L’economia solidale: da visione a progetto

Per una lettura contemporanea dell’economia solidale occorre inquadrare, preliminarmente, i cambiamenti epocali della società odierna. Le mutazioni traumatiche che si sono generate in Italia negli anni della Grande Crisi (2008-2014) – esito diretto della crisi finanziaria internazionale del 2007 – hanno attraversato, in profondità, i sistemi territoriali. Nello stesso tempo la decostruzione delle relazioni economiche, sociali e culturali, determinata dall’evoluzione digitale della società, ha ulteriormente accelerato un radicale cambiamento di contesto.

In Europa, come in Italia, il primo ventennio del nuovo secolo si caratterizza per una nuova dimensione dei processi migratori, tanto interni quanto internazionali, che delinea nel futuro prossimo un riassetto culturale e antropologico del tessuto socio-economico. A livello globale, il XXI secolo si annuncia come il secolo urbano. La popolazione delle città supera, per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione rurale. Gli effetti di questo processo inarrestabile di urbanizzazione sono molteplici, ed in buona parte ancora in corso di definizione. L’economia urbana consolida la propria egemonia rispetto all’economia rurale, accentuando lo squilibrio sociale ed economico delle relazioni tra la città e la campagna.

In questo scenario di contesto l’economia solidale attraversa una profonda e radicale trasformazione, con l’emergere di una nuova e crescente dimensione politica del consumatore1. Un mutamento che, dopo essersi consolidato nei territori e nelle comunità locali, giunge ad essere riconosciuto anche dalle istituzioni in ambito nazionale, come mostra la Legge finanziaria 20082, dove si definisce e disciplina la realtà dei Gruppi di acquisto solidale (GAS), ovvero quelle forme associative senza finalità di lucro che, dalla fine degli anni ’90, sono sorte in varie città italiane per organizzare, promuovere e consolidare attività di acquisto e distribuzione collettiva di beni.

Tuttavia, pur nella sua fase di espansione politica e culturale, il consumo critico, etico, responsabile e consapevole non è stato immune dagli effetti della Grande Crisi. L’impatto profondo, nel sistema produttivo e sociale italiano, della doppia recessione economica (2008-2009, 2011-2013), la crescente disoccupazione e insicurezza sociale, la polarizzazione estrema dei redditi delle famiglie, determinano un arretramento di queste prassi di consumo, con un impatto negativo per diverse realtà produttive e aggregative sorte all’interno di tale progettualità. Gli stessi Gruppi di acquisto solidale registrano una regressione sociale e culturale, divenendo in taluni casi gate-community culturali sostanzialmente distanti dai principi e valori fondativi della fine degli anni ’90, sino a confluire in quelle che si potrebbero definire pure e semplici prassi identitarie della cultura hipster, in particolare nelle grandi città italiane.

 

1. La legge regionale 19/2014 dell’Emilia-Romagna

Nel 2011 si registra la prima, forte connessione tra territori, realtà organizzate dell’economia solidale e istituzioni. In Emilia-Romagna viene depositata, in Assemblea Legislativa regionale, una proposta di legge promossa da alcuni consiglieri regionali3 e finalizzata a supportare i gruppi di acquisto solidale presenti nel territorio. È il punto di partenza di un confronto aperto, durato tre anni, che coinvolge – insieme alle istituzioni regionali – oltre 70 realtà protagoniste dell’economia solidale in Emilia-Romagna, sviluppandosi attraverso tavoli di lavoro tematici, promossi dal Coordinamento regionale economia solidale Emilia-Romagna (CRESER), e relativi ai beni comuni, le reti territoriali di economia solidale, la sovranità alimentare, la finanza etica, mutualistica e solidale, l’abitare solidale.

Dalla proposta di legge nata in sede istituzionale ordinaria, si giunge così, nel 2013, attraverso un lavoro diffuso, a una nuova, organica proposta condivisa, che viene approvata in sede di Assemblea Legislativa nel 2014, nell’ultima seduta della IX legislatura. È la prima legge regionale, per l’Italia, che considera l’economia solidale come sistema di relazioni economiche e sociali finalizzato a coniugare sviluppo con equità, occupazione con solidarietà, risparmio con qualità, riconoscendo, valorizzando e sostenendo le aggregazioni di cittadini e operatori economici nati per promuovere questa cultura e queste prassi: le Reti di economia solidale (RES), i Distretti di economia solidale (DES), i Gruppi di acquisto solidale (GAS).

Il Distretto di economia solidale, in particolare, è il principio attivo per la diffusione territoriale dell’economia solidale. Si tratta di un soggetto associativo, giuridicamente costituito, che rappresenta, nelle singole comunità locali, l’insieme delle realtà attive nella diffusione dell’economia solidale e del consumo critico. Il DES è una rete plurale che accoglie soggetti economici e non economici, come gruppi informali, associazioni, imprese, artigiani, professionisti, cooperative sociali, istituzioni pubbliche, soggetti di finanza etica, mutualistica e solidale accomunati da obiettivi, criteri e modalità di lavoro. Prefigura un sistema di organizzazione sociale ed economica, su base territoriale, nel quale la relazione fiduciaria è al primo posto rispetto al profitto, e all’individualismo si contrappone un approccio basato sulla gratuità, sulla condivisione.

Il riconoscimento istituzionale derivato dalla Legge regionale 19/2014 determina, nelle realtà dell’economia solidale, un mutamento radicale della prospettiva politica, che da “visione” si posiziona verso l’azione, supera l’antagonismo e diviene processo responsabile e condiviso di innovazione e cogenerazione economica e sociale su base territoriale. Il quadro di cambiamento e innovazione giuridica introdotto da questo provvedimento non è isolato e casuale. Se in ambito europeo, contestualmente, la Francia adotta la legge nazionale per l’economia solidale, in ambito nazionale gli anni successivi si caratterizzano per il percorso legislativo che porta, nel 2017, a una profonda riforma del Terzo settore, in cui viene riconosciuta e disciplinata una nuova forma organizzativa di tipo economico, imprenditoriale e sociale: l’impresa sociale.

 

2. I principi, gli obiettivi e gli strumenti

L’economia solidale è un agente di cambiamento. Intende tutelare e incrementare la sostenibilità sociale ed ecologica dei sistemi economico-produttivi, generare democrazia economica, creare regole e limiti al ruolo del mercato, promuovere i beni comuni. Se nelle relazioni sociali ed economiche, essa tutela il lavoro, non solo come processo economico-produttivo, ma anche sociale e culturale, salvaguardandone conoscenze, competenze e abilità, nell’organizzazione sociale è finalizzata al bien-vivre di tutti, si fonda su relazioni e modelli collaborativi, si sviluppa attraverso reti di prossimità, territoriali, regionali e nazionali.

Si delinea così un primo abecedario dell’economia solidale: senso del limite, umano e naturale, partecipazione democratica, equità e reciprocità, trasparenza, innovazione dei modelli relazionali, sostegno all’economia locale e rapporto attivo con il territorio, buona occupazione, eco-compatibilità, consumo critico, consapevole e responsabile. Tutte queste divengono parole-chiave del modello attuativo dell’economia solidale, il quale richiede anche specifici strumenti partecipativi, fondati su processi di dialogo e progettazione territoriale, come quelli riconosciuti dalle Legge regionale 19/2014: il Forum regionale dell’economia solidale, il Tavolo regionale per l’economia solidale, l’Osservatorio regionale dell’economia solidale 4.

 

3. Le potenzialità per i territori e gli Enti Locali

Se la Legge regionale 19/2014 rappresenta la messa a sistema di progetti, azioni e linee strategiche, il piano attuativo su scala territoriale locale è la nuova dimensione da esplorare e consolidare. La legge consegna alla Regione Emilia-Romagna e agli attori dell’economia solidale nuove opportunità di sviluppo e collaborazione con gli Enti Locali.

La creazione di Centri per l’economia solidale, attraverso la concessione di spazi a titolo non oneroso, rappresenta una rilevante opportunità per agevolare relazioni territoriali, su base locale, tra produzione e consumo. La diffusione di mercati contadini e spacci dedicati, l’utilizzo di prodotti dell’agricoltura contadina di prossimità nella ristorazione collettiva, pubblica e commerciale, l’innovazione nel settore della sovranità alimentare, il sostegno all’accesso alla terra, alle produzioni artigianali e alle prestazioni di servizi, così come la diffusione di Sistemi locali di garanzia partecipata, basati su fiducia e trasparenza, su reti e scambio di conoscenze, la definizione di bandi territoriali per progetti di cohousing e abitare solidale, la strutturazione di percorsi di turismo responsabile, ecologico, culturale, naturalistico5, rappresentano alcuni tra i principali assi e strumenti di sviluppo e consolidamento dell’economia solidale nelle aree urbane e rurali dell’Emilia-Romagna.

Nel settore finanziario lo sviluppo di strumenti finanziari “dal basso”, la realizzazione di una politica fiscale che agevoli le realtà di micro-credito ispirate ai principi di finanza etica, mutualistica e solidale, la creazione di un Fondo regionale per le realtà di finanza etica destinato all’abbattimento degli interessi passivi sui prestiti concessi a esperienze di economia solidale, la promozione, diffusione e utilizzo di strumenti di scambio non monetari, l’avvio di un confronto e dibattito sulle monete complementari6, rappresentano azioni e strumenti innovativi funzionali al consolidamento del modello di economia solidale su base territoriale locale.

Le politiche urbane e rurali degli Enti Locali possono quindi assumere all’abaco delle opportunità offerte dal modello dell’economia solidale per integrare, potenziare, rigenerare gli indirizzi politico-strategici delle Amministrazioni locali, in un quadro sociale, economico e culturale dei territori mutato radicalmente dopo la Grande Crisi. Si definisce, così, una delega primaria alle istituzioni e agli attori dell’economia solidale, per ripensare, rigenerare e ricostruire, in forma attiva, partecipata, cooperativa e competente, il futuro prossimo dei territori locali come comunità di destino.

 

4. Un caso di studio: Reggio Emilia  

Nel 2014, a Reggio Emilia prende avvio, contestualmente all’approvazione della L.R. 19/2014, la prima esperienza politico-amministrativa di un Ente locale nell’ambito dell’economia solidale, nel tentativo di rielaborare, in chiave contemporanea, il pensiero di Camillo Prampolini e le politiche urbane riformiste che caratterizzarono il Comune di Reggio Emilia tra Otto e Novecento.

Dopo aver definito e attribuito la delega all’economia solidale e configurato all’interno dell’area amministrativa “Competitività ed Innovazione sociale” un servizio strategico integrato dedicato alle “Politiche per l’economia solidale, housing sociale e intercultura”, l’Amministrazione locale ha favorito lo sviluppo di nuove politiche urbane che, consolidandosi attraverso propri strumenti di programmazione e gestione, si muovono in diversi ambiti applicativi definiti dalla L.R. 19/2014: dal settore dei beni comuni e dei servizi collettivi, all’abitare solidale, fino all’avvio del primo Centro di economia solidale in Emilia-Romagna.

Nel marzo 2016 il Comune di Reggio Emilia e le Ferrovie Emilia-Romagna sottoscrivono l’Accordo di programma quadro per la realizzazione di un progetto per il riuso, la valorizzazione e la rigenerazione sociale del patrimonio immobiliare gestito da Ferrovie Emilia-Romagna a Reggio Emilia, ispirato alla promozione e sostegno dello sviluppo dell’economia solidale e dei suoi principi base, in coerenza con la L.R. 19/2014.

Hanno così avvio due differenti progetti-pilota. Il primo, nel quartiere popolare Gardenia, presso la Stazione ferroviaria S. Stefano, dove si insediano il Centro provinciale di Servizi per il Volontariato DarVoce e l’Emporio solidale Dora, progetto integrato e di prossimità, basato sul recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari, finalizzato all’inclusione sociale ed economica di famiglie in condizione di povertà relativa. Il secondo, presso la Stazione ferroviaria S. Croce, vede lo sviluppo, da parte dell’Associazione Città Migrante, di un progetto integrato destinato all’abitare solidale per cittadini migranti e all’offerta di servizi collettivi per la comunità: corsi di lingua italiana per cittadini stranieri e attività artigianale di ciclo-officina.

Nel dicembre 2016 è promossa una manifestazione di interesse per la gestione, nella zona Stazione della città, di un Incubatore di economia solidale (IES) in ambito urbano. IES è un luogo dove si sviluppa inclusione, coesione e innovazione sociale, si promuove l’economia solidale come modello economico, sociale e ambientale, si attivano progetti e si creano opportunità per reti e/o partenariati solidali sia a scala di quartiere che di città. 
Infine, nel 2017, l’Amministrazione comunale promuove l’Agenzia urbana per l’Abitare solidale, con l’obiettivo di incrociare la domanda e l’offerta di abitazioni in affitto a canone sostenibile, per persone in condizioni di disagio abitativo temporaneo. Il Comune di Reggio Emilia assume il ruolo di garante nel rapporto proprietario/locatario, supportando le parti con eventuali contributi, agevolazioni e azioni di mediazione sociale.

 

5. Prospettive future

Parafrasando Gianni Rodari, l’economia solidale è un posto dove ci piove dentro7. In Emilia-Romagna, dal 2014, gli Enti Locali, in particolare nei comuni capoluoghi di provincia, dimostrano interesse politico e amministrativo verso la Legge regionale 19/2014. Al Comune di Reggio Emilia, con la delega attribuita al Vicesindaco e Assessore al Welfare, segue nel 2015 Ferrara, dove la delega all’economia solidale è attribuita all’Assessore al Bilancio e dove nel 2017 la nuova Amministrazione comunale attribuisce all’Assessore al Welfare la delega ai progetti solidali.

Parallelamente, in ambito nazionale, si assiste a una estensione legislativa ispirata dalla Legge dell’Emilia-Romagna. Nel 2015 la Regione Abruzzo elabora una propria proposta di Legge regionale n.125/2015 PdL n. 125/2015 “Norme per il sostegno dei Gruppi di acquisto solidale (GAS) per la promozione dei prodotti agricoli da filiera corta, a chilometri zero, di qualità, delle Reti di economia solidale (RES) e dei Distretti di economia solidale (DES)”, mentre la Regione Friuli Venezia Giulia approva la L.R. 23 marzo 2017 n.4 “Norme per la valorizzazione e la promozione dell’economia solidale”. Un processo di espansione politico-istituzionale che si consolida gradualmente, la cui prospettiva futura è la possibile definizione di una prossima, auspicata, legge organica nazionale.

Il campo di gioco dell’economia solidale è quindi vasto, in particolare a livello urbano: i quartieri, il sistema produttivo, i luoghi e le organizzazioni del lavoro, le nuove comunità interculturali, le scuole e l’università, rappresentano alcuni tra i principali luoghi di una sua futura geografia politica e sociale. In questo nuovo secolo, nel secolo urbano, il genius loci delle economie e delle comunità territoriali locali può essere così il principale protagonista, trovando, nel modello dell’economia solidale, inattese quanto nuove opportunità per ricomporre, insieme, un futuro prossimo comune, coeso, inclusivo, responsabile, sostenibile.


Note

1 Nel 1995, Ferruccio Gesualdi pubblica La Guida al Consumo Critico, del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (Firenze, EMI e Ponte delle Grazie), dove introduce, attraverso una lettura critica del luogo del consumo quotidiano, il supermercato, un caposaldo alternativo nel processo di acquisto e consumo di beni e servizi: “l’atteggiamento di scelta permanente che si attua su tutto ciò che compriamo ogni volta che andiamo a fare la spesa”. Il consumo critico introduce così la scelta dei beni e dei servizi, non solo focalizzata sullo standard di mercato del rapporto qualità/prezzo, ma anche, se non soprattutto, su elementi di tipo socio-culturale connessi alla filiera del processo produttivo. Nei dieci anni successivi, il pensiero del consumo critico evolve ulteriormente. Si valutano tutte le caratteristiche del bene prodotto: il consumo diventa responsabile. La coniugazione di critica e responsabilità nel consumo consolida una consapevolezza alternativa nell’acquirente di beni e servizi: da consumatore a consumattore.

2 Legge 24 dicembre 2007, n. 244, art. 1, commi 266 e 267.

3 Regione Emilia-Romagna, Progetto di Legge n.1282 del 7 aprile 2011 – Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri Naldi e Meo: Norme per il sostegno dei Gruppi d’acquisto solidale (GAS) e per la promozione dei prodotti agroalimentari  a chilometri zero, da filiera corta, biologici e solidali; su iniziativa dei Consiglieri regionali: Gianguido Naldi, Gabriella Meo (Gruppo Sinistra Ecologia e Libertà – Verdi), Thomas Casadei, Gabrielle Ferrari, Beppe Pagani (Gruppo Partito Democratico), Giovanni Favia (Movimento 5 Stelle).

4 Il Forum regionale dell’economia solidale, presieduto dall’Assessore regionale titolare della delega all’economia solidale, è il luogo istituzionale di confronto, elaborazione, sviluppo e definizione delle linee strategiche propedeutiche ai programmi attuativi. Il Tavolo regionale, anch’esso presieduto dall’Assessore, accoglie e vede protagonisti i rappresentanti dei soggetti dell’economia solidale designati dal Forum e dai funzionari degli uffici tecnici regionali competenti nell’ambito delle materie di volta in volta affrontate. All’Osservatorio regionale, organo istituzionale di tipo consultivo, è invece demandata l’azione di verifica e monitoraggio, attraverso analisi e rapporti annuali, supportati da indicatori di benessere, equità e solidarietà, anche in coerenza con gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) individuati da Istat e CNEL, funzionali alla relazione sullo stato d’attuazione e sull’efficacia della legge, che la Giunta regionale presenta, ogni due anni, alla Commissione competente dell’Assemblea Legislativa regionale.

5 Relazione al testo di Legge Regionale n.19/2014.

6 Ibidem.

7 Gianni Rodari, La grammatica della fantasia, Torino, Einaudi, 1973.