«È l’Ade quel che ho visto?» Un archivio tra conservazione e riparazione: l’International Bomber Command Centre Digital Archive

1. L’International Bomber Command Centre

L’International Bomber Command Centre (d’ora in poi Ibcc)1 è stato istituito con la finalità di preservare la controversa memoria storica del Bomber Command della Royal Air Force (Raf) nell’ambito delle operazioni di bombardamento in Europa durante la Seconda guerra mondiale (1939-1945). L’Ibcc si trova a Lincoln, città capoluogo dell’omonima contea della Gran Bretagna, e fa capo al Lincolnshire Bomber Command Memorial Trust che comprende un museo e un archivio digitale gestito dalla University of Lincoln sulla base di un contratto di partenariato2.

L’iniziativa è stata avviata nel 2009 da Anthony James Longmore Worth, noto come Tony Worth, allora Lord Lieutenant del Lincolnshire3, per ricordare, onorare e celebrare quanti avevano prestato servizio nel Bomber Command nelle basi della contea del Lincolnshire, un’area così profondamente legata all’aviazione britannica da meritarsi l’appellativo di Bomber County. I contatti intrapresi nel 2012 da Worth con la University of Lincoln per seguire gli aspetti tecnico-scientifici ne hanno notevolmente esteso l’ambito, modificandone anche lo scopo iniziale. Nel progetto sono stati difatti inclusi, oltre al personale di volo, quanti avevano contribuito con diversi ruoli allo sforzo bellico (avieri, organico in ruoli di supporto, ausiliari, civili mobilitati ecc.) e la dimensione territoriale dal circoscritto livello di contea ha finito per abbracciare una prospettiva globale. La sfera di interesse si è infine allontanata dal tono nazionalistico e celebrativo per accogliere una dimensione problematica4.

Il Centro, collocato sulla collina di Canwick alla periferia di Lincoln, è stato inaugurato il 12 aprile 2018 in occasione del centesimo anniversario della Raf, mentre il suo archivio digitale è stato presentato ufficialmente il 6 settembre dello stesso anno5. L’intera iniziativa è stata realizzata grazie ad un cospicuo finanziamento dall’Heritage Lottery Fund, ora National Lottery Heritage Fund6.

 

2. L’Ibcc Digital Archive

Inizialmente l’obiettivo dell’International Bomber Command Center Digital Archive (d’ora in poi Ibccda) era quello di acquisire materiali inediti da digitalizzare e rendere disponibili per l’allestimento del Centro in previsione di un utilizzo interattivo e multimediale. L’archivio, dunque, è nato al servizio di un’esigenza sostanzialmente museotecnica e strumentale. La prima meta di 250 interviste accompagnate da qualche lettera, fotografia e altri oggetti fu notevolmente superata nel dicembre del 2019 quando, nel conteggio del materiale recuperato, le registrazioni audio e audio-video risultavano aumentate di cinque volte e gli item erano arrivati a 100.000 unità.

Le ragioni dell’interesse per questo progetto vanno ricercate nella natura di per sé problematica della guerra aerea. In Gran Bretagna la memoria dei reduci della Raf è stata volutamente segregata ai margini del discorso pubblico perché i bombardamenti a tappeto furono difficili da far rientrare nella meta-narrativa della «guerra giusta» combattuta con mezzi leciti, mentre i reduci si erano presentati come le principali vittime della guerra di bombardamento. Quest’ultima presa di posizione è incomprensibile e quasi provocatoria se vista dalla prospettiva dei bombardati, ma consegue al numero altissimo di perdite subite dagli aviatori (fig. 1) e da un riconoscimento pubblico mai compiuto, se non in forme imperfette e tardive. Come non rimanere colpiti dalla poesia «Kaleidoscope – The morning after» scritta dal tenente di volo della Raf Anthony Bertrand Joseph Bartlett, versi in cui emerge la sofferenza, il luttuoso senso di morte e l’estraniamento provato dall’autore dopo le operazioni di bombardamento: Next morning/ earth still revolving/ lights before the eyes;/ Fires burning in the mind,/ still fully clothed/ on the bed sprawled./ How did we return?/ Am I still alive?/ Was it Hades I watched?/ Can’t sleep…/ Breakfast in the Mess/ no-one speaks/ no-one smiles;/ Eight hours to forget/ another nightmare/ another night!/ Dear God – is this real?7.

Fig. 1. Una delle infografiche esposte al Centro. Si noti la percentuale delle perdite. (Operational training unit = scuola di volo per missioni operative).
Fig. 1. Una delle infografiche esposte al Centro. Si noti la percentuale delle perdite. (Operational training unit = scuola di volo per missioni operative).

Le testimonianze in cui affiora il senso di frustrazione conseguente alla sensazione di un’ingiustizia subita sono numerose. Si riporta qui di seguito parte di un’intervista piuttosto eloquente rilasciata dal testimone Ronald Davis. Linguaggio e tono sono rivelatori di un preciso stato d’animo:

But I was annoyed that Bomber Command was not recognised for what it did and it did a hell of a lot for Britain during a time when army, the years when the army was inactive until D-Day. I mean we were the only enemy that the enemy knew about. And I was very annoyed that Bomber Command was not recognised with a special award and that we who served in Bomber Command never had one single badge to show that we were Bomber Command. On the other hand Fighter Command never had one single badge to show it won the Battle of Britain. But those things should have been recognised. And personally I was distressed from day one that I mean, you know not distressed but I’m sorry that the service that we gave was not recognised in a better way than it was by just giving us a general service medal8.

La complessità delle esperienze umane e dei punti di vista nel corso dei conflitti bellici è difficilmente catalogabile. La lettera di Peter Lamprey in cui è descritto il bombardamento di Torino, ad esempio, può creare reazioni diverse secondo la prospettiva – quella di chi sganciava bombe o quella del bombardato – da cui è letta:

It was a pity the other boys went and done [sic] Rome. I should have enjoyed helping to put a few more ancient buildings in there. These Italian do’s are just what the doctor ordered – especially if you go in fairly late. We spent twelve minutes over Turin watching the place coming up piece by piece, a bit different to Gelsenkirchen that we bombed at 240mph and had three holes knocked in us inside two minutes. I’d rather do two Italian trips at ten hours a piece than one Happy Valley at five. The bloody Hun is too keen and he always seems to be peeved at something. If the silly bleeders only let us alone we could wipe the place out in a week and ten all of us could go to bed at night9

Simile alla precedente è la testimonianza di David Donaldson che descrivendo un’altra operazione su Torino, in particolare un attacco alle strutture della Fiat, ricorda: «There seemed to be acres of factory buildings. We almost wept afterwards because we hadn’t got any more bombs to give them»10. La memoria dei reduci della Raf per molti anni è stata conservata solo in contesti familiari o dalle associazioni combattentistiche, in funzione di un mito nazionale basato sulla lettura di una resistenza che si è conclusa con la vittoria su un nemico pericoloso per la stessa sopravvivenza del paese11. Non è un caso che il tema centrale di un recente lavoro di Fintal O’Toole sia incentrato sul mancato superamento da parte del Regno Unito del «trauma» di aver vinto la Seconda guerra mondiale12.

I civili soggetti ai bombardamenti, invece, non si sono uniformati alla narrazione storica del vincitore e ne hanno criticato la stessa moralità. In Germania si può parlare di rimozione, almeno fino a tempi recenti13, mentre in Italia il quadro è più eterogeneo per l’impossibilità di saldare l’immagine positiva dei liberatori con quella di responsabili di morte e distruzione14.

Un altro aspetto da considerare è lo squilibrio tra le diverse tipologie di memorie: il contributo di personale non britannico e il ruolo delle donne sono stati frequentemente distorti o misconosciuti. Uno sguardo anche sommario alla cospicua memorialistica difatti mostra un quadro ben definito perché spesso si tratta di storie di maschi, bianchi, raccontate in una cornice patriottica di eroismo virile e di nobile sacrificio. In deliberata opposizione allo scenario sopra delineato, l’Ibccda ha deciso di sanare tale lacuna accogliendo i documenti e le testimonianze sia di chi ha prestato servizio presso il Bomber Command ricoprendo vari ruoli, dall’equipaggio al personale di terra,  sia degli avversari sullo scacchiere europeo, del personale mobilitato nelle industrie aeronautiche, dei civili sopravvissuti ai bombardamenti… L’approccio profondamente inclusivo è stato adottato perché considerato il modo più adeguato per affrontare lo studio di un’eredità storica così controversa. In altri contesti non avrebbe trovato posto la storia di Vera Willis, ausiliaria dell’aeronautica con il ruolo di autista della Raf, direttamente coinvolta nelle operazioni militari del Bomber Command grazie alla sua passione per l’aeronautica e ad un innegabile spirito di avventura15. Con il suo servizio ha inoltre svolto un’importante funzione di collegamento tra i militari e le rispettive famiglie consegnando lettere o portandole in posta. La lunga intervista rilasciata il 28 agosto 2015 a Heather Hughes – docente di «Cultural Heritage Studies» al Dipartimento di marketing e turismo alla Lincoln International Business School e responsabile del progetto dell’International Bomber Command Centre Digital Archive – ha rivelato interessanti particolari sulle abitudini sociali in Gran Bretagna nel corso del conflitto bellico. Si tratta di una storia di emancipazione, di libertà e di decisioni coraggiose. Vera racconta così l’inizio della sua avventura: «So I made up my mind. I wrote and I went to Lincoln and I joined up»16. Le mansioni che le furono affidate non erano di certo più facili o meno faticose di quelle assegnate a uomini: «I worked ever so hard and I drove all night and I did all sorts of rescue things»17. La narrazione è intrisa di episodi eccezionali, colpi di scena e incontri singolari.   

I singoli fondi dell’archivio digitale contengono sia materiali strettamente personali come fotografie, lettere, cartoline, diari, memoriali, che documenti ufficiali, rimasti per i più svariati motivi in mano a privati. Uno spazio significativo è occupato dagli album – vere e proprie wunderkammer, stanze della memoria – creati in gran parte da reduci che, terminata la guerra, hanno sentito la necessità di celebrare il loro contributo attraverso un oggetto concreto e stilisticamente curato18. Spesso sono assemblaggi di documenti, foto, note manoscritte dal forte impatto estetico, ma che parallelamente offrono interessati e documentati spunti storici. È esplicativo il collage proposto nella figura 219. Su un foglio giallo sono stati incollati una carta geografica dell’Europa, sagome di aerei, sono state annotate le basi della Raf e le rotte con gli obiettivi dei bombardamenti in Francia, Germania, Polonia e Italia – sono ad esempio distintamente cerchiate Milano e Torino.

Fig. 2. Collage che riproduce le rotte dei bombardamenti in Europa tra il 1942 e il 1944.
Fig. 2. Collage che riproduce le rotte dei bombardamenti in Europa tra il 1942 e il 1944.

Alcuni dei materiali offerti all’archivio dell’Ibcc sono davvero commoventi. Porto l’esempio di un portafogli (fig. 3) al cui interno era conservata – macchiata di carburante e di fluido idraulico – la fotografia di una ragazza. L’oggetto fu recuperato tra gli effetti personali dell’equipaggio di uno Sterling precipitato a Normanton-on-Trent (Regno Unito) il 29 luglio 194420.

 

Fig. 3-4. Portafogli e foto recuperati dallo Stirling precipitato il 29.07.1944 a Normanton-on-Trent (Regno Unito).
Fig. 3-4. Portafogli e foto recuperati dallo Stirling precipitato il 29.07.1944 a Normanton-on-Trent (Regno Unito).

Un caso documentale, invece, che rientra nella tipologia dei documenti «ufficiali» conservati da privati è quello di una fotografia (fig. 5-6), scattata nel corso di un bombardamento sopra Milano nella zona tra “Piazza 5 giornate” e il mercato rionale, in cui sono stati ripresi gli spezzoni incendiari che cadono sulla città. La didascalia scritta a penna sulla foto è «Daylight on Milan» ([Bombardamento] diurno su Milano, trad. dell’Autrice)21.

 

Fig. 5-6. Fotografia su Milano con spezzoni incendiari (fronte e retro).
Fig. 5-6. Fotografia su Milano con spezzoni incendiari (fronte e retro).

 

3. La dimensione civile e sociale

Tra gli studiosi, l’interesse verso archivi come l’Ibccda è recentemente molto cresciuto grazie alla loro innata capacità di proporre punti di osservazione inediti che permettono di completare e accrescere quanto ricavato dalle più tradizionali fonti istituzionali. Queste ultime offrono dati scrupolosi per la storia militare o amministrativa, ma sono generalmente disinteressate alla dimensione umana del privato. Il materiale raccolto dall’Ibccda permette, invece, di tracciare collegamenti su scala globale, includendo interpretazioni anche incompatibili, legate unicamente dal filo rosso di una guerra che ha causato innumerevoli lutti e distruzioni incalcolabili, seguendo l’assunto che non tutto ciò che è stato fatto per abbattere il nazismo e il fascismo sia giustificabile o difendibile. La guerra aerea inoltre è proposta come un’esperienza di violenza in cui perdita, dolore e lutto sono condivisi a livello universale. Molti dei documenti recuperati si aprono a prospettive originali, intime e individuali. Ne sono un esempio le «ultime lettere» degli aviatori, missive sigillate e consegnate a mogli, madri o fidanzate da aprire solo in caso di morte. Scrive George Wilson il 17 gennaio 1943: «I wouldn’t wish you to stay single darling, there is no reason why you should not marry again, you will still be young and beautiful. […] Cheerio my darling keep smiling I did love you even ad I do in death»22. George fu dato per disperso il 12 maggio 1944 e il suo corpo non fu mai trovato. La moglie seguì le sue indicazioni e si risposò. Il carteggio è stato condiviso con l’Ibccda dai figli del secondo matrimonio. Altri esempi di materiali inconsueti, se accostati alla storia militare, sono le composizioni poetiche, di cui ho già riportato un esempio. Betty Baldock iniziò a collaborare con la Raf come operatrice radio in seguito alla morte del fidanzato nel corso di una missione di bombardamento nel 1942. I suoi versi ricordano l’esatto momento in cui ha appreso la notizia luttuosa: «He was twenty-two I was seventeen/ I thought he was lovely &/ he seemed very keen// But ho was a bomber pilot/ didn’t stand a chance/ when singled out by fighters/ shot down over France// That evening, as usual, I waited/ his friend came instead/ I sobbed as he told me/ my lovely friend was dead»23.

L’interpretazione di questa documentazione va, quindi, traslata da una prospettiva filosofica fondata sull’utilitarismo – un’azione è giustificabile se provvede al massimo bene per il maggior numero di esseri viventi – a una di tipo deontologico legata all’esplorazione dei limiti della violenza di guerra, della tecnologia impiegata a fini distruttivi e della proporzionalità della risposta24.

Un archivio digitale di questo tipo, secondo l’approccio classico dei progetti di digitalizzazione25, permette quindi di unire in un unico ambiente archivistico documenti che originariamente non sono stati creati per essere confrontati tra loro o per essere letti da terzi, di renderli disponibili a distanza e accessibili anche se custoditi da privati. Un altro aspetto interessante da rilevare è quello dell’operazione conservativa di materiale ad alto rischio di dispersione. Il progetto si colloca, quindi, nell’intersezione tra archivistica e collettività con un’iniziativa che tenta sia di riparare un torto percepito, un tributo post factum, sia di plasmare una memoria pubblica collocandola, ad esempio, in un progetto più vasto, mostrandone la dimensione multiforme e problematica. Si tratta di un procedere di tipo «politico» nel senso ampio del termine, in altre parole dello sforzo di stimolare un cambiamento nella società e nei suoi modelli di autorappresentazione26.


Note

1 Se non diversamente indicato, le informazioni storiche sono state estrapolate dagli articoli Monica Emmanuelli ˗ Alessandro Pesaro, La guerra di bombardamento in Friuli nelle fonti dell’International Bomber Command Centre Digital Archive. Temi di ricerca e problemi aperti, «Storia contemporanea in Friuli», 48 (2018), p. 223-232; Alessandro Pesaro, 1939-1945, i bombardamenti in Friuli Venezia Giulia. Fonti inedite da un archivio digitale britannico, «Rassegna tecnica del Friuli Venezia Giulia», n.s., 70 (2019), n. 372, p. 20-23 e dal sito International Bomber Command Centre, A story of discovery, education and remembrance, <https://internationalbcc.co.uk/history-archive/digital-archive/>, ultima consultazione: 04.03.2020. Il presente lavoro sviluppa alcuni paragrafi della tesi conclusiva del Master in “Formazione, Gestione, Conservazione di Archivi Digitali in ambito pubblico e privato”, XII edizione, dell’Università di Macerata, presentata dall’Autrice (2020). Il materiale iconografico è stato gentilmente concesso dall’Ibcc. Vorrei esprimere la mia riconoscenza al gruppo di lavoro dell’International Bomber Command Digital Archive (Heather Hughes, Dan Ellin, Alessandro Pesaro e Robin Evans) per aver condiviso materiale ad uso interno e contribuito con utili suggerimenti e correzioni.

2 Nell’immagine di apertura è raffigurato l’International Bomber Command Centre.

3 Il lord luogotenente è un rappresentante del monarca, solitamente in una contea o in una circoscrizione territoriale simile, con compiti principalmente cerimoniali.

4 I commenti condivisi on line dai visitatori fanno supporre che il messaggio sia stato recepito. Ne riportiamo due esempi: «Wow… As ex RAF I thought this was going to be the usual military style exhibition and memorial. How wrong can you be. The exhibition area was well laid out and very informative. Very poignant and thought provoking, even though I knew a bit about bomber command I still learnt a lot. The personal stories were very humbling» (Agosto 2018). «Wow… Come ex militare della RAF pensavo che sarebbe stata la solita mostra e il solito memoriale in stile militare. Quanto ci si può sbagliare. L’area espositiva era ben organizzata e spiegata molto bene. Molto toccante e suggestiva, anche se conoscevo già qualcosa del Bomber Command, ho imparato ancora molto. Le storie personali ispirano umiltà» (trad. a cura dell’Autrice). «The exhibition is… a must-see… well-balanced, looking at all sides of bombing in warfare… There is no glorification of warfare here, yes there is acknowledgement of bravery but only in the context of the times there is much effort put into presenting the human stories. The brief of ‘Remembrance, Recognition, Reconciliation’ has been adhered to wonderfully» (Agosto 2019). «La mostra è… assolutamente da vedere… equilibrata, trattando tutti gli aspetti dei bombardamenti in guerra… Non c’è una mistificazione della guerra, sì, c’è il riconoscimento del coraggio, ma solo contestualizzato nel tempo c’è più lo sforzo di presentare storie umane. Il motto di “Memoria, Riconoscimento, Riconciliazione” è stato superbamente rispettato» (trad. a cura dell’Autrice). Si possono leggere qui: <https://www.tripadvisor.co.uk/Attraction_Review-g186336-d12284041-Reviews-International_Bomber_Command_Centre-Lincoln_Lincolnshire_England.html>, ultima consultazione: 20.01.2020.

5 International Bomber Command Centre, A story of discovery, education and remembrance, <https://internationalbcc.co.uk/history-archive/digital-archive/>, ultima consultazione: 20.01.2020.

6 Alessandro Pesaro, comunicazione personale, gennaio 2020.

7 «La mattina dopo/ la terra gira ancora/ luci davanti agli occhi; fuochi che bruciano nella mente,/ ancora completamente vestito/ disteso sul letto/ Come siamo [riusciti] a tornare?/ Sono ancora vivo?/ È l’Ade quel che ho visto?/ Non riesco a dormire…/ Colazione alla mensa / nessuno parla/ nessuno sorride;/ Otto ore da dimenticare/ un altro incubo/ un’altra notte!/ Oh Dio, ma tutto questo è vero?» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/890>, ultima consultazione: 04.03.2020.

8 «Mi è scocciato che il Bomber Command non abbia avuto il riconoscimento per quel che ha fatto. Ha fatto davvero un sacco quando l’esercito se ne stava a non far nulla prima dello sbarco in Normandia. Sicuro: noi eravamo il solo avversario con il quale il nemico dovesse misurarsi. E mi è proprio scocciato che il Bomber Command non avesse una decorazione specifica per mostrare che noi siamo stati nel Bomber Command. D’altra parte, nemmeno il Fighter Command ha mai avuto una singola medaglia per aver vinto la battaglia d’Inghilterra. Queste cose devono essere riconosciute. E, per quel che mi riguarda, questo mi ha fatto male fin dall’inizio. Oddio, non proprio ferito, ma di certo per quel che abbiamo dato avremmo dovuto ricevere ben altro che una medaglia generica di servizio» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/items/show/10775>, ultima consultazione: 21.01.2020.

9 «È stato un peccato che gli altri ragazzi siano andati a bombardare Roma. Mi sarebbe piaciuto aiutarli a tirar giù alcuni edifici antichi. Questi italiani fanno quel che gli dice il medico [scil.: stanno a letto] – soprattutto se gli si capita abbastanza tardi. Abbiamo trascorso dodici minuti sopra Torino guardandola saltare per aria pezzo per pezzo, un po’ diverso da Gelsenkirchen che abbiamo bombardato a 240 miglia all’ora incassando tre colpi in due minuti. Preferirei fare due viaggi sull’Italia a dieci ore per volta al posto di uno sulla Happy Valley [scil.: La zona della Rhur] a cinque. Il maledetto crucco prende le cose con troppa passione e sembra sempre irritato da qualcosa. Se quei patetici sciocchini ci lasciassero fare, in una settimana potremmo spazzare via il posto e dieci di noi potrebbero andare a letto la sera» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/items/show/6540>, ultima consultazione: 04.03.2020.

10 «Sembrava che ci fossero acri e acri di edifici industriali. Abbiamo quasi pianto in seguito perché non avevamo più bombe da sganciare» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/16151>, ultima consultazione: 04.03.2020.

11 Andrew Knapp, The Horror and the Glory: Bomber Command in British Memories Since 1945, Paris, SciencesPo, 2016 (Mass Violence and Resistance Research Network); disponibile all’indirizzo: SciencesPo, <http://www.sciencespo.fr/mass-violence-war-massacre-resistance/en/document/horror-and-glory-bomber-command-british-memories-1945>, ultima consultazione: 20.01.2020.

12 Fintal O’Toole, Heroic Failure: Brexit and the Politics of Pain, London, Apollo Books, 2018.

13 Punto di svolta nella storiografia è il lavoro di Jörg Friedrich, The fire. The bombing of Germany, 1940-1945, New York, Columbia University Press, 2006.

14 Un’introduzione al problema in Gabriella Gribaudi, Le memorie plurali e il racconto pubblico della guerra. Il ruolo delle fonti orali nella riflessione storiografica sul secondo conflitto mondiale, «Italia contemporanea», 257 (2014), p. 217-249; si rinvia anche a: Alessandro Portelli ˗ Ronald J. Grele, Storie orali. Racconto, immaginazione, dialogo, Roma, Donzelli, 2017, p. 200-201: «Da questa contraddizione deriva una memoria problematica e internamente divisa: come si fa a tenere assieme la gratitudine ai liberatori con la memoria del fatto che sono stati loro a distruggerti la casa, a ucciderti i familiari? Qui dunque diventa necessario sopprimere alcune memorie, che sono incompatibili con altre più accettabili e autorizzate. Così la domanda “chi era che bombardava?” si scontra spesso con inattese afasie, silenzi, contraddizioni: molti ricordano la guerra come una fatalità astratta, più d’uno, con un sorprendente cortocircuito della memoria, arriva a credere che i bombardamenti furono opera del male assoluto, cioè dei nazisti».

15 International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/8810>, ultima consultazione: 04.03.2020.

16 «Così ho deciso. Ho scritto, sono andata a Lincoln e mi sono arruolata» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/8810>, ultima consultazione: 04.03.2020.

17 «E ho lavorato così duramente e ho guidato tutta la notte e fatto ogni sorta di salvataggio» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/8810>, ultima consultazione: 04.03.2020.

18 Sarah de Nardi, An embodied approach to Second World War storytelling mementoes: Probing beyond the archival into the corporeality of memories of the resistance, «Journal of Material Culture», 19 (2014), n. 4, p. 443-464.

19 International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/17825>, ultima consultazione: 04.03.2020.

20 International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/2494>, ultima consultazione: 04.03.2020.

21 International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/17717>, ultima consultazione: 04.03.2020.

22 «[Se non dovessi tornare] non vorrei che tu rimanessi da sola, amore non c’è ragione affinché tu non ti debba risposare, sarai ancora giovane e bella […] Ciao amore, non smettere di sorridere. Ti amo dopo la morte come ti ho amato in vita» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://Ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/1227>, ultima consultazione: 21.01.2020.

23 «Aveva ventidue anni, avevo diciassette anni/ pensavo che fosse adorabile e/ lui mi sembrava preso [da me] // Ma era un pilota di bombardieri/ la fortuna gli ha voltato le spalle/ preso sotto dalla caccia/ abbattuto sulla Francia// Quella sera, come al solito, ho aspettato/ [ma] al suo posto venne un amico/ ho singhiozzato quando mi ha detto/ che il mio amato era morto» (trad. a cura dell’Autrice), in International Bomber Command Centre, Digital archive, <https://ibccdigitalarchive.lincoln.ac.uk/omeka/collections/document/1273>, ultima consultazione: 04.03.2020.

24 Vale la pena di ricordare che l’argomento utilitaristico ha giustificato la guerra di bombardamento secondo l’assunto che un numero elevato di vittime serve a prevenire un maggiore disastro, ad esempio nel caso di una liberazione dell’Europa condotta solo mediante una campagna terrestre. Argomentazioni simili sono state avanzate per l’impiego della bomba atomica sul Giappone.

25 Bart Ooghe ˗ Dries Moreels, Analysing Selection for Digitisation. Current Practices and Common Incentives, «D-Lib Magazine», 15 (2009), n. 9-10, <http://www.dlib.org/dlib/september09/ooghe/09ooghe.html>, ultima consultazione: 20.01.2020.

26 Il problema è stato rilevato da Howard Zinn, Secrecy, Archives, and the Public Interest, «Midwestern Archivist», 2 (1977), n. 2, p. 14-26. Una sintesi è quella di Terry Cook, What is Past is Prologue: A History of Archival Ideas Since 1898, and the Future Paradigm Shift, «Archivaria», 43 (1997), p. 17-63. Il dibattito nell’archivistica di tradizione anglosassone si è spinto a teorizzare il ruolo dell’archivista-attivista, la cui mansione principale è la tutela delle identità culturali delle comunità di riferimento, anche con azioni tese alla riparazione di torti subiti. L’idea appare plausibile dove vi sia un’evidente forma di giustizia negata, meno convincente nelle circostanze dell’Ibcc, dove il dibattito si fonda su interpretazioni opposte dello stesso evento che hanno in linea di principio pretese di validità mutualmente esclusive (eroi/vittime, liberatori/carnefici).