Senti che storia! Educazione civica e Public History alla scuola primaria

Che cosa ci fanno due storici dell’età contemporanea in una scuola primaria? A un primo sguardo, una sfida del genere può sembrare azzardata, dal momento che il programma curricolare si ferma al termine dell’età antica. Eppure la storia contemporanea, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra nel momento in cui si affronta l’educazione civica. Trasmettere ai bambini il senso della Costituzione significa infatti condurli a scoprire le radici storiche dei suoi principi fondamentali. Un’operazione del genere costituisce la prima pietra di un ponte tra passato e presente, che collega un’interpretazione storica della Costituzione alle esperienze della vita quotidiana di oggi. Senza compiere questi passaggi di avvicinamento, la Carta rischia di rimanere un elenco di norme precettive e programmatiche, troppo astratte per parlare a chi sta attraversando l’infanzia.  

Per dare concretezza agli articoli della Costituzione, Arci Modena ha deciso di provare a ricondurli ad alcuni concetti-chiave, che fanno da tramite fra il passato e il presente. L’idea era quella di proporrepercorsi di storia locale, che garantissero ottime opportunità di agganciare ciascuna parola-chiave a un luogo esplorabile oggi. È nato così nei primi mesi del 2017 il progetto Dai margini alla storia. Cittadini responsabili, che ha subito coinvolto il Comitato Provinciale Anpi ed è partito con un finanziamento della Regione Emilia-Romagna. Durante l’anno scolastico 2017/2018, la proposta didattica è stata sperimentata e sostenuta dai comuni di Sassuolo e Fiorano Modenese.

Per sviluppare il progetto, oltre alla collaborazione delle istituzioni coinvolte, occorrevano anche le competenze di storici che fossero capaci di realizzare una mappa per ragazzi e di interagire con gli studenti attraverso modalità più coinvolgenti rispetto a quelle delle lezioni frontali. Qui entriamo in gioco noi, Paola Gemelli e Daniel Degli Esposti, come professionisti della Public History: i promotori dell’iniziativa hanno infatti valutato l’approccio di questa disciplina come il più adatto a raggiungere gli obiettivi prefissati.

 

Professionisti della Public History al lavoro

La proposta di Arci Modena ci è apparsa subito come una sfida da cogliere. Le esperienze maturate nelle attività didattiche e nei trekking storici, unite alle conoscenze sulla storia locale del Novecento, ci hanno indotto ad affrontare con entusiasmo il progetto, sviluppandolo ulteriormente.

Abbiamo innanzitutto ripercorso i principi fondamentali della Costituzione, selezionando per parole-chiave alcuni tra i temi che ritenevamo più attuali, come il razzismo, la guerra e la solidarietà. In genere, però, i bambini si trovano in difficoltà di fronte all’astrazione: per capire meglio un concetto, hanno bisogno di concretezza. Il passo successivo è stato quindi quello di individuare eventi, episodi e biografie che fossero paradigmatici per l’illustrazione di una parola-chiave. I fatti storici dovevano poi essere collegati a luoghi che potessero funzionare come tappe in un percorso cittadino, da svolgersi a piedi nel corso di una mattinata. Con un itinerario, scandito da una narrazione storica, i bambini possono infatti collegare la ricostruzione di una vicenda del passato o di una storia di vita a uno spazio fisico della loro città e, spesso, della loro quotidianità.

Come avviene in ogni progetto di Public History, il nostro lavoro è stato contraddistinto da una ricerca storica originale, svolta tra gli archivi delle istituzioni e le memorie delle comunità. L’adozione di un approccio scientifico nella preparazione delle attività didattiche ci ha permesso di provare a raggiungere anche un altro obiettivo, ovvero quello di trasmettere ai bambini gli strumenti del metodo storico, utili per orientarsi anche nel presente.

L’obiettivo di restituire le conoscenze attraverso una modalità accessibile ai bambini ha orientato le domande della ricerca storica, stimolandoci a identificare le vicende e i luoghi più adatti a catturare l’attenzione e l’interesse di un pubblico diverso da quello adulto. Abbiamo quindi ricostruito le vicende storiche, declinandole nei due “prodotti” richiesti, differenti tra loro ma entrambi adatti agli studenti: una mappa e un racconto orale interattivo, da proporre nel corso della camminata.

Per quanto riguarda la mappa, Arci Modena ha ideato una grafica accattivante, funzionale ad agganciare l’attenzione degli studenti. Un professionista del settore ha disegnato bambini di oggi mentre dialogano con i protagonisti delle vicende storiche, ribadendo il collegamento tra passato e presente. Nella cartina i luoghi delle tappe narrative sono raffigurati in modo stilizzato, ma riconoscibile. Da parte nostra abbiamo fornito al grafico una consulenza storica, in modo che i disegni risultassero coerenti con l’epoca di riferimento. Anche la scelta dei colori si deve al tentativo di realizzare un prodotto gradevole e attraente.

Sul retro della mappa sono riportati i testi che illustrano le singole tappe. Si tratta di brevi paragrafi, che abbiamo preparato cercando di raggiungere la massima efficacia nel poco spazio disponibile. In più abbiamo ideato un gioco enigmistico, che inducesse i bambini a un’attenta analisi della mappa, ricavando una possibile soluzione ai problemi proposti.

La mappa è dunque un prodotto concepito per favorire la sintesi dei concetti e richiamare brevemente alcuni episodi di storia locale, collegati ai luoghi e alle parole-chiave, ovvero ai principi fondamentali della Costituzione. All’inizio delle attività ogni bambino ne riceve una copia, che rimane di sua proprietà.

Da sola, tuttavia, la mappa non è sufficiente ad accompagnare gli studenti nel percorso: proprio per questo abbiamo costruito una camminata accompagnata dalle nostre narrazioni storiche, più lunghe rispetto ai testi di sintesi e soprattutto interattive. Puntiamo infatti a coinvolgere i bambini con domande e situazioni ludiche, conducendo un percorso che utilizza i luoghi della città come fonti storiche. Nelle tappe scelte per l’itinerario è infatti possibile leggere i segni del tempo sullo spazio urbano: camminando attraverso i centri storici, notiamo le tracce delle pallottole sui muri, le lapidi, i cambiamenti nella destinazione d’uso degli edifici e le ristrutturazioni del tessuto cittadino. Quando, ad esempio, raccontiamo che una scuola è stata prima occupata dai militari e poi destinata all’accoglienza degli sfollati, mostriamo con spiccata concretezza l’impatto dei cambiamenti portati dal secondo conflitto mondiale.

 

Le attività del primo anno scolastico

All’inizio dell’anno scolastico 2017/2018 abbiamo incontrato le istituzioni e i docenti per organizzare le attività in classe. In quell’occasione le amministrazioni comunali e l’Anpi hanno manifestato la volontà di portare ai bambini anche una voce della memoria, ovvero un testimone diretto degli eventi accaduti sul territorio emiliano fra il 1943 e il 1948. L’idea era quella di sfruttare il fascino che la viva presenza di un protagonista della storia esercita sui piccoli come sui grandi.

Dal momento che lo spirito della Public History ci impone di andare sempre incontro agli stimoli e ai desideri di conoscenza delle comunità, abbiamo cercato la soluzione più adatta a soddisfare i bisogni degli interlocutori, mantenendo un approccio metodologicamente corretto. Abbiamo quindi accompagnato i testimoni nelle classi, agendo come mediatori tra i loro racconti e i bambini. I nostri interventi hanno contribuito a inquadrare le memorie orali come fonti storiche, aiutando gli studenti a comprenderne le potenzialità e i limiti. La contestualizzazione delle testimonianze ci ha permesso di sfatare il mito secondo il quale soltanto chi era presente detiene l’unico racconto veritiero in relazione a un determinato episodio. Nel corso delle attività didattiche abbiamo riflettuto insieme ai bambini sulle difficoltà che tutti noi incontriamo quando cerchiamo di narrare un’esperienza del nostro passato: tra l’immagine di quel momento e il presente s’inseriscono innumerevoli distorsioni, provocate dai vuoti della memoria o dalle riflessioni successive.

Alcuni casi particolari, ad esempio, ci hanno aiutato a dimostrare che i racconti dei protagonisti non trasmettono mai l’unica verità possibile sui fatti del passato, ma riflettono le esperienze di un individuo, cresciuto in un’epoca ben determinata e inserito nei suoi networks relazionali. La voce dello storico inserisce la prospettiva del singolo testimone nel contesto che l’ha generata. La consapevolezza della parzialità di ogni racconto individuale non ci ha però condotto a squalificare le narrazioni dei testimoni: la potenza emotiva delle loro parole è stata infatti fondamentale per comunicare agli studenti l’idea che sono le persone a fare la storia, trasmettendo così un senso di responsabilità per le proprie azioni.

In tutti gli incontri i bambini sono stati catturati dai racconti dei testimoni e, una volta presa confidenza, hanno cominciato a porre loro domande. Noi storici abbiamo avuto il compito di orientarle secondo gli obiettivi del progetto: cosa avevano vissuto negli anni Trenta, quando, come i loro piccoli interlocutori, andavano ancora a scuola, vivendo però una quotidianità fatta di estrema miseria e di ordinaria assenza di diritti? Cosa veniva insegnato a scuola? Cosa, da bambini, non potevano fare? E cosa dovevano fare? E i loro genitori? Quali scelte si imposero loro, solo pochi anni dopo?

Il nostro ruolo di storici, in questo frangente, è stato quello di riordinare e spiegare le memorie con un racconto fatto di parole semplici. Talvolta abbiamo dovuto correggere le distorsioni narrative, mettendo in evidenza le differenze tra i punti di riferimento dell’immaginario collettivo e i risultati delle ricerche storiche. Questi contributi hanno aiutato i bambini a capire il senso delle testimonianze e a inserirle in una cornice più ampia, collegandole a un contesto di cui il loro programma scolastico non prevede lo studio. Tuttavia, sapendo che due ore di attività didattica non possono essere sufficienti per tracciare un quadro esaustivo su un periodo storico, abbiamo deciso di verificare quali aspetti delle testimonianze avessero colpito i bambini. Per raggiungere questo scopo, abbiamo chiesto a tutti di fare un disegno ispirato ai racconti ascoltati in classe. Raccogliendo le rappresentazioni, abbiamo potuto valutare sia gli episodi che erano rimasti impressi più profondamente nelle coscienze degli studenti, sia gli errori interpretativi che non eravamo riusciti a correggere durante l’incontro. I bombardamenti aerei, ad esempio, venivano quasi sempre ricondotti alla responsabilità diretta dei nazisti: con i loro disegni i bambini veicolavano uno stereotipo assai diffuso nella memoria collettiva degli italiani, ovvero la tendenza a far slittare la colpa delle incursioni dagli esecutori materiali (gli Alleati) alle forze di occupazione, separando in modo manicheo i “buoni” dai “cattivi”. Pur tenendo ben presenti i crimini di guerra compiuti dai nazisti, abbiamo cercato di smontare questo genere di dicotomie, inducendo i bambini a riflettere sulla complessità della storia.

Le considerazioni sui disegni ci hanno permesso di adattare le narrazioni storiche delle camminate alle esigenze delle classi. Durante i percorsi, oltre a seguire le indicazioni della mappa e i piani originari, abbiamo infatti insistito sui nodi irrisolti e sugli aspetti più problematici degli incontri in classe, chiarendo i dubbi e correggendo le interpretazioni sbagliate.

Oltre a chiamare in causa l’esperienza vissuta in aula e i disegni realizzati, abbiamo stimolato i bambini a partecipare attivamente alla costruzione del ponte fra passato e presente: per farli sentire ancora più coinvolti, abbiamo fatto riferimento ad alcuni fatti di attualità e alle dinamiche di gruppo, che loro stessi vivono nel quotidiano. In questo modo le parole-chiave della Costituzione hanno preso la forma delle loro esperienze individuali e collettive, una concretezza che li ha aiutati a percepirne il valore e l’utilità pratica.

 

Le restituzioni alla comunità

Al termine dei percorsi didattici – che hanno coinvolto 7 classi a Fiorano e 5 a Sassuolo – ci è stato chiesto di adattare i percorsi per un pubblico adulto, realizzando un evento che intercettasse importanti date del calendario civile: l’anniversario di un eccidio nazista e fascista in un caso, la liberazione della città nell’aprile 1945 nell’altro. Abbiamo realizzato i due eventi con modalità differenti. A Fiorano abbiamo proposto un incontro con i testimoni, a cui ha fatto seguito la conduzione di un percorso virtuale attraverso le tappe riportate nella mappa realizzata per i bambini. Particolare attenzione, in quel contesto, è stata posta anche alla restituzione degli esiti, delle problematiche e delle questioni metodologiche presentate dal progetto. A Sassuolo abbiamo invece proposto una camminata con narrazione storica, seguendo lo stesso percorso ideato per i bambini; abbiamo però aggiunto una tappa finale in un luogo particolarmente significativo per la storia locale, ma troppo distante per le gambe dei destinatari del progetto scolastico, più corte rispetto a quelle degli adulti. L’ultima tappa ha infatti avuto luogo presso l’ex colonia elioterapica, oggi sede del Circolo Arci Alete Pagliani, che ha sostenuto attivamente l’iniziativa per gli adulti. Nel prossimo anno scolastico il Circolo sarà partner ufficiale anche del progetto didattico. Trattandosi in entrambe le occasioni di un pubblico adulto, le narrazioni hanno affrontato il racconto degli episodi storici aggiungendo maggiore complessità, ma mantenendo sostanzialmente intatta la modalità adottata per le scuole. 

 

Le prospettive per il futuro

Il buon esito della sperimentazione condotta nell’anno scolastico 2017/2018 ha indotto Arci Modena a riproporre il progetto anche per il 2018/2019. Dai margini alla storia. Cittadini responsabili avrà quindi una seconda edizione nei comuni di Sassuolo e Fiorano Modenese. Il progetto si è inoltre allargato ad altri territori della provincia di Modena e coinvolgerà quindi anche Maranello, Formigine, Marano sul Panaro, Castelvetro e Spilamberto, per un totale di 7 comuni. 

Le attività didattiche sono state accolte con favore dai bambini, dalle insegnanti e dalle famiglie. Anche le iniziative per gli adulti si sono svolte con un certo successo di pubblico. Resta tuttavia difficile calcolare l’incidenza del progetto sulla vita reale: a differenza di quanto accade con altre proposte didattiche, la cui valutazione è immediata, non è facile misurare un tipo di attività come questa, che ha un impatto a medio-lungo termine. Si aggiungono inoltre altri interrogativi: cosa misurare, quali parametri adottare per una valutazione del lavoro? 

Da parte nostra abbiamo trovato particolarmente stimolante il confronto con i bambini: grazie alla loro partecipazione attiva, abbiamo riscontrato una molteplicità di prospettive sul passato e sul presente, rese ancora più plurali dalla dimensione multiculturale delle classi. Questo ci ha acceso nuove domande di ricerca e indotto riflessioni sul tema della cittadinanza oggi: svolgere un’attività del genere nel contesto italiano, dove alcuni bambini potrebbero non diventare pienamente cittadini, rende ancora più forte la necessità di ravvivare la conoscenza storica dei diritti e dei doveri stabiliti dalla Costituzione.