motivazioni, metodi e tecniche per apprendere e insegnare la storia, Bologna 2007.
  • R. Dondarini, Per entrare nella Storia, Bologna 1999.
  • R. Dondarini, L. Guerra, Un patrimonio per il Patrimonio, in Un patrimonio di esperienze per la didattica del patrimonio, a cura di B. Borghi, Bologna 2008.
  • L’ecomuseo tra valori del territorio e patrimonio ambientale, a cura di D. Muscò, «Briciole» n°11-14, ottobre 2007.
  • Educare i giovani alla responsabilità. La politica come partecipazione, a cura di A. Rubini, Milano 2013.
  • Educare per una cittadinanza globale: costruire un mondo giusto a partire dalla scuola, a cura di M. Galiero, Bologna 2009.
  • Il faro dell’umanità. Jacques Le Goff e la storia, a cura di B. Borghi, Bologna 2016.
  • M. Ferro, J. Planchais, Les medias et l’histoire, Paris 1997.
  • F. Furet, Il laboratorio di storia, Milano 1985.
  • G. Giarrizzo, La scienza della storia: interpreti e problemi, Napoli 1999.
  • C. Ginzburg, Miti, emblemi, spie. Morfologia e storia, Torino 2000.
  • H. Girardet, Vedere, toccare, ascoltare. L’insegnamento della storia attraverso le fonti, Milano 2005.
  • S. Guarracino, Le età della storia. I concetti di antico, medievale, moderno e contemporaneo, Milano 2001.
  • J.P. Guèrin, Patrimoine, patrimonialisation, enjeux géographiques, inFaire la géographie sociale aujourd’hui, «Les Documents de la MRSH de Caen», n. 14, 2001.
  • E.J. Hobsbawm, Studi di storia del movimento operaio(1964), Torino 1972.
  • L’invenzione della tradizione, a cura di E.J. Hobsbawm e T. Ranger, Torino 2002.
  • Insegnare storia. Guida alla didattica del laboratorio storico, a cura di P. Bernardi, Bologna 2007.
  • G. Lefebvre, Riflessioni sulla storia, Roma 1976.
  • J. Le Goff, Storia e memoria, Torino 1982.
  • J. Le Goff, Una vita per la storia. Intervista con Marc Heurgon, Roma-Bari 1997.
  • G. Manzi, Il grande racconto dell’evoluzione umana, Bologna 2013.
  • J. Mathieu, L’institution patrimoniale. Le traitement du patrimoine urbain. Intégration, intégralité, intégrité, a cura di M.-C.Rocher, A. Ségal, Québec 1997.
  • I. Mattozzi, Che il piccolo storico sia! Un modello per la ricerca storico-didattica, «I viaggi di Erodoto», 1992, n.16, pp.170-180.
  • M. Mautone, M. Ronza, Patrimonio culturale e paesaggio. Un approccio di filiera per la progettualità territoriale, Roma 2010.
  • M. Meriggi, L. Di Fiore, World History. Le nuove rotte della storia, Roma-Bari 2011.
  • A. Momigliano, Problèmes d’historiographie ancienne et moderne, Paris 1983.
  • E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Milano 2001.
  • L. Mortari, Educare alla cittadinanza partecipata, Milano 2008.
  • S. Noiret, “Public History” e “storia pubblica” nella rete, «Ricerche storiche», XXXIX/ 2-3 (2009).
  • Novi Cives: cittadini dall’infanzia, a cura di B. Borghi, F.F. García Pérez, O. Moreno Fernández, Bologna 2015.
  • La nuova storia, a cura di J. Le Goff, Milano 1980.
  • P. Ortoleva, Cinema e storia. Scene dal passato, Torino 1991.
  • Il Paesaggio rurale: un approccio patrimoniale, a cura di M.C. Zerbi, Torino 2007.
  • Patrimoni culturali tra storia e futuro, a cura di B. Borghi e C. Venturoli, Bologna 2009.
  • Il patrimonio culturale e la sua pedagogia per l’Europa. Bilancio e prospettive, a cura di L. Branchesi, Roma 2006.
  • Il patrimonio culturale in Francia, a cura di M.L. Catoni, Milano 2007.
  • K. Pomian, Che cos’è la storia, Milano 2001.
  • M.M. Postan, Storia e scienze sociali. Scritti di metodo, Torino 1976.
  • M. Prieur, Landscape and social, economic, cultural and ecological approaches, in Landscape and sustainable development: challenges of the European Landscape Convention, Council of Europe, Strasbourg 2006.
  • The Public History Reader, a cura di H. Kean, P. Martin, New York 2013.
  • W. Ruddiman, L’aratro, la peste, il petrolio. L’impatto umano sul clima, Milano 2015.
  • F. Sayer, Public History, New York 2015.
  • Storia delle donne, a cura di G. Duby e M. Perrot, 4 voll., Milano 1993.
  • J. Topolski, Narrare la storia. Nuovi principi di metodologia storica, Milano 1997.
  • C. Tosco, I beni culturali. Storia, tutela e valorizzazione, Bologna 2014.
  • J. Tosh, S. Lang, The pursuit of history: aims, methods, and new directions in the study of modern history, Edinburgh 2006.
  • E. Turri, Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato, Padova 2006.
  • UNESCO, Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, 17 ottobre 2003.
  • G. Volpe, Patrimonio al futuro. Un manifesto per i beni culturali e il paesaggio, Milano 2016.
  • G. Wesley Johnson, The Origins of The Public Historianand the National Council on Public History, «The Public Historian», vol. 21, n. 3 (1999), pp. 167-79.
  • N. Zemon Davis, La storia delle donne in transizione: il caso europeo, in Altre storie. La critica femminista alla storia, a cura di P. Di Cori, Bologna 1996.

Note

1 Con queste finalità nel 2008 è stato istituito presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna il Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio (DiPaSt), sede e fulcro di raccordo nazionale e internazionale,che promuove innumerevoli attività presso le scuole di ogni ordine e grado, tra cui i “Parlamenti degli studenti” e la “Festa internazionale della Storia”.

2 Sulla base di quanto esposto in precedenza ad ogni ciclo di istruzione successivo alla scuola dell’infanzia si dovrebbe proporre l’intero arco evolutivo della storia, secondo formati, metodi e contenuti diversi e complementari che diano ampio spazio all’apprendimento attivo e alle attività laboratoriali. Tuttavia l’esigenza di mantenere una permeabilità continua tra le scuole impone di tener conto delle scansioni contenute nelle “Indicazioni nazionali” che raccomandano di suddividere il primo svolgimento dell’intero arco della storia in due segmenti: quello della scuola primaria, dalla protostoria alle origini del cristianesimo e quello della scuola secondaria di primo grado, dall’alto medioevo al presente. In un caso a o nell’altro alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria corrisponderà l’esplorazione del proprio territorio con l’individuazione e il riconoscimento dei suoi caratteri distintivi (ambientali, economico-produttivi, culturali).

3 Per questo delicatissimo passaggio dalle dimensioni prossime e percepibili della storia personale, familiare e comunitaria ai tempi remotissimi della preistoria e della protostoria può essere proficuo utilizzare la simulazione della “macchina del tempo”, un pretesto ludico molto coinvolgente che attiva gli scolari nella progettazione e nello svolgimento di viaggi immaginari ma rapportati alle esigenze di corrispondenza tra contesti, aspetti e condizioni da raggiungere e i loro ambiti cronologici. È comunque opportuno non abbandonare il percorso di ampliamento delle percezioni e degli interessi dalla sfera personale e quella locale.