Introduzione al Dossier

Giovedì 7 giugno 2018, a Forlì, presso Casa Saffi, sede dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea, si è tenuto l’incontro dal titolo Per un’etica del turismo. A partire dai luoghi storici. La serata promossa anche dall’Istituto Gramsci di Forlì e dalla rivista “Clionet” è stata concepita come un dialogo a più voci, a partire dal libro Etica del turismo. Responsabilità, sostenibilità, equità (Carocci, 2017) scritto da Corrado Del Bò, docente di Filosofia del diritto all’Università di Pavia.

Nell’occasione oltre all’autore sono intervenuti Vittorio Gimigliano, architetto e tra gli organizzatori di “I.ta.cà – Festival del turismo responsabile” (https://www.festivalitaca.net/), e Patrick Leech, docente universitario e membro del Comitato scientifico di “Atrium European Cultural Route – Architecture of Totalitarian Regimes in Europe’s Urban Memory”. Gli interventi hanno dato vita ad un intenso e fruttuoso dibattito cui hanno partecipato dal pubblico anche l’Assessora alla Cultura del Comune di Forlì Elisa Giovannetti e la direttrice della Rotta culturale “Atrium” Claudia Castellucci.

Per non disperdere le idee e gli spunti emersi nell’incontro è nato, da parte dei curatori, il progetto di raccogliere gli interventi della serata, rivisti e ampliati. A questi è stata aggiunta, in conclusione, un’intervista a Patrizia Battilani e Alessia Mariotti, docenti universitarie e componenti del Centro di Studi Avanzati sul Turismo (CAST) di Rimini.

Il turismo ha subito negli ultimi decenni modificazioni profonde collegate ai più generali cambiamenti dell’economia. Dagli anni ottanta del Novecento in poi le tipiche forme del “turismo di massa” hanno perso di importanza sostituite da nuove forme di offerta meno standardizzate e, sovente, più legate alle nicchie di mercato. Un buon numero di turisti è diventato perciò sempre più consapevole e sempre più esigente di fronte alle attrazioni. Si pensi che l’attrazione principale di una città non è più soltanto un museo o un monumento ma anche fattori immateriali come lo stile di vita, la cucina e persino la letteratura e il cinema.

Allo stesso tempo la tecnologia ha cambiato nettamente il modo di organizzazione del viaggio e di fruizione delle attrazioni. La diffusione di internet, soprattutto tramite smartphone, rende possibile decidere cosa fare nel momento in cui siamo nella destinazione e, allo stesso tempo, commentare la nostra scelta su appositi siti internet.

Ciò ha creato due sviluppi paralleli ma molto differenti. Da un lato, si è creata una sinergia positiva tra turismo culturale e rispetto del territorio che ha fornito la possibilità sia per il turista sia per l’operatore turistico di creare fattori di distinzione tra le varie località. Le nicchie di mercato vengono “riempite” da viaggiatori attenti e consapevoli alla ricerca dei vari aspetti sociali e umani del territorio che visitano. Dall’altro lato, si è accentuata quella tendenza negativa che vede invece diffondersi servizi turistici sempre più omologati e uguali in buona parte del mondo, si pensi ai bus “aperti” per i tour cittadini o ai “menù globali”. A questa perdita di tipicità si accompagna una pressione immensa sulle località turistiche in cui spesso il conflitto tra turisti e residenti si chiude con una netta vittoria dei primi, costringendo spesso i secondi ad abbandonare i centri storici destinati a diventare grandi complessi di “case vacanze”.

Il turismo è perciò un fenomeno in costante bilico tra eccellenze e veri e propri “orrori”, tra comportamenti virtuosi e quelli invece poco rispettosi per i territori sia da parte dei viaggiatori sia da quella degli imprenditori. Queste tensioni emergono con chiarezza nei contributi del Dossier e, in particolare, in quelli di Gimigliano e di Del Bò, per quanto a partire da angolazioni diverse.

Oltre all’omologazione dell’offerta turistica e allo sfruttamento senza limiti delle località vi è anche un altro aspetto che pone problemi etici: il cosiddetto “patrimonio dissonante”. Si tratta, ricorrendo ad un esempio ormai paradigmatico, del patrimonio artistico frutto dei regimi totalitari, quindi potenzialmente degno di essere conosciuto dal punto di vista estetico ma – premessa decisiva – bisognoso di una forte mediazione storico-critica da parte degli addetti ai lavori.

L’intervento di Castellucci e Leech racconta proprio come con il progetto “Atrium”, e nello specifico a partire dal caso di Forlì, si sia riusciti a trovare un giusto equilibrio tra le interpretazioni del presente e il patrimonio ereditato dal passato. Un esempio che, qualche tempo fa, aveva richiamato l’interesse anche dello stesso Del Bò, il quale aveva trattato il tema con riferimento al caso – contiguo e assai controverso – del Comune di Predappio (C. Del Bò, L’etica del turismo e la nostalgia del Ventennio. Nero, rosso o bianco purché turista, “il Mulino”, 27 luglio 2017, https://rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:4076).

L’intervista a Battilani e Mariotti, in chiusura, fornisce ulteriori spunti sia sul passato “dissonante” sia sulle forti criticità del turismo contemporaneo, facendo da trait d’union sui vari aspetti trattati nei tre articoli. Un’ulteriore voce, peraltro essa stessa plurale, che si aggiunge alla già ampia conversazione generata dal bel libro di Del Bò che ha avuto il merito di portare a interrogarsi su cosa significa oggi “turismo” e, al tempo stesso, “comportamento etico” mentre si è turisti.