Strade e memoria pubblica. La toponomastica a Reggio Emilia tra public history e memory studies

Streets and public memory. Toponymy in Reggio Emilia between public history and memory studies

In apertura: intitolazione via Digione a Reggio Emilia, 1960 (Fototeca Biblioteca Panizzi).

1. Premessa

La storia della denominazione di strade e piazze (la toponomastica o più precisamente l’odonomastica) rappresenta negli ultimi anni un terreno di ricerca aperto alle suggestioni storiografiche più innovative. In effetti, la ricerca sulla toponomastica contemporanea ha ripreso slancio a partire dagli anni Novanta del Novecento sulla scia dei nuovi studi sui memory studies ed oggi, grazie alla crescente “contaminazione” della storiografia con le scienze sociali, è divenuto tra i più promettenti ambiti di ricerca della storiografia italiana (e non solo)1. In questa prospettiva, le ricerche sull’uso pubblico della toponomastica, intesa come luoghi della memoria che tramandano il passato nello spazio pubblico, si sono sviluppate nell’alveo del filone della storia culturale, offrendo interessanti prospettive per focalizzare il rapporto tra sistemi simbolici e costruzioni identitarie (locali e nazionali). In particolare, a livello locale la toponomastica contribuisce a delineare il volto e l’immagine di una città mediante la coniugazione delle elaborazioni politico-culturali con il vissuto storico di una comunità2. Questa stretta connessione con l’ambiente locale contribuisce a rendere la storia della toponomastica un’importante risorsa per ricostruire la storia culturale e politica della comunità. In effetti l’odonomastica, rapportandosi con l’evoluzione delle politiche pubbliche e le strutture culturali, è utile per indagare le mentalità collettive, le rappresentazioni politiche e la coscienza collettiva, costituendo anche un importante strumento per la legittimazione delle classi dirigenti.

In questo senso assumono interesse le ricerche dedicate a specifiche realtà locali, consentendo d’evidenziare le specificità dei singoli territori rispetto al contesto generale, come quelle incentrate su Reggio Emilia i cui esiti sono confluiti in un volume contenente gli atti della giornata di studi svoltasi il 6 maggio 2023 nella città emiliana3. L’opera, promossa dalla Commissione toponomastica del Comune di Reggio Emilia e dalla Biblioteca Panizzi, in collaborazione con l’Istituto storico per la Resistenza e la società contemporanea di Reggio Emilia e la Sezione di Reggio Emilia della Deputazione di Storia Patria, attraverso il caso reggiano offre un contributo per la conoscenza del patrimonio toponomastico cittadino, declinando nell’ambiente locale metodologie e piste di ricerca sperimentate a livello nazionale.

2. Toponomastica urbana e pratiche di public history

La ricerca, frutto di un impegno collettivo che ha coinvolto un nutrito gruppo di studiosi, si sofferma anzitutto sull’uso pubblico della toponomastica per analizzare alcune pratiche di comunicazione storica e di valorizzazione delle fonti documentarie.

In particolare, la storia della toponomastica può costituire un’importante risorsa per la didattica della storia e la divulgazione della memoria della comunità, specialmente verso le giovani generazioni. In questo senso la toponomastica costituisce un terreno privilegiato per attuare pratiche di public history; infatti, come ha osservato Marcello Ravveduto, nell’odonomastica la dimensione pubblica si declina attraverso ben tre differenti aspetti: l’interesse comunitario (per il coinvolgimento attivo e la partecipazione della cittadinanza), il processo odonomastico (ovvero il procedimento amministrativo destinato a sfociare in un atto pubblico) e il soggetto istituzionale preposto all’adozione degli atti (l’amministrazione comunale)4. Inoltre, rispetto al procedimento d’adozione delle intitolazioni, nell’esperienza italiana ha assunto tradizionalmente un ruolo peculiare il coinvolgimento istituzionale delle locali Deputazione di Storia Patria e Società di storia patria, espressamente riconosciuto dalla normativa fin dal 19275.

Da questo punto di vista appare significativo l’approfondimento condotto sui verbali della Deputazione di Storia Patria di Reggio, il soggetto che – come si diceva – fin dalla legge n. 1188 del 23 giugno 1927 è stato coinvolto formalmente nel processo decisionale d’intitolazione delle strade e delle piazze. Anche dal caso reggiano emerge l’apporto significativo della locale Deputazione, insieme ad altri attori e poteri, nella definizione della simbologia cittadina attraverso l’utilizzo della storia locale6. Non meno rilevante appare poi l’analisi della trasformazione della toponomastica attraverso il patrimonio iconografico di fotografie e soprattutto di antiche piante storiche di cui il Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Panizzi conserva una ricca collezione. In questo modo viene esemplificato l’utilizzo della toponomastica per valorizzare specifiche tipologie documentarie, talora scarsamente considerate per la ricerca storica. Non a caso, in occasione del convegno di studi svoltasi alla Biblioteca Panizzi è stata allestita un’esposizione di materiali documentari relativi alla storia della toponomastica, confermando le notevoli potenzialità comunicative di tali materiali7. Il tema della valorizzazione delle fonti storiche ritorna poi anche nello specifico contributo sulle radici della toponomastica storica reggiana del periodo medioevale e moderno quando prevale ancora una toponomastica “spontanea”, suscettibile di grande “volatilità” e tramandata oralmente fino al 1814 allorché viene definita una odonomastica cittadina ufficiale8.

Ma soprattutto viene dato ampio spazio alle consolidate pratiche ed esperienze svolte da Istoreco (Istituto storico per la Resistenza e la società contemporanea di Reggio Emilia) nell’utilizzo della toponomastica per esplorare il territorio e divulgare la memoria specialmente (ma non solo) verso i giovani. Oltre alle diffuse esperienze dei viaggi organizzati sui luoghi della memoria, viene esemplificato l’utilizzo dei riferimenti odonomastici come strumenti di formazione ed educazione alla cittadinanza anche attraverso piattaforme digitali (il museo virtuale “Livello 9”) o gli Albi della memoria on line, confermando lo stretto legame intercorrente tra la dimensione digitale e le esperienze di public history9.

3. La formazione della toponomastica reggiana

Oltre ad evidenziare il rapporto tra toponomastica e public history, la ricerca ha indagato l’evoluzione della toponomastica contemporanea a Reggio Emilia: attraverso specifici approfondimenti, viene ricostruito in modo organico il percorso della costruzione della toponomastica cittadina in rapporto con le diverse fasi storiche nazionali a partire dall’Unità d’Italia.

Il percorso prende le mosse dalla pedagogia civile attuata dalla classe dirigente liberale nella realizzazione del processo di nation building. In questo passaggio storico l’impegno per la narrazione della memoria risorgimentale incide sulla riorganizzazione della toponomastica cittadina postunitaria: già all’indomani dell’annessione di Reggio Emilia al Regno Sabaudo si attuano le prime intitolazioni di strade e piazze del centro storico ai protagonisti risorgimentali – sia di personalità appartenenti al filone sabaudo-liberale (via Farini, piazza Cavour, Barriera Vittorio Emanuele II, piazza Gioberti, ecc.) che di esponenti della corrente democratica (via Mazzini, Corso Garibaldi, Corso Cairoli, ecc.) – con la sostituzione di precedenti denominazioni estensi10. Tuttavia con il passaggio al nuovo secolo e l’avvento delle amministrazioni socialiste si apre una nuova fase storica contraddistinta dall’acceso contrasto tra il nazionalismo e il pacifismo prampoliniano. In particolare, si afferma l’avvio dell’ideologizzazione della toponomastica destinata a segnare l’intero Novecento; emblematici sono la proposta di cambiare nel 1910 l’intitolazione di via del Vescovado al libertario Francisco Ferrer Guardia e il dibattito sviluppatosi nel 1916 sulla memoria del socialista irredentista trentino Cesare Battisti. Nel contempo, l’espansione urbanistica oltre le antiche mura incentiva nuove intitolazioni, tra cui il reticolo stradale del quartiere Terrachini grazie al quale si completa il ciclo storico della toponomastica risorgimentale avviata nei decenni precedenti11.

L’ideologizzazione della toponomastica prosegue e si accentua durante la fase del ventennio fascista. Anche nel reggiano infatti si registra l’utilizzo sistematico da parte del regime fascista dell’odonomastica, favorito dall’espansione urbanistica e dall’ideologia al potere che si avvale dei toponimi per celebrare il fascismo attraverso la triade: Savoia/Grande Guerra/fascismo; esemplari da questo punto di vista appaiono anzitutto le denominazioni dei viali e controviali della circonvallazione dedicati ai fiumi (viale Piave, viale Isonzo, viale Timavo) e ai monti “sacri” della Grande Guerra, (viale Monte Grappa, viale Monte Sabotino, viale Pasubio, viale Monte San Michele) le cui intitolazioni sono approvate all’indomani dell’avvento al potere nel dicembre 1922. Altrettanto significative risultano poi le intitolazioni degli anni Trenta legate alla toponomastica coloniale (via Eritrea, Axum, Makallé, Adua), connesse anche all’espansione urbanistica delle Officine Reggiane nell’area nord della città12.

All’indomani della Liberazione si pone anche nel reggiano con urgenza la questione dell’aggiornamento della toponomastica cittadina. In realtà, il processo d’adeguamento dell’odonomastica non fu né rapido né lineare. Nell’immediata fase del secondo dopoguerra infatti si delinea un complesso processo di revisione della toponomastica fascista, condizionato dalla dialettica tra centro e periferia: lo slancio delle nuove amministrazioni postbelliche per il rinnovamento delle denominazioni di strade e piazze deve fare i conti con le procedure amministrative influenzate dalle cautele delle autorità prefettizie. Ad esempio, nonostante il passaggio alla Repubblica rimangono invariate le titolazioni dedicate a figure di casa Savoia (incluse quelle al Duca d’Aosta, Duca degli Abruzzi, Regina Elena e Umberto I)13. Alla stagione della fondazione Repubblicana e della Ricostruzione segue il ciclo storico dei decenni Sessanta-Ottanta quando si attuano importanti trasformazioni urbanistiche legate alla stagione del boom economico. Durante questa fase storica, accanto alla persistenza delle intitolazioni legate alla pedagogia resistenziale e dell’antifascismo, si registra una graduale apertura anche ad una prospettiva internazionale; infatti risalgono a questo periodo diverse intitolazioni ispirate al movimento antimperialista (via Lumumba, via Gandhi, via Luther King, via Che Guevara, via Allende, via Lambrakis, via Ho Chi Minh) ed ai gemellaggi (via Luthuli e via Martiri di Soweto, via Digione)14. Infine, un’ulteriore evoluzione della toponomastica si registra nel passaggio dal vecchio al nuovo millennio con l’avvento di una cultura della commemorazione sempre più inclusiva rivolta alla celebrazione della pace e della solidarietà (con intitolazioni legate alla stagione della cooperazione reggiana in Africa Australe) oltre ad un nuovo impulso verso una crescente sensibilità internazionale15.

4. Conclusioni

Dalla ricerca sulla storia della toponomastica reggiana emergono diversi elementi in grado di sollecitare spunti interpretativi, sia sul versante della dimensione spaziale che rispetto alle dinamiche temporali, grazie anche alla prospettiva di lungo periodo. Gli studi rivelano anzitutto la valenza della toponomastica per rivisitare il vissuto della comunità e l’identità storica del territorio, declinando nell’ambiente locale tendenze e processi storici di carattere nazionale. Infatti, anche nel caso reggiano la toponomastica riflette le peculiarità delle culture politiche che si succedono nel governo locale, destinate nel caso specifico a connotarsi per una marcata vocazione antagonistica e antisistema per lunga parte del Novecento. La stagione del socialismo municipale d’inizio Novecento e poi la lunga fase delle amministrazioni social-comuniste del secondo Novecento, si rispecchiano in forme di contro-memoria, innescando una “tensione toponomastica” tra processi nazionali e tradizione municipale in grado di aprire conflitti e contrapposizioni non solo a livello locale ma anche con le rappresentanze del potere centrale. Emblematiche appaiono le intitolazioni a Francisco Ferrer Guardia e Cesare Battisti (per il periodo del socialismo municipale d’inizio secolo) o quelle legate al contesto social-comunista e anarchico (per il secondo Novecento) destinate ad alimentare in taluni casi anche frizioni con le autorità di controllo (locali e nazionali). D’altro canto, la toponomastica si conferma una risorsa preziosa per indagare in un’ottica di lungo periodo la storia della comunità e del territorio attraverso la prospettiva della storia culturale e delle politiche pubbliche, applicando diversi livelli di indagine16. In effetti anche nel reggiano la mappa del sistema odonomastico è il risultato della sedimentazione e stratificazione della memoria collettiva connessa all’evoluzione delle culture civiche. Rispetto a quest’ultimo aspetto dalla ricerca, con le specificità sopra citate, in linea generale si confermano alcune tendenze già riscontrate a livello nazionale.

In primo luogo, la toponomastica urbana rappresenta uno degli strumenti principali nelle strategie di legittimazione della classe dirigente nelle diverse fasi storiche; anche a Reggio Emilia si registra l’ampio utilizzo dell’odonomastica da parte del ceto politico-amministrativo locale durante la fase di transizione e fondazione di cicli politico-culturali dell’età contemporanea: partendo dalla fase post-risorgimentale per passare al fascismo fino a giungere alla fondazione della Repubblica, la toponomastica viene riconosciuta dalle classi dirigenti come una risorsa importante per consacrare – anche simbolicamente – la discontinuità con la fase precedente e legittimare pubblicamente l’egemonia. A quest’impegno nella riorganizzazione della toponomastica corrisponde anche a livello locale un processo d’ideologizzazione e politicizzazione della toponomastica lungo tutta la fase del Novecento, in grado di attraversare le diverse fasi storiche e le culture politico-amministrative. Il mutamento del sistema della toponomastica s’intreccia poi con l’elaborazione delle politiche pubbliche e le profonde trasformazioni urbanistiche che segnano la storia reggiana otto-novecentesca, offrendo anche suggestioni per analisi interpretative di carattere interdisciplinare.

Questo processo si traduce anche in un progressivo passaggio da una toponomastica endogena di carattere tradizionale, incentrata essenzialmente sulla dimensione locale, a un’odonomastica destinata nel corso dell’Ottocento ad aprirsi gradualmente alla dimensione nazionale e poi successivamente nel Novecento alla prospettiva internazionale. Altrettanto significativa appare l’evoluzione semantica connessa alla memoria pubblica nazionale con il mutamento delle intitolazioni dal termine “Caduti” (Prima guerra mondiale) a “Martiri” (Seconda guerra mondiale) fino a “Vittime” (civili e di guerra). Infine dai diversi contributi emerge la questione dell’odonomastica femminile e della necessità di un riequilibrio di genere rispetto agli odonimi femminili.


Note

1 Sergio Raffaelli, I nomi delle vie, in Mario Isnenghi (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, Roma-Bari, Laterza, 1996, pp. 217-242; Le città leggibili. La toponomastica urbana tra passato e presente, Perugia, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 2004; Maurizio Ridolfi, Il nuovo volto delle città. La toponomastica negli anni della transizione democratica e della nascita della Repubblica, in “Memoria e Ricerca”, 2005, n. 20, pp. 147-168; Marcello Ravveduto, La toponomastica della seconda Repubblica. Falcone e Borsellino, vittime della mafia, in “Memoria e Ricerca”, 2018, n. 26, pp. 157-174.

2 Per alcuni casi di studio dell’area padana, ad esempio, cfr. Barbara Bracco, Tendenze educative e istanze politiche della classe dirigente milanese: i luoghi dell’identità nazionale nella toponomastica del capoluogo lombardo dall’Unità alla Grande guerra, in Luigi Cavazzoli, Carlo G. Lacaita (a cura di), Riforme e istituzioni fra Otto e Novecento, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2002, pp. 395-426; Matteo Morandi, Garibaldi, Virgilio e il violino. La costruzione dell’identità locale a Cremona e Mantova dall’Unità al primo Novecento, Milano, Franco Angeli, 2009; Mauro Calzolari, I nomi delle vie di Ferrara dal 1810 al 2010. Ricerche di toponomastica urbana: dalla memoria storica all’identità locale, Ferrara, Editrice Cartografica, 2011.

3 Alberto Ferraboschi (a cura di), Strade che vai storie che trovi. La storia della toponomastica reggiana, Rimini, Panozzo Editore, 2023. Il volume comprende saggi di Giuseppe Adriano Rossi, Chiara Torcianti, Chiara Panizzi, Gabriele Fabbrici, Fabrizio Anceschi, Alberto Ferraboschi, Michele Bellelli, Massimo Storchi, Mirco Carrattieri, Chiara Piacentini, Claudia Bortolani.

4 Walter Tucci (2021, 24 Marzo). Dialoghi della Public History 2021. 3° “Nomi, luoghi, strade e storie. La toponomastica come public history”. Con Agostino Bistarelli e Marcello Ravveduto. La registrazione video. AIPH – Associazione Italiana di Public History: https://doi.org/10.58079/awnh, ultima consultazione: 15 giugno 2024.

5 Agostino Bistarelli (a cura di), La storia della storia Patria. Società, Deputazioni e istituti storici nella costruzione dell’Italia, Roma, Viella, 2012.

6 Giuseppe Adriano Rossi, La Deputazione reggiana di Storia Patria e la toponomastica, in Ferraboschi, Strade che vai storie che trovi, cit., pp. 19-42.

7 Chiara Panizzi, Le antiche piante della città di Reggio Emilia conservate presso la Biblioteca Panizzi, in ivi, pp. 57-80.

8 Gabriele Fabbrici, La toponomastica degli spazi urbani a Reggio Emilia tra Medioevo ed età moderna, in ivi, pp. 81-101.

9 Chiara Torcianti, I luoghi raccontano. Istoreco e i percorsi di apprendimento tra prassi e virtualità, in ivi, pp. 43-55.

10 Fabrizio Anceschi, La toponomastica urbana nel secondo Ottocento tra memoria locale e identità locale, in ivi, pp.105-122.

11 Alberto Ferraboschi, Tra patria e classe. La toponomastica reggiana d’inizio Novecento, in ivi, pp.123-142.

12 Michele Bellelli, Tutte le strade portano al duce. La toponomastica al servizio del fascismo, in ivi, pp.143-158.

13 Massimo Storchi, Le strade della libertà. La toponomastica del secondo dopoguerra, in ivi, pp.159-169.

14 Mirco Carrattieri, Reggio nel mondo. La toponomastica dal boom economico alla crisi, in ivi, pp. 171-182.

15 Chiara Piacentini, La toponomastica di Reggio Emilia tra vecchio e nuovo millennio, in ivi, pp.183-194.

16 Carlo De Maria, Storia locale, didattica della storia e Public History. Alcune considerazioni sul mestiere di storico e sul rapporto con le fonti, in “Clionet”, 2019, n. 2, pp. 7-10.