L’Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali dalle carte dell’Archivio di Stato di Ravenna

The Administration for Italian and International Welfare Activities from the records of the State Archives of Ravenna

In apertura: manifesto del 1952 che illustra un’iniziativa assistenziale dell’Aai, ovvero il piano alimentare (Archivio di Stato di Ravenna, Fondo “Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali”, b. 12).

1. L’Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali dalle carte dell’Archivio di Stato di Ravenna

L’Archivio di Stato di Ravenna – in particolare il Fondo Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali1 – custodisce documenti riguardanti una parte fondamentale della storia dell’Italia del secondo dopoguerra. Purtroppo, però, questa parte è solitamente trascurata dalla storiografia, fatta eccezione per il testo curato da A. Ciampani, L’Amministrazione per gli Aiuti Internazionali, edito nel 2002 da Franco Angeli. Le carte dell’archivio a cui si fa riferimento trattano dell’attività dell’Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali (Aai) tra gli anni Cinquanta e Settanta sia a livello nazionale che provinciale. Partendo da questi documenti, l’obiettivo di questo articolo è quello di fornire in primo luogo un quadro generale del funzionamento, degli obiettivi e dei principali interventi dell’Aai a livello nazionale per poi soffermarsi sul caso concreto della sua azione in provincia di Ravenna negli anni Cinquanta. Prima di entrare nel funzionamento concreto di questo ente assistenziale, è bene accennare, per le implicazioni che ciò comporta, alle diverse tipologie di documenti d’archivio che trattano questo tema. Infatti, le carte utili a spiegare l’attività dell’Aai a livello nazionale sono principalmente documenti della Presidenza del Consiglio dei ministri; invece, la maggioranza di quelle che trattano della provincia di Ravenna sono relazioni redatte dall’Ufficio provinciale e articoli di giornali quali “il Resto del Carlino”, “la Voce di Romagna”, “l’Avvenire d’Italia”, “il Piccolo” e “l’Argine”.

2. L’Aai a livello nazionale

Per comprendere la nascita dell’Aai bisogna risalire al novembre del ’43, quando venne istituita a Washington la United Nations Relief and Rehabilitation Administration (Unrra). Questo ente, finanziato per i tre quarti dagli Stati Uniti, nacque per fornire aiuti ai paesi membri delle Nazioni Unite. Dal ’45, però, esso iniziò ad aiutare anche altri paesi, tra cui l’Italia, che al termine della Seconda guerra mondiale si trovava in una situazione molto difficile dal punto di vista economico, sociale e politico-istituzionale. Così, nel ’46 fu istituita la Delegazione del governo italiano per i rapporti con l’Unrra. Gli aiuti ricevuti dall’Italia ammontarono complessivamente a poco più di 418 milioni di dollari, la maggioranza dei quali fu destinata al welfare service, ovvero al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione attraverso un programma di assistenza alimentare e sanitaria2. Oltre a ciò, grazie a questi aiuti arrivarono in Italia anche materiali volti a favorirne la ripresa industriale, seppure in quantità insufficienti. Infine, una minima parte dei fondi fu destinata anche alla riabilitazione del settore agricolo3. Nonostante l’importanza di questi aiuti, l’Unrra era pur sempre un organismo di carattere emergenziale e questo ormai non era più sufficiente. Infatti, la situazione nazionale e le dinamiche internazionali avevano portato al radicamento dell’idea della necessità di un’attività di assistenza e di sviluppo sociale coordinata dallo Stato. Fu per questa ragione che il 19 settembre del ’47 la Delegazione Unrra venne trasformata nell’Amministrazione per gli aiuti internazionali, ovvero una struttura più saldamente inserita nell’amministrazione dello Stato4. Inizialmente, l’Aai funse da ponte tra il governo italiano e quello statunitense controllando gli aiuti americani. Dal ’50, però, questo ente, osteggiato dagli ambienti governativi, fu marginalizzato nella gestione dell’European Recovery Program, meglio conosciuto come piano Marshall, e quindi l’Aai si focalizzò sul terreno dell’intervento assistenziale. Per questa ragione, il 9 aprile del ’53 si modificò il decreto precedente e l’ente venne denominato Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali. L’Aai dipese dalla Presidenza del Consiglio dei ministri fino al ’62, quando passò, fino al ’77, al Ministero dell’Interno. Questo passaggio significava che l’attività dell’ente stava ormai volgendo al termine. Infatti, si ridussero progressivamente gli interventi diretti, che nella fase precedente erano stati invece molto consistenti5. È per questa ragione, quindi, che questo articolo fa riferimento alle attività svolte dall’Aai nel periodo compreso tra la fine degli anni Quaranta e la fine del decennio successivo, quando l’attività diretta fu più consistente. È importante sottolineare, però, che l’Amministrazione, sebbene saldamente inserita nello Stato, godette di larga autonomia. Infatti, dato che interveniva in settori che variavano continuamente poiché dipendenti dall’evolversi della situazione sociale, essa doveva godere di una grande libertà di azione al fine di potersi adattare ai cambiamenti nel minor tempo possibile.

L’obiettivo primario dell’Amministrazione divenne quindi l’assistenza alle persone più vulnerabili, ovvero agli anziani e in modo particolare ai minori, che furono i principali destinatari di diverse iniziative volte a migliorarne l’alimentazione, l’istruzione e il tempo libero. Infatti, il primo intervento, e uno dei più consistenti, dell’Aai fu il programma alimentare, proseguito fino ai primi anni Sessanta. Questo consisteva nella somministrazione gratuita giornaliera di viveri a bambini, madri e anziani con lo scopo di sopperire allo stato di denutrizione e malnutrizione in cui versava larga parte della popolazione italiana6. Soprattutto dagli anni Cinquanta, poi, l’Amministrazione intervenne in diversi altri settori. Tra tutte le iniziative, è indispensabile menzionare il programma di ricostruzione edilizia Unrra-Casas7 e le attività di assistenza per le scuole materne e di servizio sociale, per i soggiorni di vacanza estiva, per le attività sociali ed educative del Mezzogiorno, per le case di cura per anziani, per l’assistenza ai profughi stranieri e, infine, alcune iniziative per l’agricoltura. L’Amministrazione riuscì a portare avanti un così consistente numero di iniziative, per le quali le sole risorse stanziate dallo Stato non sarebbero state sufficienti, grazie anche alle collaborazioni internazionali. Tra queste, furono particolarmente rilevanti le collaborazioni con il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), con l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) e con l’International Refugees Organisation (Iro). Più nel dettaglio, l’Unicef contribuì alla messa in atto del piano alimentare – stanziò infatti 1 milione di dollari in macchinari per centrali del latte –, favorì programmi volti alla cura dei neonati prematuri o con difficoltà fisiche e inoltre finanziò il programma edilizio Unrra-Casas. Per quanto riguarda l’Onu, diede anch’esso un supporto fondamentale al programma alimentare. Infine, la collaborazione tra l’Aai e l’Iro riguardò l’assistenza ai profughi stranieri, di cui l’Amministrazione si occupò dal novembre del ’508.

3. L’attività dell’Aai in provincia di Ravenna

La provincia di Ravenna può essere utilizzata come esempio per spiegare l’organizzazione dell’Aai a livello provinciale in quanto la gestione locale delle attività assistenziali presentava aspetti simili al resto del territorio italiano. Per comprendere meglio quali furono le principali iniziative portate avanti in questi territori e la loro gestione è utile tuttavia fare una premessa. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la provincia versava in una situazione molto difficile per diverse ragioni. In primo luogo, i suoi territori, in parte situati lungo la Linea Gotica, furono teatro diretto del conflitto per alcuni mesi tra il ’44 e il ’45 e ciò comportò notevoli danni materiali, morali e organizzativi. Inoltre, il tasso di disoccupazione era alto ancora nei primi anni Cinquanta, soprattutto tra i braccianti agricoli, cosa che si doveva in parte al fatto che dal ’48 molte famiglie delle zone montane emigrarono verso la pianura. Infine, queste zone erano tanto politicizzate che si aveva l’influenza di parte anche su atti non strettamente politici, il che ostacolò il coordinamento di diverse iniziative, anche assistenziali. Data la situazione, quindi, un efficace intervento assistenziale era fortemente necessario9.

L’Aai era dotata di una struttura periferica estremamente articolata per poter assolvere bene i suoi obiettivi: c’erano gli ispettorati generali, gli uffici provinciali, noti come Upaai, e i comitati comunali. Più nello specifico, l’Upaai di Ravenna era guidato da Amedeo Montanari e doveva promuovere e favorire la realizzazione dei programmi di assistenza nei campi previsti dall’Aai. Ad esempio, riceveva le richieste di assegnazione di contributi alimentari; veniva consultato per l’organizzazione e la realizzazione delle varie iniziative e si occupava di cercare i finanziamenti necessari alla messa in atto delle prestazioni assistenziali. Al fine di provvedere nel migliore dei modi alle molteplici necessità assistenziali, l’Ufficio provinciale di Ravenna collaborò con altri enti assistenziali, sia a carattere nazionale (la prefettura, il provveditorato agli studi, l’Ente nazionale per la protezione morale del fanciullo, il Centro Italiano Femminile, la Pontificia Opera di Assistenza, ecc.), sia locale (le amministrazioni comunali, l’Ente comunale di assistenza, i patronati scolastici, le parrocchie, ecc.). La collaborazione tra l’Upaai e gli enti a carattere nazionale si basava sulla comune partecipazione a comitati provinciali, all’infuori dei quali ogni ente operava per conto proprio rispettando le volontà degli uffici superiori. Invece, la collaborazione tra l’Upaai e gli enti locali era profondamente diversa: spesso si rivelò diretta ed efficace consentendo all’Ufficio di essere a conoscenza di tutto quanto era svolto nella provincia a livello assistenziale10.

Entrando ora più nel dettaglio riguardo alle principali, sebbene non uniche, attività portate avanti dall’Upaai di Ravenna, esse furono la gestione del piano alimentare, l’assistenza ad asili infantili e l’addestramento professionale negli istituti per ragazzi. Per quanto riguarda il programma alimentare, inizialmente aveva come fine la risoluzione dei bisogni immediati della società, mentre dai primi anni Cinquanta la sua messa in atto fu funzionale anche al miglioramento di altri servizi come asili, scuole, colonie estive e istituti di ricovero per ragazzi e per anziani. Nelle province il piano di assistenza alimentare era svolto tramite gli Upaai, i quali, collaborando con le prefetture, assegnavano le razioni di viveri dell’Amministrazione e il contributo del Ministero dell’Interno a quegli enti che si impegnavano ad assistere gratuitamente i bambini appartenenti alle famiglie con più necessità e gli anziani. Nel caso specifico della provincia di Ravenna, la messa in atto del piano alimentare, organizzata a Palazzo Rasponi, fu massiccia: l’attività fu portata avanti fino alla metà degli anni Sessanta e toccò direttamente gran parte della popolazione. I generi alimentari distribuiti erano soprattutto farina, pasta e riso, marmellata, formaggio, carne, zucchero e prodotti in scatola. Per farsi un’idea più concreta dello spessore di questa iniziativa, si pensi che soltanto nel ’52 i beni alimentari elargiti ammontarono a 2.200 quintali11. Queste risorse erano ripartite tra vari centri: quelli che più beneficiarono di questi aiuti furono gli asili infantili (94 nel ’53) e i refettori scolastici (64 nel ’53); mentre quelli che ne beneficiarono in minor numero furono gli istituti di ricovero per anziani (16 nel ’53). Inoltre, tra gli enti ammessi alla somministrazione gratuita di generi alimentari da parte dell’Aai c’erano le colonie estive. Questi centri avevano funzioni sanitarie, educative e soprattutto alimentari a favore dei bambini e, data la scarsità delle risorse a loro disposizione, il rifornimento gratuito di viveri e attrezzature da parte dell’Aai risultò decisiva. L’Ufficio provinciale di Ravenna aiutava in questo modo circa trenta colonie.

L’assistenza ad asili infantili, ovvero per bambini da 3 a 6 anni, fu la seconda delle principali attività portate avanti dall’Amministrazione in provincia di Ravenna. L’importanza di quest’iniziativa risulta particolarmente evidente poiché fino a metà degli anni Cinquanta vi fu un grave problema nella distribuzione degli asili. Infatti, in certe località in cui, data la dimensione e il numero di abitanti sarebbe stato sufficiente un asilo, ce n’erano due, spesso sorti in antagonismo per ragioni politiche o professionali. Invece, almeno ventotto frazioni di comuni della provincia di Ravenna ne erano completamente privi ancora nel ’54. Inoltre, gli unici asili in buone condizioni erano quelli comunali, che costituivano soltanto il 20% del totale in questi anni12. L’Aai, oltre ad offrire assistenza alimentare a tutti gli asili per sette mesi l’anno, nel ’55 decise di creare scuole materne a gestione diretta, vale a dire completamente arredate e mantenute a carico dell’Amministrazione, insegnanti compresi, e in cui i bambini venivano ospitati gratuitamente. Nella provincia di Ravenna le scuole a gestione diretta dell’Aai furono quattro: a Porto Fuori, a San Cassiano di Brisighella, a Taglio Corelli e a S. Bernardino. Nonostante la necessità e l’importanza di queste strutture, esse si scontrarono, però, con diversi problemi. Innanzitutto, dal momento che nelle località frazionali mancavano quasi tutti, per non dire tutti, i servizi assistenziali più comuni, come asili nido e doposcuola, spesso si esigevano dalle scuole materne Aai anche prestazioni che invece non spettavano a queste strutture. Questo accadde, ad esempio, nella scuola materna a Porto Fuori, dove l’Upaai intervenne ottenendo dal Patronato scolastico di Ravenna l’istituzione di un doposcuola estivo per i bambini di più di sei anni. Un altro problema frequente era costituito dai rapporti con la parrocchia, l’ente solitamente convenzionato a queste scuole. Infatti, le parrocchie avevano lo scopo di accogliere il maggior numero di bambini possibile senza riguardo per l’età, il che, nonostante rispondesse ad un’esigenza dei genitori, ostacolava i progetti educativi, alimentari e assistenziali in genere. Inoltre, spesso l’insegnante laica poteva avere difficoltà ad inserirsi nell’ambiente della parrocchia13.

Infine, l’ultima delle tre principali attività portate avanti dall’Aai a Ravenna fu l’addestramento professionale per ragazzi e ragazze degli istituti di ricovero, ossia gli orfanotrofi. Questo programma nacque nel ’52 con l’obiettivo di dare ai ragazzi privi di sostegno da parte dei congiunti un addestramento professionale, di durata triennale, che consentisse loro di inserirsi nel mondo del lavoro trovando un’occupazione una volta usciti dagli istituti. Oltre all’innegabile importanza sociale, questo programma tentava anche di colmare la carenza di lavoratori qualificati e specializzati che c’era in Italia nel secondo dopoguerra a fronte di una grande massa di lavoratori generici14. Ben otto istituti della provincia di Ravenna aderirono a questo programma l’anno in cui fu istituito. Tra questi, sono ricordati in particolare il Buon Pastore di Ravenna, quello di Villa San Martino, la Piccola casa della Provvidenza di Faenza e la Casa Suore Dorotee di Casola Valsenio. L’Aai si occupò di assegnare a questi istituti diversi materiali e utensili indispensabili allo svolgimento dei corsi. Infatti, solo nel ’53 spese in queste zone più di tre milioni di lire, la maggior parte delle quali fu utilizzata per l’acquisto di macchinari – macchine per maglieria e da cucire, macchine da scrivere, banchi da lavoro per falegnami, ecc. –, mentre la somma restante venne destinata a materiale di rapido consumo, utensili e compensi per gli addestratori. Come ci si può aspettare, le attività proposte nei corsi di addestramento professionale erano diverse tra istituti maschili e femminili. Negli istituti per ragazze le attività previste erano solitamente taglio, cucito, ricamo, rammendo, trapunto, maglieria e stenodattilografia; in quelli per ragazzi, invece, i programmi riguardavano soprattutto falegnameria, meccanica e tipografia. Complessivamente, in provincia di Ravenna l’Aai organizzò dodici corsi di addestramento, a cui parteciparono ben 137 ragazzi e 130 ragazze15.

4. Conclusioni

I documenti contenuti nell’Archivio di Stato di Ravenna consentono quindi di colmare un’importante lacuna della storiografia italiana fornendoci un quadro dell’azione dell’Aai sia a livello nazionale che provinciale. Emerge così che questo ente beneficiò milioni di persone, soprattutto bambini e ragazzi, favorendo la ripresa dell’Italia nel secondo dopoguerra e contribuendo, almeno in parte, al raggiungimento di uno stato di welfare. Nonostante ciò, però, i documenti consultati non nascondono le diverse difficoltà di questo ente. Innanzitutto, a livello nazionale l’Aai non riuscì ad assicurarsi la gestione dei fondi del Piano Marshall, come invece si era proposta. Inoltre, dal caso della provincia di Ravenna traspare la problematicità della collaborazione tra gli Upaai e le sedi provinciali di altri enti assistenziali, sia nazionali che locali, il che necessariamente condizionò la piena riuscita di alcune iniziative dell’Amministrazione. Infine, da tutti i documenti consultati emerge la grande dipendenza di questo ente dagli Stati Uniti, verso cui l’Aai promosse un vero e proprio piano di propaganda16. Il Fondo Aai, di cui questa ricerca costituisce solo una prima ricognizione, merita sicuramente di essere approfondito ulteriormente per capire non solo in maniera più precisa il funzionamento dell’Aai, ma anche le idee e i valori che essa promuoveva.


Note

1 Il Fondo è costituito da 53 buste, per questo articolo sono stati utilizzati i documenti della busta 12 in quanto riguardante principalmente i rapporti internazionali e le attività di studio e di programmazione assistenziale svolta dall’Aai, dalla sua nascita fino ai primi anni Sessanta.

2 Enrico Miletto, «Aid and relief». L’assistenza Unrra in Italia, 1944-1947, in “Nuova rivista storica”, 2021, n. 105, pp. 503-527.

3 Francesca Fauri, Il Piano Marshall e l’Italia, Bologna, Il Mulino, 2010.

4 Documenti della Presidenza del Consiglio dei ministri sull’Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali, s.d., in Archivio di Stato di Ravenna (d’ora in poi Asra), Fondo Amministrazione per le attività assistenziali italiane e internazionali (d’ora in poi Fondo Aai), b. 12, fasc. 1.

5 Andrea Ciampani (a cura di), L’Amministrazione per gli Aiuti Internazionali. La ricostruzione dell’Italia tra dinamiche internazionali e attività assistenziali, Milano, Franco Angeli, 2002.

6 Documenti della Presidenza del Consiglio dei ministri sull’Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali, s.d., in Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

7 Attività Assistenziale dell’Amministrazione Aiuti Internazionali negli anni 1945-1949. Tavole statistiche estratte dall’annuario statistico italiano 1949-50, 1951, in Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

8 Documenti della Presidenza del Consiglio dei ministri sull’Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e Internazionali, s.d., in Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1

9 Relazione annuale 1954, s.d., in Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

10 Ibid.

11 Attività dell’Ufficio Provinciale Aiuti Internazionali di Ravenna nel 1952, s.d., in Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

12 Relazione annuale 1954, s.d., in Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

13 Relazione sulle scuole materne Aai e sugli asili infantili assistiti dall’Aai con il programma alimentare, 16 novembre 1955, in Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

14 Attività dell’Ufficio Provinciale Aiuti Internazionali di Ravenna nel 1952, s.d., Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

15 L’attività assistenziale svolta dall’Aai in provincia di Ravenna durante l’anno 1953, s.d., Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 1.

16 Lettera “Caro amico scolaro”, s.d., Asra, Fondo Aai, b. 12, fasc. 3.