Introduzione alla Storia della scuola italiana dalla prospettiva del corpo docente: fonti, formazione e proposte per ricerche future

An introduction to the History of the Italian school system from teachers’ perspective: sources, training and further suggestions

In apertura: Istituto magistrale “Virgilio” di Milano, 2019 (foto di Jwslubbock, Wikimedia Commons, https://commons.wikimedia.org/).

Le recenti riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) hanno posto in primo piano la scuola e il corpo docente, sia in campo politico che in alcuni settori scientifici. A problemi di lungo periodo si è aggiunta l’emergenza sanitaria del Covid, percepita come momento di crisi traumatica in un sistema già vulnerabile. Diversi elementi incoraggiano a ipotizzare che il biennio 2020-2021 rappresenti una svolta in un contesto scolastico e accademico che in realtà non è mai stato statico. Gli eventi attuali sono riconducibili a un percorso precedente e in casi come i 60 Cfu hanno legami forti con soluzioni precedenti nonostante le differenze di contesto.

A un anno dal Dpcm 4 agosto 2023, è utile proporre un quadro generale delle fonti. La mancanza di uno strumento introduttivo alla Storia della scuola diventa evidente quando ci si affaccia su un tema molto vasto in cui non è chiaro quali siano le fonti più significative anche tra le opere storiografiche. Nonostante anche la formazione docente sia oggetto di studi storici e pedagogici, sulle pratiche di tirocinio mancano opere di sintesi e alcuni tipi di fonti non sono stati ancora considerati con cura. Questo articolo vuole essere una prima guida in attesa di opere più complete.

Il tema scolastico attira spesso l’attenzione della cittadinanza quanto di diversi settori scientifici. Gli storici dell’educazione e della pedagogia sono i principali produttori delle ricerche sull’istruzione e su sotto-temi come la formazione docente1. Le tesi pubblicate possono fornire altre ricostruzioni interessanti per temi più o meno specifici; quindi, è sempre consigliabile consultare le raccolte accessibili2.

Siccome ci sono molti aspetti da indagare, è difficile trovare un’opera in cui siano ricostruiti in parallelo oppure nel dettaglio di una singola questione. Il volume curato da De Giorgi, Gaudio e Pruneri3 è la sintesi migliore e include una cronologia dei ministeri, però rimane un’eccezione e può risultare sommario su alcuni punti. Di altro genere è il volume di Nicola D’Amico, che approfondisce spesso le singole norme e fornisce molti spunti utili; tuttavia, il rigore della ricostruzione risente del linguaggio sensazionalistico4. Oggi sono poche le ricerche che riportano l’intera storia della scuola o sue parti, come i programmi, i problemi di inclusione, la questione di genere, le risorse, l’edilizia, l’amministrazione, l’associazionismo o altri sotto-temi diversi dal pensiero pedagogico.

Gli storici hanno dimostrato, invece, grande interesse per la scuola fascista, per la quale esiste la bibliografia più ampia. La scuola fascista gode di opere autonome di grande rilievo e una trattazione specifica in ogni altra opera, mentre il periodo repubblicano è ricostruito solo in opere di carattere generale. Il punto di svolta per la scuola del 1922-1943 è senza dubbio lo studio di Jurgen Charnitzky, che ricostruì la storiografia prodotta fino al 1996 e aggiunse la propria ricerca esaustiva e originale5. Dagli anni Novanta in poi si possono elencare numerosi studi, tra cui spiccano quelli di Monica Galfré e Giuseppe Ricuperati6. Il fascismo pone al centro questioni cruciali, come la sottovalutazione del suo impatto e il ruolo politico dell’istruzione; tuttavia, l’interesse storico dovrebbe avere una cura specifica anche per periodi successivi, come nel volume curato da Marco Campione ed Emanuale Contu sull’autonomia scolastica7. Il carattere apertamente politico dell’opera non riduce il rigore dei contributi e delle soluzioni proposte. Rimane comunque necessario pubblicare ricostruzioni storiche autonome dal dibattito politico, nonostante non sia possibile eliminarne il carattere militante.

Un simile carattere si può trovare nelle ricerche economiche, per cui le ricostruzioni più rilevanti risalgono agli anni Settanta, svolte da Enrico Luzzati e Giovanni Vigo8. Oltre a questi, si può rintracciare un interesse per l’istruzione in relazione al “capitale umano”9. Oggi esistono molte più fonti accessibili per ricostruzioni economiche e demografiche, ma i dati messi a disposizione dall’Istat, dal Portale unico dei dati della scuola e dalle indagini internazionali (Eurostat, Ocse) non sono stati ancora usati per una sintesi anche limitata. Nonostante si scriva spesso con rabbia dei tagli alla scuola, la spesa pubblica non è ancora stata indagata nel suo complesso per rilevarne la portata o i processi per voce di spesa e livello d’istruzione. La prospettiva economica rimane astratta o contestata a favore dei soli aspetti culturali.

Tab. 1. Spesa in istruzione per programma di spesa in migliaia di euro a prezzi correnti, esercizi finanziari 2013-2022. Fonte: elaborazione su Banca dati delle amministrazioni pubbliche https://openbdap.rgs.mef.gov.it/, ultima consultazione: 20 giugno 2024.

 

Oltre i volumi monografici o collettanei, sono utili i contributi delle riviste scientifiche e di settore, che possono offrire ricostruzioni su temi particolari o fonti dirette su fenomeni come la ricerca didattica. Alcune di queste riviste italiane ed estere sono in Open Access e forniscono quindi una bibliografia preziosa anche per selezionare temi e fonti10. In biblioteca è invece più facile trovare le riviste di settore o delle associazioni di categoria, come Insegnare (Cidi), Cooperazione educativa (Mce) e Annali di Storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche.

Lo scopo politico non riduce il valore delle fonti scolastiche. Il fine “pubblico”, anche solo informativo, si manifesta in modo più sottile anche in volumi rivolti agli aspiranti insegnanti. Spesso i manuali di didattica o pedagogia includono ricostruzioni storiche più o meno ampie, ma comunque significative. In primo luogo, la presenza di interpretazioni o dettagli interessanti può valere il tempo necessario per la consultazione. Sul tema specifico della formazione docente, inoltre, i manuali rappresentano una fonte indispensabile sui materiali accessibili e sulle sensibilità didattiche proposte11. Gli autori esprimono sempre un profilo professionale e/o politico del corpo docente. Più in generale, gli strumenti rivolti al corpo docente sono fonti primarie e secondarie interessanti, così come i convegni e gli studi prodotti dai centri di formazione12.

Sul versante politico e amministrativo è possibile accedere a molte più fonti, grazie ai portali e ai database delle istituzioni pubbliche. Senza dubbio gran parte delle fonti si trova nei fondi dei provveditorati negli archivi di Stato e negli archivi ministeriali, ma i siti istituzionali possono dare informazioni recenti preziose13. Circolari, accordi di rete, sedute parlamentari, documenti delle commissioni, la Gazzetta ufficiale e altri documenti normativi, progetti didattici, opportunità di finanziamento a vari livelli: queste e altre fonti possono emergere da una ricerca online e raffinare la ricostruzione, anche con riproduzioni di norme ottocentesche.

Per riassumere la storia dell’istruzione dello stato unitario si può prendere come punto di partenza l’istituzione del Ministero della pubblica istruzione (Mpi) del Regno di Sardegna, nel 1844. Gli stati preunitari sono stati cruciali nel porre le condizioni di partenza del sistema scolastico italiano, soprattutto con esperienze longeve come la Scuola normale di Pisa di origine napoleonica e le riforme austriache nel Lombardo-Veneto. Il 1844 è anche la data di fondazione della Scuola di metodo a Torino, da parte del sacerdote lombardo Ferrante Aporti, primo modello per le future Scuole normali, poi magistrali. Tuttavia, è l’amministrazione piemontese che compie i primi passi per unificare il sistema scolastico tra 1859 e 1871. La base normativa, infatti, viene posta col R.D. 13 novembre 1859, n. 3725 (“legge Casati”) durante la guerra contro l’Austria. In tale periodo incerto, la legge rientrava in un programma di riordino dei ministeri, possibile grazie ai pieni poteri. Alla Lombardia e a gran parte della penisola fu esteso un sistema scolastico gerarchico, con un obbligo breve e solo formale, imperniato sull’istruzione secondaria classica e sul controllo ministeriale, fortemente segregato per genere, reddito e regione. La Casati ha dato una struttura longeva, di cui si possono trovare tracce normative fino a tempi recenti.

Nel periodo tra 1861 e anni Novanta si può riscontrare una struttura ramificata che è stata soggetta a processi graduali di adattamento. All’inizio troviamo un sistema separato in quattro rami, con una chiara gerarchia che si rifletteva anche nella formazione docente: all’apice, l’istruzione elitaria e di alta cultura, legata alle facoltà letterarie e giuridiche, ai Licei classici e alla selezione sociale, “meritocratica” nonostante il ruolo dell’estrazione sociale, al cui interno si “riproduceva” il corpo docente; l’istruzione elementare e, con pochi anni in più, la formazione magistrale; l’istruzione tecnica e scientifica, che anche con specifici corsi superiori non dava accesso a tutte le facoltà universitarie; infine, l’istruzione professionale, artistica o propedeutica al lavoro manuale. L’istruzione prescolare fu invece trascurata a lungo ed è stata l’ultima a essere normata dallo Stato anche per quanto riguarda l’abilitazione all’insegnamento14.

Tab. 2. Normativa varata sull’obbligo scolastico (1859-2023), con Ministeri responsabili, durata in anni e fascia d’età. Fonte: elaborazione delle ricerche consultate, Gazzetta ufficiale e Costituzione.

 

Dalla fine dell’Ottocento ma soprattutto dagli anni Trenta si possono individuare una serie di tendenze generali, prime fra tutte la statalizzazione e l’estensione dell’obbligo scolastico fino a creare un ramo unico e inclusivo. I tre rami “inferiori” si svilupparono in parallelo senza intaccare il primato umanista, nonostante l’estensione graduale della durata degli studi. Gli anni Sessanta segnano il primo traguardo del pareggiamento dei rami dell’istruzione, con la Scuola media unica (1962), la liberalizzazione degli accessi universitari (1969) e la progressiva democratizzazione della vita scolastica coi “decreti delegati” (1974). Prima dell’equiparazione dei titoli secondari, si rintraccia una tendenza di ogni ramo ad avere i propri sbocchi nell’istruzione terziaria, come le Facoltà di magistero, escluso l’avviamento professionale. Per superare alcuni residui ottocenteschi sarà necessario attendere gli anni Novanta, grazie alle facoltà di Scienze dell’educazione e della formazione primaria (1998), alle Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario (Ssis, 1999-2008) e ai tentativi di riordino dei cicli scolastici tra 1998 e 2010. Soprattutto per la scuola secondaria, la professionalizzazione è stata più precaria, con diverse riforme in successione nel corso di 14 anni (Tfa e Pas, Fit, 24 Cfu, 60 Cfu e regime di deroga).

Tra 1844 e 2024 non c’è stato un progresso incontrovertibile e lineare: sono state numerose le riforme mai varate, abrogate o mai applicate appieno, le condizioni sono sempre state disomogenee sul territorio e l’apporto personale ha sempre una forte influenza sulla vita scolastica. Durante il fascismo si è assistito alla radicalizzazione di posizioni conservatrici, ma sono state anche gettate le basi per la Scuola media unica (1943) e la modernizzazione dell’editoria scolastica. La svolta della Costituzione non ha impedito di creare istituti retrogradi nel nome quanto nell’ordinamento, come gli Istituti tecnici femminili, abrogati di fatto solo nel 201015. La Storia dell’istruzione è quindi complessa da qualsiasi prospettiva, da quella più classica (culturale e normativa) a quelle trascurate o recenti (economica e di genere). Due secoli di storia e la pervasività delle istituzioni educative rendono una qualsiasi sintesi inadeguata, per quanto indispensabile.

La sintesi qui proposta si basa su una periodizzazione bipartita. Si possono individuare transizioni cruciali che distinguono gli ultimi trent’anni dal periodo precedente, in cui alfabetizzazione, industrializzazione e crescita hanno accomunato le diverse fasi politiche, liberale, fascista e repubblicana. Dalle serie storiche Istat si può constatare la stabilizzazione della popolazione scolastica fino alla scuola secondaria superiore, con l’avvento effettivo dell’istruzione di massa e l’ingresso a scuola di studenti stranieri. Il contesto internazionale acquisisce sempre più importanza con la cooperazione sovranazionale e il recepimento di nuove esigenze formative, anche per i problemi di inclusione e di genere, mentre la disponibilità di ricerche e modelli cresce col Web. La tardiva democratizzazione degli anni Settanta doveva essere rinforzata dal riconoscimento dell’autonomia universitaria (1989) e scolastica (1997-2000); tuttavia, l’autonomia scolastica rimane un problema aperto sul piano politico, didattico e organizzativo.

Un tema rilevante è la formazione docente, le cui pratiche di tirocinio hanno quasi una storia a parte, ma rappresentativa degli atteggiamenti verso l’istruzione e l’insegnamento pubblico. Sempre negli anni Novanta è stato recepito un modello diverso dal secolo precedente, ma nella scuola secondaria l’idea di una professionalità specifica e impegnativa rimane debole, favorendo l’instabilità dei percorsi formativi. È necessario promuovere ricerche cooperative, che possono essere esaustive solo con l’apporto di diverse figure professionali, dagli insegnanti ai settori scientifici più coinvolti, come Pedagogia, Sociologia, Storia e le didattiche disciplinari. La divulgazione in rete degli esiti tramite un centro nazionale renderebbe più facile ampliare le ricerche e fornire più fonti primarie. Data l’importanza del tema, è fondamentale un luogo fisico e virtuale dove diverse linee di ricerca possano convergere e dove si possano trovare le informazioni essenziali per orientarsi come ricercatori e ricercatrici. Un simile centro, coinvolgendo la cittadinanza e le comunità scolastiche, potrebbe avere un impatto concreto sulla vita pubblica.


Note

1 Tra i titoli più recenti, a titolo d’esempio: Giuseppe Bertagna, Francesco Magni (a cura di), Lauree e abilitazione all’insegnamento. Analisi del presente, tracce di futuro, Roma, Edizioni Studium, 2022; Matteo Morandi, La fucina dei professori. Storia della formazione docente in Italia dal Risorgimento a oggi, Brescia, Scholé, 2021.

2 Giulia Civettini, L’edilizia scolastica nel Nord Italia. Sviluppi e progetti tra XIX e XX secolo, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, a.a. 2014-15, relatori prof.ssa Elisabetta Molteni, prof. Marco Fincardi; Ida Sangiuliano, Il diritto all’istruzione tra sussidiarietà e autonomie. Rischi dell’autonomia differenziata per la scuola in Italia, Università di Bologna, 2022-2023, relatori prof.ssa Alessandra Cantagalli, prof. Carlo De Maria; Laura Toffanin, L’ora di religione in Italia. Riflessione filosofica su opportunità e rischi di un insegnamento religioso nelle scuole, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, a.a. 2011-12, relatore prof. Paolo Pagani.

3 Fulvio De Giorgi, Angelo Gaudio, Fabrio Pruneri, Manuale di Storia della scuola italiana. Dal Risorgimento al XXI secolo, Brescia, Scholé, 2019.

4 Nicola D’Amico – Storia e storie della scuola italiana dall’Unità ai giorni nostri – 2010 – SISSCO, https://www.sissco.it/recensione-annale/nicola-damico-storia-e-storie-della-scuola-italiana-dallunita-ai-giorni-nostri-2010/, ultima consultazione di tutti i link: 5 giugno 2024.

5 Jurgen Charnitzky, Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime, 1922-1943, Scandicci, Nuova Italia, 1996; Cesp, Gianluca Gabrielli, Davide Montino (a cura di), La scuola fascista. Istituzioni, parole d’ordine e luoghi dell’immaginario, Verona, Ombre corte, 2009, p. 23, nota 3.

6 A titolo d’esempio: Monica Galfré, Il regime degli editori. Libri, scuola e fascismo, Roma-Bari, Laterza, 2005; Giuseppe Ricuperati, Storia della scuola in Italia: dall’Unità a oggi, Brescia, La scuola, 2015.

7 Marco Campione, Emanuele Contu (a cura di), Liberare la scuola. Vent’anni di scuole autonome, Bologna, Il Mulino, 2020.

8 Enrico Luzzati, Introduzione allo studio delle spese pubbliche per l’istruzione in Italia, in “Annali della Fondazione Luigi Einaudi”, 1970, n. 4, pp. 75-160; Giovanni Vigo, Istruzione e sviluppo economico in Italia nel secolo XIX, Torino, ILTE, 1971. Un altro studio è stato promosso dal Cidi: Cidi, L’aggiornamento nel bilancio del Ministero P.I., in “Quaderni”, 1979, n. 2, pp. 172-174.

9 Federico Cingano, Piero Cipollone, I rendimenti dell’istruzione, in “Questioni di economia e finanza”, 2009, n. 53; Angelia Maria Girelli Bocci, L’investimento pubblico in capitale umano ieri e oggi in Italia, in Marco Teodori, Rosa Vaccaro (a cura di), Studi in onore di Angela Maria Bocci Girelli, Milano, Franco Angeli, 2012; Claudia Goldin, Human capital, in Claude Diebolt, Michael Haupert (eds.), Handbook of Cliometrics, Berlin, Springer, 2016.

10 Michele Caputo, Maria Teresa Moscato, Il modello TFA/PAS e la professionalizzazione dell’insegnante: un primo bilancio, in “Formazione, lavoro, persona”, 2014, n. 12, pp. 104-116; Andrea Strano, Riconoscere le competenze per formare la professione docente. Il caso TFA, in “Formazione&Insegnamento”, 2013, n. 11/3, pp. 223-231.

11 Maria Teresa Moscato, Preadolescenti a scuola. Insegnare nella scuola secondaria di primo grado, Milano, Mondadori, 2013; Walter Panciera, Andrea Savio, Manuale di didattica della storia. Formazione e aggiornamento per i docenti di scuola secondaria, Milano, Le Monnier, 2022.

12 Saverio De Dominicis, Guida al tirocinio scolastico o Pedagogia applicata per le Scuole normali e i maestri, Torino, Paravia, 1899; Rita Gatti, Vanna Gherardi, Il tirocinio didattico: teoria e pratica, Roma, Armando, 1988; Sandra Gavazzi, Gloria Giudizi, Simonetta Ulivieri (a cura di), Dal banco alla cattedra. Didattica e tirocinio formativo per l’insegnamento nella scuola secondaria, Pisa, Edizioni ETS, 2002.

13 Home page | WebTV, https://webtv.camera.it/; Ministero dell’educazione nazionale, Esperimenti di lavoro svolti nella scuola fascista. Anno scolastico 1939/40-XVIII, Roma, Istituto poligrafico dello Stato, 1940.

14 Legge 13 luglio 2015, n. 107. Si possono consultare anche pubblicazioni degli enti locali: Servizio scuole per l’infanzia, Proposte ed esperienze per la scuola dell’infanzia, Torino, Assessorato per l’istruzione, 1979.

15 Camera dei deputati – Atti di indirizzo e controllo, Interrogazione a risposta scritta 420931 presentata da Napoli Angela (Alleanza nazionale) in data 1998-11-24, legislatura XIII, 24 novembre 1998.