Da donna a donna: Teresa Motta e Maria Perotti per gli studi di Franco Venturi nel periodo di internamento (1941-1943)

From woman to woman: Teresa Motta and Maria Perotti for Franco Venturi’s studies during his internment (1941-1943)

In apertura: Biblioteca nazionale centrale di Roma, Sede del Collegio Romano, Sala di lettura al piano terra (Andrea De Pasquale, Il lauro dimezzato: il primo secolo di vita della Biblioteca nazionale centrale di Roma, Roma, Gangemi, 2020, p. 67).

 

L’occasione di avvio di questa ricerca è stata fornita dal ritrovamento, nell’Archivio storico dell’Associazione italiana biblioteche, di alcune lettere scritte da Potenza, tra il 1943 e il 1949, dall’economista agrario Manlio Rossi-Doria e da Teresa Motta, bibliotecaria della Biblioteca provinciale di Potenza, indirizzate al Soprintendente bibliografico Francesco Barberi1. Tale corrispondenza lasciava presagire che la biblioteca di Potenza, negli anni 1941-1943, potesse essere stata un crocevia di incontri clandestini rivolti a scambi di libri e di informazioni tra Rossi-Doria e Franco Venturi, entrambi internati in provincia di Potenza, avvenuti con la complicità sia di Teresa Motta, sulla quale sussisteva finora una quasi totale carenza di notizie tanto biografiche quanto professionali, sia di Francesco Barberi. Più di recente, grazie alla documentazione conservata presso l’Archivio storico della Provinciale di Potenza2, il carteggio tra Rossi-Doria, Motta e Barberi è stato quasi del tutto ricostruito. Sebbene già dalle lettere emergessero degli indizi piuttosto evidenti sul ruolo svolto dalla biblioteca e dalla bibliotecaria in quegli anni, attraverso i registri di lettura e di prestito conservati dalla Provinciale – documentazione preziosissima, spesso andata dispersa – è stato possibile capire, prima che provare, cosa realmente fosse successo in biblioteca e quale parte avesse avuto soprattutto la bibliotecaria3.

1. I protagonisti degli incontri in biblioteca a Potenza

Teresa Motta (Potenza, 1890-1953), figlia di un farmacista, studiò da maestra elementare e, nel 1919, fu nominata aiuto bibliotecaria provvisoria nella Biblioteca provinciale di Potenza. Collaborò sempre con i direttori della Provinciale, tutti onorari, fino all’inizio del 1950, quando si ammalò gravemente mentre era ancora in servizio. Sebbene priva di alcuna preparazione specifica, nei trent’anni di lavoro in biblioteca si occupò della gestione della Provinciale in ogni aspetto, unendo compiti amministrativi e contabili con la responsabilità dei servizi al pubblico e delle statistiche. Con l’intensificarsi dell’azione di indirizzo e controllo della Soprintendenza bibliografica per la Puglia e la Lucania, affidata a Francesco Barberi dal settembre 1935 all’estate 1943, i suoi impegni da bibliotecaria divennero via via più specialistici, particolarmente dopo il trasferimento della biblioteca nella nuova sede, nel 1940. Autodidatta, l’unica occasione formativa nel corso della sua carriera furono probabilmente le lezioni del corso per le biblioteche popolari e scolastiche, tenute da Barberi proprio nella Provinciale di Potenza nel giugno-luglio 19414.

Francesco Barberi (Roma 1905-1988) fu il primo Soprintendente bibliografico per la Puglia e la Lucania, allorché Bari divenne sede della soprintendenza nel 1935. Fu una figura chiave della storia bibliotecaria italiana, vincitore del concorso di tredici posti per le biblioteche governative del 1933, l’ultimo che tra i requisiti di ammissione previsti non richiese il possesso della tessera del Partito nazionale fascista. Dopo gli anni trascorsi da Soprintendente a Bari, Barberi diresse la Biblioteca Angelica di Roma (dal 1944 al 1952), ricoprì quindi il ruolo di ispettore superiore bibliografico e poi, dal 1962 al 1970, quello di ispettore generale bibliografico, arrivando così ad occupare il gradino più alto nella gerarchia dei bibliotecari italiani. Da studioso spaziò attraverso tutte le discipline del libro e delle biblioteche e, nel 1952, divenne professore incaricato di Tecnica dei cataloghi e classificazione alla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’Università di Roma. Il ruolo di Barberi fu decisivo nel sostenere la partecipazione della delegazione italiana – di cui fece parte con Fernanda Ascarelli e Diego Maltese – alla Conferenza internazionale sui principi di catalogazione organizzata dall’UNESCO a Parigi nel 19615.

Gli studiosi incontrati da Barberi a Potenza, grazie a Teresa Motta, erano Franco Venturi e Manlio Rossi-Doria, entrambi internati nella vicina Avigliano. Venturi, rispettivamente figlio e nipote degli storici dell’arte Lionello e Adolfo, antifascista, aderente a Giustizia e Libertà e leader del Partito d’Azione, futuro storico modernista di fama internazionale, nel 1941 venne estradato dalle carceri spagnole e trasferito nel campo di concentramento di Monteforte Irpino; fu poi internato ad Avigliano, dove rimase dal 24 maggio di quell’anno fino al 25 luglio del 1943, quando – dopo le dimissioni e l’arresto di Mussolini – fuggì con Rossi-Doria. Quest’ultimo, laureato a Portici, economista e innovatore nel campo dell’economia agraria, poi politico e accademico, aveva aderito al Partito comunista nel 1930. Attivo antifascista, fu arrestato e condannato nel 1935 a 15 anni di reclusione; fu internato dal 1940 al 1943 in provincia di Potenza, prima a San Fele, poi a Melfi e, infine, trasferito ad Avigliano, dove trovò Franco Venturi. Nelle sue memorie rievocava gli anni del confino anche come uno dei periodi più belli della sua vita: per la vicinanza con i contadini e con la sua famiglia, per «la speranza crescente della fine del fascismo», per l’«intenso lavoro intellettuale» e l’amicizia con altri antifascisti confinati in Lucania: fra tutti, Eugenio Colorni e Franco Venturi6.

2. Il pubblico della Provinciale di Potenza attraverso i registri di lettura

Proprio l’intero corpus documentale, ricostruito attraverso gli archivi di Roma e Potenza, ha contribuito a gettare luce su quanto avvenne nella Biblioteca provinciale lucana, una vicenda che era del tutto ignota persino alla città. Le lettere, sebbene scritte con circospezione e omettendo molti particolari, dimostrano che tra marzo e giugno 1943 Rossi-Doria e Venturi richiesero e ricevettero libri che non erano disponibili nella biblioteca di Potenza, in prestito esterno da altre biblioteche italiane, con l’aiuto di Francesco Barberi e di Teresa Motta. Le liste erano inviate dalla bibliotecaria a Barberi, che effettuava i prestiti a suo nome o attraverso la Soprintendenza; oppure, gli elenchi venivano consegnati a Bari al Soprintendente da studenti universitari fuorisede provenienti da Avigliano, con i quali i due internati avevano stretto amicizia. I volumi venivano spediti a Potenza, oppure consegnati direttamente da Barberi ai due studiosi in biblioteca, dove è probabile che avvennero almeno due incontri, forse in giorni festivi7.

L’archivio storico della Biblioteca provinciale conserva le serie quasi complete della documentazione dell’uso dei servizi al pubblico a partire dal 1903, un caso tutt’altro che comune nel novero delle biblioteche italiane. Il registro di lettura serviva sia per la registrazione della presenza dei lettori sia per quella delle opere consultate, assolvendo, perciò, almeno a due funzioni utili per la gestione dei servizi bibliotecari e per l’elaborazione delle statistiche della biblioteca. In alcuni casi le annotazioni dei bibliotecari qualificavano il lettore per età e professione, o in base al grado militare: i registri di Potenza, perciò, restituiscono molto fedelmente, ancora oggi, l’immagine dell’ambiente della sala lettura, giorno per giorno. Grazie a essi è stato, quindi, provato che Venturi frequentò assiduamente la biblioteca di Potenza fin dal suo arrivo ad Avigliano, spostandosi forse in treno, ben prima degli incontri e degli scambi di libri avvenuti nella primavera del 1943, e che si servì di tutti i suoi servizi, assistito da Teresa Motta.

Oltre ciò, i registri hanno reso evidente, in modo del tutto inaspettato come, tra il 1940 e il 1943, un cospicuo numero di internati per motivi politici e razziali, italiani e stranieri, destinati a Potenza e nei comuni limitrofi durante gli ultimi anni del ventennio fascista, frequentarono la biblioteca piuttosto assiduamente, singolarmente o in piccoli gruppi, facendone anche un luogo di incontro. Tutto ciò avvenne con la complicità accorta di Teresa Motta. La piena fiducia dei vertici dell’amministrazione della quale godeva la bibliotecaria, le conferì l’autonomia necessaria per permettere di fruire dei servizi della biblioteca a lungo, sebbene con discrezione, anche una parte di pubblico che, in base alle leggi vigenti, non ne aveva più diritto. Di quanto successe non si vantò mai, neanche quando avrebbe potuto farlo senza pericolo. È ormai chiaro, invece, che Barberi non fu messo al corrente in modo diretto da Teresa delle sue scelte inclusive; quest’ultima, anzi, agì in modo riservato e indipendente da lui, probabilmente anche durante il corso per le biblioteche popolari, tenuto in biblioteca dal soprintendente nel 1941.

Tutto ciò non aveva nulla di ordinario: tra le numerose restrizioni della libertà personale e sulla corrispondenza, ricordiamo che agli internati non era consentito uscire da determinati perimetri dell’abitato, né frequentare luoghi pubblici o la popolazione locale. Il podestà stabiliva il perimetro entro il quale potevano muoversi, facendo tre appelli al giorno. Tuttavia, Franco Venturi, malgrado fosse internato, prima da solo e poi in compagnia di Rossi-Doria, svolgeva una vita sociale e di studioso in apparenza normale, si allontanava di frequente da Avigliano (non sempre munito dei permessi necessari) anche per andare in biblioteca a Potenza dove, al pari degli altri utenti, prendeva libri in lettura, suggeriva di acquistarne altri e richiedeva prestiti esterni. Contravvenivano, allo stesso modo, a precise disposizioni del Ministero degli interni quanti venivano in aiuto degli internati, anche soltanto per favorire le loro ricerche8.

Non sappiamo concretamente in che modo Teresa Motta riuscì a permettere che la frequenza della biblioteca entrasse quasi nella quotidianità di tanti, sui quali influiva il controllo costante del regime. È ormai evidente che Teresa poté gestire l’istituto con grande indipendenza, almeno fino al 12 maggio 1942, quando anche a Potenza entrò in vigore il Divieto agli ebrei di accedere nelle biblioteche degli enti ausiliari9. Dalla fine di maggio non si riscontra più la presenza di nessuno dei tanti lettori ebrei che la frequentavano abitualmente; continuano invece a comparire in sala lettura internati politici. Tuttavia, considerato quanto avvenuto fino a quel momento, non è possibile escludere che, salvate come sempre le apparenze, Teresa Motta non avesse trovato modo di lasciare che la loro frequenza continuasse come prima.

3. Letture e prestiti di Franco Venturi in biblioteca a Potenza

Veniamo ora agli studi che Franco Venturi in quegli anni, di persona o aiutato da altri, svolse fin dal suo arrivo in Basilicata servendosi di alcune biblioteche, un’analisi volta a ricostruire la sua presenza o le sue tracce nei registri dell’uso pubblico, di prestito e di lettura, delle istituzioni già individuate, in questa sede, in particolare, quelli della Provinciale di Potenza e della Biblioteca nazionale centrale di Roma10.

Malgrado la privazione della libertà e la situazione in cui versava l’Italia, ormai in guerra, durante gli anni di internamento in Basilicata, Franco Venturi riuscì a continuare i suoi studi grazie alla Biblioteca provinciale di Potenza e attraverso i servizi di altre biblioteche italiane, sostenuto da una rete di relazioni non ancora ricostruita del tutto, composta tanto da familiari e amici fidati quanto da nuove conoscenze di quel periodo, tra le quali bibliotecari, studenti e altri internati. Venturi arrivò a Potenza il 24 maggio 1941, all’età di 27 anni, con alle spalle già una significativa esperienza di vita e di studi. Dopo il rifiuto del padre di prestare giuramento al regime, nel 1931 la famiglia si trasferì a Parigi, dove, tra il 1932 e il 1940, Franco Venturi alternò l’attività antifascista con gli studi universitari e una frequentazione intensa delle biblioteche: anzitutto la Bibliothéque nationale, a lungo rimpianta negli anni di internamento e clandestinità, poi quella di Leningrado nel 1936, per lo studio della biblioteca di Diderot, e dopo, da profugo nella Francia di Vichy, la Biblioteca di Tolosa per leggere testi di Tommaso Campanella11.

Al giovane Venturi fu subito chiaro che la nuova condizione di vita da internato ad Avigliano gli avrebbe dato sia maggiore libertà rispetto alla permanenza in un campo, sia la possibilità di avere una stanza in un’abitazione, perciò l’isolamento e il tempo necessario per riprendere i numerosi progetti di studio. In modo concreto, dovette percepire subito – al di là delle ovvie rassicurazioni scritte ai genitori – tanto l’atteggiamento affatto ostile della popolazione locale quanto che nel piccolo centro lucano, dall’inizio della guerra, si era formata una piccola comunità internazionale di internati, per la gran parte ebrei, goriziano-triestini, polacchi, rumeni, tedeschi, alcuni dei quali informarono Venturi della possibilità di frequentare la Biblioteca provinciale a Potenza e di studiare e prendere libri in prestito senza incorrere in problemi con gli organismi preposti al controllo degli internati.

In base a quanto è stato possibile appurare finora, poco dopo il suo arrivo ad Avigliano Venturi si recò di persona in Biblioteca provinciale a Potenza, prese libri in prestito da settembre 1941 almeno fino a gennaio 1943, ovvero alla scadenza dell’ultimo rinnovo della sua tessera, sebbene per la ricostruzione di questa attività sussistano alcune difficoltà dovute a lacune nella documentazione. Grazie ai registri di lettura in sede, invece identifichiamo con certezza le sue presenze in sala consultazione, nonché i suoi studi in biblioteca: oltre i due giorni per il ritiro delle tessere del prestito, si recò in Provinciale altre sei volte, dal 20 novembre 1941 al 4 marzo 1942, in cinque delle quali fece 22 richieste di lettura, mentre nella giornata rimanente suggerì l’acquisto di due opere.

Nella biblioteca di Potenza Venturi studiò diverse annate del “Giornale critico della filosofia italiana” – con certezza il 1928, 1940 e 1941 – fondato nel 1920 da Giovanni Gentile e da lui diretto fino al 1943. Lesse poi i volumi del 1940 e 1941 della crociana “La Critica”, e, per gli stessi anni, della “Rivista di storia economica”, diretta dal 1936 da Luigi Einaudi. Lesse anche alcuni volumi non identificabili di “Archivio storico per le province napoletane”. Richiese poi il Pietro Verri di Nino Valeri (Milano, 1937), lesse Montesquieu e le memorie dell’illuminista italiano Giuseppe Gorani (Milano, 1936-1942).

Tra le opere di Benedetto Croce possedute dalla Provinciale, consultò per certo La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, pubblicato da Laterza nel 1917; e La rivoluzione napoletana del 1799 (Bari, 1912). Lesse il saggio critico di Chichiarelli su Alexis de Tocqueville (Bari, 1941), poi Studi e ritratti della rinascenza di Francesco Fiorentino (Bari, 1911); prese anche in lettura Rinascimento, riforma e controriforma dalla Storia della filosofia di Guido De Ruggiero (Bari, 1930), e gli Studi sul Rinascimento di Giovanni Gentile (Firenze, 1936). Tra le sue richieste troviamo anche le Opere di Francesco Lomonaco (Lugano, 1831-1837), alcuni volumi non identificati sia della collana «Biblioteca di storia economica» diretta da Vilfredo Pareto, che della «Biblioteca dell’economista». Chiude il periodo delle letture di Venturi in Biblioteca provinciale il Profilo di Augusto di Ettore Ciccotti, uscito nel 1938 presso Einaudi, un’analisi critica dell’impero che preconizza la guerra come una conseguenza inevitabile12.

Considerata la cautela usata negli accordi epistolari intercorsi tra loro, non sorprende il fatto che nel periodo marzo-maggio ’43, durante il quale avvennero gli incontri in biblioteca di Venturi con Barberi, Motta e Rossi-Doria, nei registri della Provinciale non si ritrovi registrata la presenza di nessuno dei due internati ad Avigliano13.

4. Prestiti dalla Biblioteca nazionale centrale di Roma

Franco Venturi in quel periodo ricevette anche libri in prestito da altre biblioteche, in alcuni casi richiedendoli direttamente da Potenza, come prestiti esterni, oppure attraverso l’aiuto di intermediari. Un nuovo capitolo di questa vicenda è venuto alla luce proprio a partire dall’ipotesi che, nel 1943, Francesco Barberi avesse favorito Venturi nei suoi studi prendendo dei libri in prestito per lui in Biblioteca nazionale centrale a Roma, in occasione dei suoi viaggi di lavoro frequenti tra la sede barese e il Ministero, oppure richiedendoli in prestito interbibliotecario tramite la Soprintendenza di Bari.

La consultazione dei registri di prestito della Biblioteca Nazionale di Roma non ha confermato quanto previsto. Invece, i registri della Nazionale hanno rivelato la presenza di una serie di prestiti a nome di Maria Perotti Venturi, che iniziano nel febbraio 1942 e terminano a giugno 1943. Si tratta di richieste e restituzioni costanti e progressive, poco più di una al mese, di autori di noto interesse per i lavori e gli studi che Venturi aveva in corso in quel periodo, quali Pedro Calderon de la Barca, Wilhelm von Humboldt, Johann Gottfried von Herder, Montesquieu, Wilhelm Dilthey, tutti effettuati da un nome collegato in modo diretto alla biografia di Venturi14.

Maria Perotti15 era la seconda moglie del nonno di Franco, il senatore Adolfo Venturi, nonché sua ex allieva e segretaria; era stata, inoltre, assistente universitaria alla sua cattedra all’Università di Roma fino al 1931. Storica dell’arte, a sua volta, fu autrice di uno studio su Borromini, pubblicato da Electa nel 1951, e pubblicò su “L’Arte”, diretta da Adolfo Venturi, uno studio su Federico Zuccari, nel 1911, e uno su Gian Battista Gaulli, nel 1916. Dopo i problemi di salute del futuro marito, fu lei a occuparsi della stesura del testo della sua Storia dell’arte italiana, a partire dai quattro tomi de La pittura del Quattrocento (1911-1915) fino al termine dell’opera. Da studiosa qual era, perciò, aveva di sicuro le competenze e le capacità necessarie per effettuare le ricerche in biblioteca per conto del nipote acquisito.

Dopo aver assistito il marito fino alla morte, avvenuta il 10 giugno 1941, Maria Perotti rimase l’unica parente di Franco Venturi in Italia nel periodo del carcere e dell’internamento. Come di recente venuto alla luce, non fu per lui solo un punto di riferimento affettivo e di sostentamento economico, non solo fece da tramite tra lui e la famiglia e gli amici, date le restrizioni sulla corrispondenza allora vigenti, ma lo aiutò attivamente nelle ricerche e negli studi.

I prestiti segnati sui registri in Biblioteca nazionale centrale di Roma hanno inizio prima della lunga licenza di Franco Venturi del marzo 1942, trascorsa a Torino, concessa grazie alle pressanti richieste di Maria Perotti. Era presumibile che i loro scambi bibliografici avvenissero utilizzando i servizi postali, oppure in via diretta, in occasione delle visite piuttosto frequenti che lei fece ad Avigliano.

Alla morte di Maria Perotti, gli eredi, rappresentati da Ada Canali Venturi, figlia di Aldo, il primogenito di Adolfo, hanno donato l’archivio di Adolfo Venturi alla Scuola Normale di Pisa. Qui, nei Carteggi, sono presenti due lettere, inedite, inviate da Avigliano da Franco Venturi a Maria Perotti Venturi nel settembre 1942. Il loro contenuto fa riscontro ai prestiti di Maria Perotti nella Biblioteca nazionale di Roma e prova che i libri venivano spediti con regolarità, per posta, tra Roma e Avigliano16. Venturi le scriveva della sua vita in quel periodo con tono affettuoso e familiare, rassicurandola sulle sue condizioni di salute e sulla sua serena quotidianità. Le chiedeva anche di effettuare per lui nelle biblioteche romane una serie di ricerche bibliografiche, prima di prendere in prestito le edizioni necessarie per i suoi studi, confidando con evidenza nel suo rigore di studiosa. Era interessato soprattutto alla corrispondenza letteraria di Wilhelm von Humboldt e alle opere di Gottfried von Herder, ma sappiamo anche che molti dei prestiti romani riguardarono diverse edizioni delle opere di Montesquieu17.

Un lavoro complesso e molto ben organizzato, svolto da Maria Perotti sulla base di richieste bibliografiche solo indicative, formulate da Venturi senza avere a disposizione né bibliografie né cataloghi, e con buona probabilità da lei compiuto in più di una biblioteca romana. Sebbene il resto del carteggio sembri essere andato perduto, è comunque evidente che, grazie ai prestiti romani, Venturi poté portare avanti lo studio sul Settecento europeo e della lingua tedesca, nonché le traduzioni e le edizioni delle opere di Herder a lui affidate da Einaudi nel 1942.

Il quadro delle biblioteche di Franco Venturi negli anni trascorsi in Basilicata manca ancora di alcuni tasselli. Libri potrebbero essergli arrivati dalla Biblioteca Alessandrina di Roma, dove non sarà possibile verificare alcuna ipotesi se non al momento del ritrovamento dei registri del suo uso pubblico. Sembrano, invece, percorribili i riscontri nei registri della Biblioteca nazionale di Bari (in quel momento storico “consorziale”), e nella biblioteca privata di Benedetto Croce, sui quali saranno incentrati i passi successivi di questa ricerca.


Note

1 L’Archivio storico dell’AIB ha sede presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma. Alberto Petrucciani, che ne è stato responsabile dal 1997 al 2023, diede notizia delle lettere di Teresa Motta a Silvia Berti, che per prima le ha studiate per il Carteggio tra Benedetto Croce e Franco Venturi, in relazione proprio al periodo di internamento di quest’ultimo in provincia di Potenza negli anni 1941-1943.

2 La Provinciale oggi costituisce un polo bibliotecario cittadino unico, con sede e servizi comuni, insieme alla Biblioteca nazionale di Potenza, https://www.bnpz.beniculturali.it/site/sitereload/1, ultima consultazione di tutti i link: 2 gennaio 2024.

3 Per una ricostruzione completa della documentazione e dei fatti citati, mi permetto di rinviare ad Antonella Trombone, Teresa Motta: una bibliotecaria e “un anno di vicende memorabili”, con lettere inedite di Francesco Barberi e Manlio Rossi-Doria (1943-1949), presentazione di Alberto Petrucciani, Rionero in Vulture, Calice, 2020.

4 Antonella Trombone, Teresa Motta, in Simonetta Buttò, Alberto Petrucciani (a cura di), Dizionario dei bibliotecari italiani del Novecento, con la collaborazione di Andrea Paoli, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2022, pp. 563-564.

5 Simonetta Buttò, Francesco Barberi, in Dizionario biografico dei soprintendenti bibliografici (1919-1972), Bologna, Bononia University Press, 2011, pp. 45-56; Ead., Barberi, Francesco, in S. Buttò, A. Petrucciani (a cura di), Dizionario dei bibliotecari italiani del Novecento, cit., pp. 67-70.

6 Tra la vasta bibliografia su entrambi, si rinvia alle due biografie: Adriano Viarengo, Franco Venturi, politica e storia del Novecento, Roma, Carocci, 2014; Simone Misiani, Manlio Rossi-Doria: un riformatore del Novecento, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010. La citazione è tratta da Anne Lengyel Rossi-Doria, Dopo il 1934, in Manlio Rossi-Doria, La gioia tranquilla del ricordo: memorie 1905- 1934, Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 282-283.

7 Cfr. Francesco Barberi, Schede di un bibliotecario (1933-1975), Roma, Associazione italiana biblioteche, 1984, pp. 52, 59; Benedetto Croce, Franco Venturi, Carteggio, a cura di Silvia Berti, Bologna, Il Mulino, 2008, pp. L-LI: 37; Alberto Petrucciani, Storie di ordinaria dittatura: i bibliotecari italiani e il fascismo (1922-1942), in Libri e libertà, Manziana, Vecchiarelli, 2012, pp. 127-166: 147.

8 Cfr. Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce: l’internamento civile nell’Italia fascista 1940-1943, Torino, Einaudi, 2004, pp. 59-67; Archivio storico del Comune di Avigliano, Categoria XV, Pubblica sicurezza, 1942-43-04, Circolari internati.

9 Cfr. Giorgio Fabre, L’elenco: censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Zamorani, 1998, in particolare p. 353. La Prefettura di Potenza diramò la sua circolare (con lo stesso oggetto) il 30 aprile e il 7 maggio il preside della Provincia ne trasmise le disposizioni al direttore della Biblioteca provinciale. Rinvio, inoltre ad Alberto Petrucciani, Enrico Pio Ardolino, Autori sgraditi e lettori ebrei: il caso della Biblioteca universitaria di Napoli (1939-1943), “Le carte e la storia”, XXV, 2019, n. 2, pp. 97-108.

10 Per un’analisi delle biblioteche di Venturi in quel periodo, mi permetto di rinviare alle mie ricerche, ancora in corso: Antonella Trombone, Progetti di studio e viaggi dei libri: Franco Venturi in biblioteca nel periodo d’internamento (1941-1943), in Anna Bilotta (a cura di), Culture e funzione sociale della biblioteca: memoria, organizzazione, futuro: studi in onore di Giovanni Di Domenico, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2022, pp. 233-246; Ead., La libertà di studiare: libri dalla Biblioteca nazionale di Roma per Franco Venturi negli anni di internamento (1941-1943), “Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari»”, XXXVII, 2023, in corso di pubblicazione; Ead., Due lettere inedite di Franco Venturi a Maria Perotti nell’Archivio Adolfo Venturi: libri in prestito dalle biblioteche romane nel periodo di internamento, “Paratesto: rivista internazionale”, 20, 2023, in corso di pubblicazione.

11 Oltre gli articoli in «Giustizia e Libertà», e ai manoscritti dati alle stampe dopo la guerra, a Parigi pubblicò Denis Diderot, Pages inédites contre un tyran, introduction de Franco Venturi, Paris, GLM, 1937; Dom Deschamps, Le vrai système, ou Le mot de l’énigme métaphysique et morale, publié sous le patronage de la Société des textes français modernes par Jean Thomas et Franco Venturi, Paris, Droz, 1939; Franco Venturi, Jeunesse de Diderot (1713-1753), traduit de l’italien par Juliette Bertrand, Paris, Skira, 1939 (edito da Sellerio in italiano, dall’originale, con l’aggiunta di una Premessa nel 1988); Id., Dalmazzo Francesco Vasco (1732-1794), Paris, Droz, 1940, lavoro pubblicato anche come tesi dottorale.

12 Per una ricostruzione analitica delle letture e dei probabili prestiti locali in biblioteca a Potenza, cfr. Trombone, Progetti di studio e viaggi dei libri: Franco Venturi in biblioteca nel periodo d’internamento (1941-1943), cit.

13 Sugli studi di Venturi e sul patrimonio della Biblioteca provinciale in quel torno di anni, rinvio a Edoardo Tortarolo, Teresa Motta: una bibliotecaria e “un anno di vicende memorabili”, in “Storia e problemi contemporanei”, 83, 2020, n. 1, pp. 179-183.

14 I prestiti si trovano nei tre registri cronologici del prestito locale che contengono le richieste dal 27 maggio 1941 al 20 settembre 1943, conservati presso l’Archivio storico della Biblioteca nazionale centrale di Roma.

15 Maria Rosa Perotti (Voghera 4-5-1884 – Baiso 6-8-1973), di Giuseppe, ispettore scolastico, e Giuseppina Vaj, ebbe tre fratelli: Rosa (1888), docente di scienze negli istituti superiori, Cesare (1892), ingegnere, e Angelina, che morì nel 1924. Cfr. Archivio storico Scuola Normale Superiore di Pisa, Fondo Adolfo Venturi, Carteggio, XXVI, 2031-2037, Perotti; Archivio storico Sapienza Università di Roma, Personale docente, fasc. AS2678, Perotti Maria; ivi, fasc. AS247, Venturi Adolfo; Archivio Lionello Venturi, Sapienza Università di Roma, Corrispondenza, busta 3, fasc. 9, Commemorazione di Adolfo Venturi; ivi, fasc. 655, s.f. 24, Venturi Adolfo, 1934; Archivio di Adolfo Venturi, III, Introduzione al carteggio 1909-1941, a cura di Giacomo Agosti, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1992, pp. 77, 83. Giacomo Agosti, La nascita della storia dell’arte in Italia: Adolfo Venturi: dal museo all’università, 1880-1940, Venezia, Marsilio, 1996, pp. 187-188. Le informazioni sulla famiglia Perotti sono state fornite dall’Archivio storico civico di Voghera (PV) e dal Comune di Baiso (RE).

16 Archivio storico Scuola Normale Superiore di Pisa, Fondo Adolfo Venturi, Carteggio, XXXIV, 2700, Venturi Franco, VT V1 b41, 01, 02. Le lettere sono pubblicate, in trascrizione, in A. Trombone, Due lettere inedite di Franco Venturi a Maria Perotti nell’Archivio Adolfo Venturi, cit., in corso di pubblicazione.

17 Un’analisi dettagliata dei prestiti ricevuti dalla Biblioteca nazionale di Roma si trova in Trombone, La libertà di studiare, cit., in corso di pubblicazione.