Olympe de Gouges in Italia: nuovi spunti e percorsi per la public history

Olympe de Gouges in Italy: new ideas and paths for public history

In apertura: copertina del volume Una dichiarazione sovversiva. Olympe de Gouges e noi, a cura di Vittorina Maestroni e Thomas Casadei, con una graphic novel di Claudia Leonardi, Modena, Mucchi, 2022.

Premessa. Una “felice” riscoperta

È data dalla circostanza delle celebrazioni per il bicentenario della Rivoluzione la riscoperta di Olympe de Gouges in Francia. Si tratta di una riscoperta “dovuta”, dopo oltre due secoli segnati dall’oblio, da una lunga damnatio memoriae, quella della vicenda umana e del progetto politico di de Gouges come di altre donne (a partire dalle anonime compilatrici dei cahiers de doléances per arrivare a Charlotte Corday, Théroigne de Méricourt, Etta Palm d’Aelders fino a Sophie de Condorcet) che animarono quel periodo storico connotato da profonde e sconvolgenti trasformazioni, le cui esistenze sono rimaste a lungo misconosciute ai più.

È dovuta, la riscoperta, come forma di riscatto dacché di queste donne – audaci e “sovversive” – non si è mai trovato cenno nei manuali di Storia o nei trattati di Storia delle dottrine politiche, del pensiero politico e giuridico. Retaggio dell’epoca in cui esse vissero e agirono – il cosiddetto secolo dei “Lumi” e la Rivoluzione francese che dagli stessi ideali prese le mosse, non furono particolarmente “generosi” nei confronti delle donne1 – ma più ampiamente del patriarcato che, come sistema sociale e politico ma anche come forma di narrazione della storia, ha a lungo dominato i rapporti tra uomini e donne.

In questa sede, per ovvi motivi di spazio, non sarà possibile sviluppare una trattazione completa e approfondita dei lavori dati alle stampe in Italia dedicati a Olympe de Gouges ma si intende rendere conto di alcuni testi comparsi in questi ultimi due anni: in particolare, ci si riferisce all’importante monografia di Annamaria Loche con Postfazione di Thomas Casadei2; al volume collettaneo curato da Thomas Casadei e Lorenzo Milazzo per i tipi ETS3; nonché al progetto editoriale curato da Vittorina Maestroni e Thomas Casadei per l’editore Mucchi4.

A questi testi si affiancano i recentissimi saggi di Elisa Orrù5, di Chiara Magneschi6 e di Serena Vantin7, apparsi rispettivamente su riviste di primo piano nel dibattito filosofico e filosofico-politico come “Cosmopolis”, “Ordines” e “Dianoia”, nonché altri studi rilevanti per cogliere le potenzialità di un ampio confronto con le opere di de Gouges8.

Come si cercherà di spiegare nel finale, da questa riscoperta pare sia possibile ricavare spunti interessanti in chiave di public history.

1. Una vita “fuori dagli schemi”

Olympe de Gouges (nata Marie Gouze) nasce a Montauban, in Occitania, verosimilmente nel 1748, figlia naturale di Jean Jacques Lefranc, marchese di Pompignan e di Anne Olympe Mouisset. Della prima educazione della giovane poco o nulla si sa. È noto, invece, che all’età di 14 anni è data in moglie a un uomo né ricco né nobile e che lei certamente non ama da cui rimane precocemente vedova dopo avere dato alla luce un figlio, Pierre.

Gouze, ancora molto giovane e avvenente, si unisce presto a un alto funzionario della Marina, Jacques Bietrix de Rozières che non sposerà mai, convintamente ostile a ogni forma di convenzione sociale e di unione formale. In data imprecisata si trasferisce a Parigi e qui assume la nuova identità. Nella capitale francese, grazie alla cospicua rendita che de Rozières le garantisce annualmente, inizia a frequentare i salotti più in voga al tempo. Vi incontra giornalisti, filosofi e politici ma anche altre donne impegnate nella riflessione politica, prima fra tutte Sophie Marie Louise de Grouchy, moglie del marchese di Condorcet e animatrice del salotto più progressista e avanzato del periodo rivoluzionario9.

Dotata di una intelligenza vividissima e desiderosa di apprendere, de Gouges si imbeve degli ideali illuministici e rivoluzionari e si appassiona – da autodidatta – alla scrittura. Nel corso della sua breve ma intensissima vita, firmerà 42 pièce teatrali, 29 romanzi e una serie innumerevole di discorsi, manifesti, articoli di giornale, pamphlets e progetti politici. L’apice di questa straordinaria produzione è rappresentato dalla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, data alle stampe nel 1791, che paradossalmente, al suo tempo, passa letteralmente sotto silenzio10. Un testo eccezionale, di inaudita modernità che ancora oggi rappresenta «la più organica critica contemporanea al preteso universalismo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino proclamata il 26 agosto 1789 […] e un prototipo delle affermazioni e rivendicazioni delle donne in termini di diritti»11.

La parola12 – scritta, pronunciata in pubblico (anche con veemenza) o recitata sui palcoscenici dei teatri parigini13 – diviene quindi per de Gouges una vera e propria arma di riscatto e di giustizia sociale contro ogni forma di discriminazione e sopraffazione, uno strumento di denuncia e di rivendicazione; la parola serve a dare voce a chi voce non ha: donne, fanciulli, anziani, indigenti, schiavi, neri.

Negli scritti politici avanzerà progetti di legge per migliorare le condizioni di vita del popolo parigino e francese: sosterrà la creazione di una cassa nazionale, cui sono chiamati a contribuire aristocratici e ricchi borghesi, per sollevare le sorti dello Stato; si farà promotrice dell’istituzione di case di accoglienza per anziani, di orfanotrofi per bambini e bambine abbandonati e, ancora, di ospedali in cui le donne possano partorire con dignità e in sicurezza.

Si batterà, ancora, contro la pratica della monacazione forzata, a favore dell’istituzione del divorzio e del riconoscimento dei figli nati al di fuori del matrimonio, quelli che con termine dispregiativo venivano definiti “bastardi”. Arriverà a condannare pubblicamente ogni forma di sopraffazione propugnando l’uguaglianza fra tutti gli esseri umani e affermando la parità dei Diritti e dei Doveri fra gli uomini e le donne.

Attraverso i suoi scritti e le sue azioni de Gouges sovverte ogni canone e ogni stereotipo femminile, a tal punto da essere fatta oggetto, in vita e dopo la morte, di accuse inenarrabili: di essere una “cortigiana”, una “prostituta”, persino di essere una “pazza” afflitta da una sorta di «paranoia reformatoria»14.

In ultimo condannerà apertamente l’ascesa al potere di Robespierre denunciando la deriva sanguinaria della Rivoluzione: lei che è sempre stata strenua paladina della Pace contro ogni forma di violenza. Per tutto questo verrà condannata a morte e ghigliottinata il 3 novembre 1793. L’accusa è quella di avere attentato alla Repubblica e alla sovranità del popolo; la colpa: «di avere dimenticato le virtù che convengono al suo sesso»15.

2. Gli studi in Italia: “esplorazioni” recenti

Solo allo scadere del XX secolo al nome e alle opere di de Gouges comincia a essere restituita piena dignità grazie al lavoro di ricerca e di studio di alcune storiche francesi del femminismo: un processo che gradualmente ha avuto un effetto rilevante non solo in Francia ma in tutta Europa e oltre16.

In questo contesto, la fortuna critica di de Gouges in Italia prende avvio in anni recenti grazie al lavoro meritorio di traduzione degli scritti politici e teatrali da parte della francesista Franca Zanelli Quarantini17. Da questo corpus «vitalissimo e debordante»18 emerge la figura di una donna veramente “fuori da ogni schema”. «Autrice illegittima per sesso e per destino, grida la sua verità, si espone, si oppone, aggredisce, soccorre, si contraddice, profetizza, lancia sfide impossibili»19. E, ancora oggi, affascina.

Da qui hanno pian piano preso avvio e si sono sviluppati, in oltre dieci anni, alcuni studi che hanno percorso – e percorrono tuttora – molteplici ambiti di ricerca: questi ultimi anni si sono rivelati davvero fondamentali per indagare, comparare e contestualizzare il pensiero giusfilosofico, politico, ma anche più strettamente femminista di de Gouges; per compiere nuove “esplorazioni” oltre i tradizionali recinti: esse sono dettate dalla volontà di restituire “visibilità” e voce a de Gouges ma anche a tante altre donne “obliterate” dalla cultura dominante, improntata dal concetto di “maschilità”; in altri termini, dall’intenzione, densa di implicazioni culturali e politiche, di raccontare una Storia non stereotipata ma che contempli punti di vista “diversi”; per andare oltre il «canone»20.

In questa direzione un contributo decisivo alla lettura e interpretazione dei testi di de Gouges viene dagli studi condotti da Annamaria Loche21 che attraverso l’indagine del «pensiero nascosto», individua in essi le radici del proto-femminismo. Non solo: Loche fa emergere tutta la modernità del pensiero politico e giuridico di de Gouges che si fa promotrice di un nuovo modello di società – e di nazione – improntato a una radicale revisione del “canone” del giusnaturalismo e a quei valori di libertà, giustizia e uguaglianza che lo ispirano22.

De Gouges fa sua la lezione dei Philosophes, ne ri-elabora il pensiero e ne estende le potenzialità, oltre il confine, la linea del genere. Alla nascita della nuova società e della nuova nazione che scaturirà dalle “ceneri” della Rivoluzione, per de Gouges dovranno concorrere uomini e donne insieme, uguali sì ma nelle differenze. Loche evidenzia come de Gouges attraverso il suo progetto politico «[voglia] attuare un’opera di inclusione: nella categoria di “universale” intende comprendere “la donna” con un senso altrettanto generico di quello usato dai rivoluzionari con la parola “uomo”»23.

De Gouges prefigura e lotta, quindi, per una forma di cittadinanza differente e inclusiva che possa contemplare al suo interno – politicamente e giuridicamente – tutti quei soggetti che fino ad allora ne erano rimasti esclusi: le donne, prima di tutto, ma anche bambini, anziani, indigenti, neri e schiavi24.

In questo contesto vanno poi menzionati gli studi, di carattere divulgativo, di Chiara Ravera25 e di Maricla Boggio26: in essi si ricostruiscono le vicende della vita di de Gouges, si indicano, rispettivamente, i temi principali degli scritti politici e delle sue pièce teatrali. Ne scaturisce l’immagine di de Gouges come di un personaggio in «costante evoluzione»27.

3. Olympe de Gouges: un “classico”?

In tutto questo sta l’audacia del pensiero di de Gouges e il motivo per cui oggi noi possiamo considerare l’opera, nella sua interezza, un vero e proprio «giacimento»28 inesauribile, da cui partire per nuove riflessioni critiche e nuove prospettive di ricerca.

Qui si inserisce la questione se l’opera di de Gouges possa considerarsi un “classico”.

La questione viene posta in tutta la sua evidenza da Thomas Casadei, già nella scelta del titolo della Postfazione al volume di Loche, La Liberté Ou La Mort; a conclusione del saggio Casadei afferma come

l’opera di Olympe de Gouges [possa ritenersi] un “classico”, che restituisce nodi e tensioni profonde insieme a proposte teoriche che possono essere adottate nel presente: essa, da un punto di vista femminista, rinnova la possibilità di uno sguardo differente sui mezzi e sui fini della trasformazione sociale. […] Nelle sue prese di posizione l’uso radicale della parola è sempre accompagnato da un sentimento di nonviolenza come attestano, ad esempio, l’argomentazione posta contro la decapitazione di Luigi XVI […] e la sua militanza per i diritti delle donne che preferisce, e dunque sceglie, sempre il colpire con la penna anziché con la spada. Il progetto che la citoyenne Olympe porta avanti e sottopone all’attenzione dell’opinione pubblica è ispirato a principi di razionalità […] e nonviolenza: è un progetto rivoluzionario ma anche democratico.

Si tratta di un progetto che indica il superamento della società patriarcale: l’autonomia morale, intellettuale, politica ed economica rappresentano, agli occhi di Olympe de Gouges e nel fuoco delle sue lotte, un’aspirazione per le donne ma più in generale per l’intera società, imperniata su un nuovo patto di cooperazione che abolisce le condizioni di assoggettamento.

Nelle sue lotte, nei suoi scritti si annunciano alcuni degli elementi del discorso delle donne che mettono in discussione le basi stesse su cui si è articolato il disegno della rivoluzione circoscritto all’uomo, maschio, cittadino. La sua riscrittura indica, pertanto, l’affermazione possibile di un modo differente di costruire l’autorità e di strutturare il diritto, fondato sul riconoscimento della differenza dei sessi e sulle combinazioni che questa può assumere grazie a concrete pratiche di eguaglianza, volte a superare l’oppressione e la subalternità.

Le pagine di questa «antenata ritrovata», continuano a interrogare in modo radicale il nostro presente, ci aiutano a mettere in questione l’ordine giuridico, politico, sociale ed economico nel quale ci ritroviamo a vivere, alimentano la possibilità di criticare le sue pratiche di discriminazione e i suoi dispositivi di diseguaglianza, di disobbedire alle sue ingiuste intimazioni ma anche di continuare a immaginare una società libera, non-violenta, solidale, fatta di donne e uomini, al contempo diversi/e (unici e uniche nella differenza sessuale, con specifici bisogni) ed eguali (negli spazi della condivisione che riconosce eguali poteri e diritti)29.

Il tema viene ripreso da Casadei in un saggio dedicato all’invisibilità nella storia della filosofia del diritto30. Appare evidente come la questione faccia riferimento principalmente – ma non solo – alla sfera femminile e, ancora, come essa riguardi anche altre discipline oltre a quelle giuridiche. Casadei afferma che l’invisibilità e, quindi, «la vulnerabilità delle donne non [sono] affatto naturali bensì costruite» in quanto «espressione e prodotto di una cultura patriarcale e androcentrica»31. Questa è stata per secoli ed è la “norma” nella cultura occidentale: «la politica, il diritto, il sapere, il mondo del lavoro retribuito vengono denunciati come storicamente costituiti su valori, proclamati come universali e “neutri”, che in realtà privilegiano gli uomini mortificando le capacità e i saperi femminili»32. È, quindi, necessario superare questa impasse, per «recuperare il contributo intellettuale e professionale femminile che è stato costantemente dimenticato, se non addirittura cancellato dalle storie ufficiali»33. Sotto questo profilo, la vita e le opere di de Gouges rappresentano, pertanto, un riferimento imprescindibile; la rilettura dei suoi testi la “chiave” per reinterpretare criticamente la storia, riflettere sul presente e progettare nuove relazioni e nuove forme di organizzazione per il futuro.

Il saggio può essere interpretato come propedeutico al convegno tenutosi il 25 giugno 2021 presso l’Università di Pisa: Dialoghi su Olympe de Gouges (1748-1793)34. Il volume che ne raccoglie gli atti è curato dallo stesso Casadei insieme a Lorenzo Milazzo ed è inserito nella collana “Rifrazioni” che ha come sottotitolo proprio “Dialoghi sui classici”35.

«Individuare un nuovo possibile classico» è il fine ultimo ma anche la sfida lanciata dai Curatori per «aprire nuovi orizzonti […] per guardare gli altri classici, specie quelli coevi (ma non solo) con occhi differenti»36: una sfida avvincente e, nel caso di de Gouges, pienamente riuscita negli obiettivi.

Risulta pertanto significativa la scelta del titolo dato al volume, Un dialogo su Olympe de Gouges: un dialogo con l’Autrice che vuole essere diacronico e sincronico al tempo stesso.

Diacronico, perché ricuce una frattura temporale lunga oltre due secoli e mette a serrato confronto il presente con il passato, dando la possibilità a nuove generazioni di studiosi e di studiose di «riflettere criticamente anche sulla propria formazione e su se stessi ritornando nel contempo a leggere, con la considerazione e il distacco che sono loro dovuti, gli scritti dei maestri delle generazioni precedenti»37.

Sincronico perché questo recupero, questo “salvataggio” dell’opera di de Gouges consente di ricostruire confronti e relazioni con altri autori – e autrici – di quell’epoca: da Jean-Jacques Rousseau a Jeremy Bentham, da Nicolas de Condorcet a Mary Wollstonecraft.

In questo ambito si inseriscono i saggi di Annamaria Loche (Olympe de Gouges: un progetto politico e giuridico fra radicalismo e moderatismo) con il confronto con le dottrine di Rousseau e di Jeremy Bentham; di Cristina Cassina (Olympe de Gouges e Nicolas de Condorcet: “vite parallele”) con l’inedita e ardita comparazione fra due esistenze (e due progetti politici) fra loro divergenti; e, ancora, di Serena Vantin (La Rivoluzione e il diritto. Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft) in cui sono messi a confronto due testi – la Dichiarazione del 1791 e la Rivendicazione del 1792 – che di fatto inaugurarono, oltre due secoli fa, la stagione delle rivendicazioni femministe e il lungo percorso verso l’uguaglianza e la parità di genere38.

Ѐ attraverso i contributi di Paola Persano (Olympe de Gouges e la critica femminista: fra appropriazioni e distanze) e di Orsetta Giolo (Identità o neutralità? La questione della soggettività delle donne e le intuizioni di Olympe de Gouges) che si entra poi nel cuore della questione femminista e delle rivendicazioni dei diritti di genere, e sul ruolo che, rispettivamente, ha avuto e ha a tutt’oggi de Gouges nel dibattito39.

Nel volume sono raccolti anche i contributi specificamente dedicati alle questioni sociali (Anna Cavaliere, Diritti e questioni sociali nella riflessione di Olympe de Gouges), nonché alla questione della schiavitù (Elisa Orrù, La funzione civica del teatro: Olympe de Gouges e la questione della schiavitù40 e Lorenzo Milazzo, Olympe a Saint Domingue. Note critiche a partire da L’Esclavage des Noirs) e, come si è già accennato, all’idea di cittadinanza e di inclusività (Thomas Casadei, Una diversa cittadinanza: l’audacia di Olympe de Gouges).

Nella scia del rinnovato interesse che il mondo accademico sta manifestando per l’opera della pensatrice e drammaturga francese, si inseriscono anche i recentissimi saggi di Elisa Orrù41 e di Chiara Magneschi42 dedicati, il primo, al tema della rivendicazione della libertà di espressione e all’estensione del contratto sociale ai rapporti di coppia, nel contesto, come si è visto, della revisione del canone del giusnaturalismo; il secondo, al tema del pacifismo e della non-violenza.

Orrù prende le mosse dall’analisi di due articoli della Dichiarazione, dedicati alla libertà di espressione (art. X) e alla libertà delle madri di dichiarare pubblicamente l’identità dei padri naturali dei loro figli (art. XI). L’articolo XI rappresenta un tentativo «di porre l’accento sugli ostacoli legati al genere che impedivano una piena realizzazione della libertà e uguaglianza delle donne»43. Ancora una volta de Gouges opera una svolta in seno al canone filosofico giusnaturalistico e prende le distanze da Rousseau e dagli altri filosofi del giusnaturalismo (Hobbes, Locke e Kant) per i quali la subordinazione della donna all’uomo è determinata o da un fattore naturale o da un contratto (matrimoniale). Non per nulla, de Gouges correda la sua Dichiarazione di un modello di “contratto coniugale” che regola le relazioni di coppia su base paritaria e diventa, nelle sue intenzioni, modello di un nuovo “contratto sociale” nella piena convinzione di come l’ampliamento delle libertà e dei diritti delle donne non possa che beneficiare le donne stesse ma anche l’intera società.

Partendo da alcune considerazioni contenute nel volume di Loche, La Liberté Ou La Mort, relative all’attivismo politico di de Gouges, Magneschi inserisce quest’ultima nella schiera di quelle «figure femminili che hanno osato andare contro lo status quo di società costruite sulle diseguaglianze di genere [realizzando] dei veri e propri cammini di pace»44.

Anche in questo caso de Gouges è davvero una precorritrice dei tempi – una “pacifista” ante litteram – facendosi portavoce di una politica (che in lei è vera attitudine morale) della non-violenza. Ella non indica mai la violenza come il mezzo per il cambiamento dell’ordine politico e sociale o per ricomporre dissidi e ingiustizie; neppure le vicende della Storia la faranno mai venire meno alla sua fede nella Ragione e in un riformismo pacifico in nome di una fraternité che deve travalicare i confini della nazione e divenire bene universale.

A completare questo processo di riscoperta e di valorizzazione può essere menzionato il capitolo dedicato a de Gouges (Olympe de Gouges, una differente cittadinanza) inserito nel già citato Manuale multimediale di Filosofia del diritto di Thomas Casadei e Gianfrancesco Zanetti: l’inserimento di un intero capitolo dedicato a questa figura costituisce un atto per nulla scontato, volto a restituire memoria e dignità (anche sul piano teorico) a questa donna e a riconoscerne finalmente il ruolo nella storia del pensiero politico e giusfilosofico. Ciò significa, molto concretamente, una radicale revisione del canone, che “fa posto” alle donne e alle loro intuizioni45.

4. La “Dichiarazione sovversiva”: un progetto innovativo di didattica e divulgazione

Alla luce di questa riscoperta, cosa può insegnare a noi la storia di de Gouges, nonché, più specificamente, la sua riscoperta nel contesto italiano?

Attorno a questo interrogativo ruota il progetto editoriale, con espliciti intenti formativi e didattici, curato da Vittorina Maestroni e Thomas Casadei, La dichiarazione sovversiva. Olympe de Gouges e noi, dato alle stampe nel marzo 202246; il volume ha la peculiarità di essere corredato da una graphic novel realizzato da Claudia Leonardi47 e da una serie di brevi video reperibili sul sito della casa editrice48.

Come si illustra nella Premessa:

Il fatto che de Gouges sia non solo un classico misconosciuto o da riscoprire, da leggere, studiare, discutere, ma anche un’autrice che con i suoi scritti e la sua stessa esistenza offre ancora oggi straordinari spunti di riflessione nell’indagare i rapporti tra uomini e donne, è alla base dell’architettura di quello che vorremmo fosse un utile strumento per rileggere la storia del passato e, allo stesso tempo, per comprendere alcune fondamentali questioni del presente49.

Nel volume vengono trattati temi – dall’uguaglianza e dall’oppressione alla schiavitù e al lavoro; dalla libertà alla giustizia; dalla cittadinanza al suffragio; dalla parola al teatro e alla rivoluzione – che hanno fortemente connotato la vita di de Gouges, il suo pensiero e le sue opere, ma che caratterizzano, più ampiamente, anche la nostra società contemporanea.

L’opera è corredata da un ricco apparato bibliografico e documentale e da informazioni aggiuntive, strumenti che possono essere adottati non solo per forme di apprendimento individuale ma, soprattutto, per discussioni e confronti in classe, con particolare riguardo all’educazione alle differenze50.

Il volume costituisce, altresì, un originale e interessante esperimento, che ci pare possa suscitare un significativo interesse nella chiave della public history51. Avvalendosi dei metodi propri della ricerca storiografica, come è noto, la public history mira a divulgare la narrazione della storia verso pubblici diversificati allo scopo di mantenere il ricordo, di comunicare la complessità della storia e delle memorie collettive e di ingenerare riflessioni critiche. Al raggiungimento di questo obiettivo concorre, quindi, il lavoro degli accademici e di coloro che si fanno “intermediari” fra un sapere “alto” e un pubblico sempre più vasto e desideroso di apprendere cui, altrimenti, sarebbe precluso l’accesso alla produzione scientifica.

Alla luce di tutto questo, il percorso di recupero e di riscoperta di de Gouges può essere considerato esempio “virtuoso” di public history poiché in esso si coniugano forme di ricerca e di comunicazione tradizionali (monografie, saggi, convegni) e forme di “promozione” del sapere innovative (graphic novel, video multimediali, rappresentazioni teatrali).

Le “esplorazioni” fin qui condotte sull’opera di Olympe de Gouges – e le tante che auspichiamo possano seguire – consentiranno, quindi, di rivedere e di riscrivere pagine importanti della storia in una narrazione nuova, inclusiva e rispettosa e fors’anche più dinamica, che faccia proprio un “punto di vista” diverso rispetto a quello maschile dominante: nella piena consapevolezza che «una storia di cui le donne siano protagoniste è sempre la storia di un rapporto e di uno scontro, di un ordine e della sua contestazione, e impone una complessiva riconsiderazione dei termini attraverso i quali quell’ordine ha giustificato se stesso»52.


Note

1 Rossella Bufano, Sovranità nazionale e rappresentanza femminile: Parigi 1788-1789, in “Storia e Politica”, 2020, n. 1, pp. 23-43; Ead., Anche noi siamo cittadine: quali diritti politici per le donne nella Rivoluzione francese, Lecce, Milella, 2020.

1È significativo il fatto che testi fondamentali quali la Storia e dizionario della Rivoluzione francese (edito nel 1987 da Laffont, a cura di Jean Tulard, Alfred Fierro e Jean François Fayard) o la Storia delle donne in Occidente (in particolare il III volume: Dal Rinascimento all’età moderna, pubblicato originariamente nel 1991 ed edito in Italia da Laterza nel 1995 e curato da Natalie Zamon Davis e Arlette Farge) liquidino in poche battute la figura di de Gouges (parlandone esclusivamente come autrice di teatro, il primo) o non la menzionino affatto (il secondo), ma siamo appunto in una fase antecedente la sua riscoperta.

2 Annamaria Loche, La Liberté Ou La Mort. Il progetto politico e giuridico di Olympe de Gouges, con Postfazione di Thomas Casadei, Modena, Mucchi Editore, 2021.

3 Thomas Casadei, Lorenzo Milazzo (a cura di), Un dialogo su Olympe de Gouges. Donne, schiavitù, cittadinanza, Pisa, ETS, 2021.

4 Vittorina Maestroni, Thomas Casadei (a cura di), La dichiarazione sovversiva. Olympe de Gouges e noi, Modena, Mucchi Editore, 2022.

5 Elisa Orrù, Relazioni familiari e soggettività politica. Olympe de Gouges e la ridefinizione del canone giusnaturalistico, in “Cosmopolis. Rivista di filosofia e teoria politica”, 2021, n. 1, https://www.cosmopolisonline.it/articolo.php?numero=XVIII122021&id=11, ultima consultazione: 25 luglio 2022.

6 Chiara Magneschi, La non-violenza nell’opera di Olympe de Gouges. Alcune considerazioni a partire da una recente pubblicazione, in “Ordines. Per un sapere interdisciplinare sulle istituzioni europee”, 2022, n. 1, pp. 274-291.

7 Serena Vantin, Olympe de Gouges tra legge e Rivoluzione. Considerazioni di storia della filosofia del diritto, in “Dianoia – rivista di filosofia”, 2022, n. 34, pp. 99-111.

8 Thomas Casadei, Olympe de Gouges: una differente cittadinanza, in Thomas Casadei, Gianfrancesco Zanetti, Manuale multimediale di Filosofia del diritto, Torino, Giappichelli, 2022, pp. 240-252. Ancora, Thomas Casadei, Non solo i classici? La questione della invisibilità nella storia della filosofia del diritto, in “Diacronìa. Rivista di storia della filosofia del diritto”, 2021, n. 1, pp. 13-44.

9 Antonia Criscenti, Il contributo di Sophie de Grouchy e Olympe de Gouges agli intenti inclusivi della Grande Rivoluzione. Con il testo della Declaration des droits de la femme et de la citoyenne (France 1791), in “Quaderni degli Annali del Dipartimento Jonico – Donne, Politica, Istituzioni”, a cura di Riccardo Pagano, 2015, pp. 287-308. Ancora, Cristina Cassina, Olympe de Gouges e Nicolas de Condorcet: “vite parallele”, in Th. Casadei, Milazzo (a cura di), Un dialogo su Olympe de Gouges, cit., pp. 125-144.

10 Di fatto la Dichiarazione di de Gouges costituisce oggi, assieme al testo Sull’ammissione delle donne al diritto di cittadinanza di Condorcet del 1790 e alla Rivendicazione dei Diritti della Donna di Mary Wollstonecraft del 1792, una delle tappe fondamentali nella genesi e nella storia dell’emancipazione femminile e della rivendicazione dei diritti delle donne: cfr. Alessandra Facchi, Breve storia dei diritti umani, Bologna, il Mulino, 2013, pp. 62-65.

11 Angela Groppi, Le radici di un problema, Introduzione a Gabriella Bonacchi e Angela Groppi (a cura di), Il dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle donne, Roma-Bari, Laterza, 1993, p. 4.

12 Per de Gouges la parola e la libertà di espressione rappresentano gli strumenti di autodeterminazione per sé e per tutte le donne, per infrangere quel muro di silenzio in cui per secoli il genere femminile era stato costretto: «la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sulla Tribuna» (Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, art. X).

13 Anche se solo quattro pièce saranno, pur fra mille ostacoli, rappresentate, tutte verranno, comunque, ostinatamente date alle stampe da de Gouges, anche a proprie spese. Il teatro diviene fin da subito, per de Gouges, una «tribune politique» (Catherine Masson, Olympe de Gouges, anti-esclavagiste et non-violente, in “Women in French Studies”, 2002, n. 10, pp. 153-165: 154), il luogo “eletto” per fare conoscere e diffondere le sue idee fra il pubblico, quanto più vasto possibile. Cfr. Elisa Orrù, La funzione civica del teatro: Olympe de Gouges e la questione della schiavitù, in Casadei, Milazzo (a cura di), Un dialogo su Olympe de Gouges, cit., pp. 73-99.

14 Alfred Guillois, Étude médico-psychologique sur Olympe de Gouges. Considérations générales sur la mentalité des femmes pendant la Révolution Française [dissertazione di laurea presso la Facoltà di Medicina e Farmacia dell’Università “Claude Bernard” di Lione], Lyon, A. Rey, 1904.

15 Sophie Mousset, Olympe de Gouges e i diritti della donna (2003), Lecce, Argo, 2005, p. 110.

16 Per i testi in lingua francese si suggeriscono le biografie: Olivier Blanc, Olympe de Gouges, Paris, Syros, 1981; Id., Olympe de Gouges, des droits de la femme a la guillotine, Paris, Taillandier, 2014; Michel Faucheux, Olympe de Gouges, Paris, Gallimard, 2018. Per gli scritti (politici e teatrali): Olympe de Gouges, Œuvres complètes. Introduction, notices et tableaux de référence par F.M. Castan, 4 tt., Cocagne, Montauban, Tarn et Garonne, 1993-2017.

16Si segnalano, inoltre, le seguenti opere monografiche. In inglese: John R. Cole, Between the Queen and the Cabby: Olympe de Gouges’s Rights of Woman, Montréal, Mcgill-Queen’s University Press, 2011; Carol L. Sherman, Reading Olympe de Gouges, New York, Palgrave MacMillan, 2013; in tedesco: Paul Noack, Olympe de Gouges, 1748-1793, Kurtisane et Kämpferinfür die Rechteder Frau, München, Deutscher Tachenbuch, 1992; Isabelle Catherine Mensel, Sprachliche Strategien der Überzeugung. Metaphern des revolutionären Diskurses, dargestelltam Beispiel Olympe de Gouges’, Frankfurt am Main, Peter Lang Edition, 2018; in spagnolo: Oliva Blanco Corujo, Olimpia de Gouges (1748-1793), Madrid, Ediciones del Orto, 2000; Laura Manzanera López, Olympe de Gouges: la cronista maldita de la Revolución Francesa, Barcelona, El Viejo Topo, 2010.

17 Olympe de Gouges, La musa barbara. Scritti politici (1788-1793), a cura di Franca Zanelli Quarantini, Milano, Medusa, 2009; Ead., Teatro, a cura di Franca Zanelli Quarantini, Roma, Aracne Editrice, 2012. Fra i testi precedenti: Marco Antonio Aimo, Olympe de Gouges e la carta dei diritti delle donne, in Mario A. Cattaneo (a cura di), Diritto e Stato nella filosofia della rivoluzione francese, Milano, Giuffrè, 1992, pp. 147-169; Mimma De Leo, Olympe de Gouges: la causa delle donne e la Rivoluzione in Francia, Venezia, Centro internazionale per la grafica, 1990; Vinzia Fiorino, Essere cittadini francesi. Una riflessione sui principi dell’89, in Bonacchi, Groppi (a cura di), Il dilemma della cittadinanza, cit., pp. 59-86; Ute Gerhard, Sulla libertà, uguaglianza e dignità delle donne: il “differente diritto” di Olympe de Gouges, ivi, pp. 37-58. Per le edizioni in italiano della Dichiarazione, si veda la Postfazione di Thomas Casadei, Un classico misconosciuto. In compagnia di Olympe de Gouges, in Loche, La Liberté Ou La Mort, cit., pp. 109-129: 115-119. Sulla “fortuna critica” della Dichiarazione nel corso del Novecento, si veda Massimo Mancini, Fraternità, diritti fondamentali e uguaglianza di genere. Passato e presente negli argomenti di Olympe de Gouges, in “Rivista di filosofia del diritto”, 2021, n. 2, pp. 405-426.

18 Franca Zanelli Quarantini, Introduzione a de Gouges, La musa barbara, cit., p. 7.

19 Ibid.

20 Adriana Chemello, Oltre il recinto, in Anna Maria Crispino (a cura di), Oltrecanone. Generi, genealogie, tradizioni, Guidonia (RM), Iacobelli, 2015. Si veda anche: Casadei, Non solo i classici?, cit., in part. pp. 17-29.

21 Loche, La Liberté Ou La Mort, cit.: il testo può essere considerato a tutti gli effetti la prima monografia sistematica dedicata alla pensatrice francese in Italia. Della stessa autrice: I diritti delle donne e la Rivoluzione possibile. La Déclaration di Olympe de Gouges, in Maria Teresa Marcialis (a cura di), Il pensiero nascosto. Filosofe e intellettuali tra il XVII e il XXI secolo, in “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari”, 2010-2011, 66, pp. 117-132; Ead., Moderatismo politico, radicalismo sociale, femminismo in Olympe de Gouges, in Annamaria Loche, Maria Luisa Lussu (a cura di), Saggi di filosofia e storia della filosofia. Scritti dedicati a Maria Teresa Marcialis, Milano, Franco Angeli, 2012, pp. 103-121; de Gouges, Olympe, in «Encyclopedia of the Philosophy of Law and Social Philosophy» diretta da Mortimer Sellers e Stephan Kirste (sezione “History of Philosophy of Law” coordinata da Gianfrancesco Zanetti), Dordrecht, Springer, 2019: https://link.springer.com/referenceworkentry/10.1007/978-94-007-6730-0_579-1, ultima consultazione: 29 luglio 2022.

22 Vedi anche: Orrù, Relazioni familiari e soggettività politica, cit.

23 Loche, La Liberté Ou La Mort, cit., p. 18.

24 Si veda, in particolare, Thomas Casadei, Una diversa cittadinanza: l’audacia di Olympe de Gouges, in Casadei, Milazzo (a cura di), Un dialogo su Olympe de Gouges, cit., pp. 35-57.

25 Chiara Ravera, Olympe de Gouges, Roma, Elemento 115, 2019.

26 Maricla Boggio, Olympe de Gouges al tempo della Rivoluzione, Roma, Bulzoni Editore, 2021.

27 Ravera, Olympe de Gouges, cit., p. 109.

28 Giulia Maria Labriola, Perché leggere i classici, in “Diacronìa. Rivista di storia della filosofia del diritto”, 2019, n. 2, pp. 19-42: 23-27.

29 Casadei, Un classico misconosciuto, cit., pp. 128-129.

30 Casadei, Non solo classici?, cit., pp. 13-44.

31 Ivi, p. 19.

32 Ivi, p. 21.

33 Ivi, p. 26.

34 Il convegno era promosso, nell’ambito del Dottorato in Scienze giuridiche dell’Università di Pisa, dalla collana “Rifrazioni. Studi critici di storia della filosofia del diritto” (Edizioni ETS, Pisa) in collaborazione con l’Archivio storico-giuridico “Anselmo Cassani” istituito presso il CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

35 Casadei, Milazzo (a cura di), Un dialogo su Olympe de Gouges, cit.

36 Ivi, p. 11.

37 I curatori richiamano nella Prefazione un passo della Prefazione al secondo volume della collana “Rifrazioni” dedicato ad Alf Ross: Lorenzo Milazzo, Andrea Porciello, Prefazione a Lorenzo Milazzo, Andrea Porciello (a cura di), Un dialogo su Alf Ross. Scienza giuridica, validità e concetto di diritto, Pisa, ETS, 2019, p. 9.

38 Cfr. Serena Vantin, Olympe de Gouges tra legge e Rivoluzione, cit. Ancora: Facchi, Breve storia dei diritti umani, cit., pp. 60-64; Vinzia Fiorino, Il genere della cittadinanza. Diritti civili e politici delle donne in Francia (1789-1915), Roma, Viella, 2020, pp. 31-39.

39 Cfr. Anna Rossi Doria, Il primo femminismo (1791-1834), Milano, Edizioni Unicopli, 1993. In particolare: Karen Offen, La definizione del femminismo: una ricerca di storia comparata, ivi, pp. 27-65; Joan Wallach Scott, Le femministe francesi e i diritti dell’“uomo”: le Dichiarazioni di Olympe de Gouges, ivi, pp. 93-117.

40 Vedi anche: Elisa Orrù, Olympe de Gouges on Slavery, in “Diacronìa. Rivista di storia della filosofia del diritto”, 2020, n. 2, pp. 95-12. Sul ruolo del teatro in de Gouges, si vedano: Chiara Ravera, Olympe e il teatro, in Ead., Olympe de Gouges, cit., pp. 29-46; Maricla Boggio, La strada del teatro, in Ead., Olympe de Gouges al tempo della Rivoluzione, cit., pp. 63-127, e soprattutto Annamaria Loche, Società politica e società civile nelle opere teatrali, in Ead., La Liberté Ou La Mort, cit., pp. 65-103.

41 Orrù, Relazioni familiari e soggettività politica, cit.

42 Magneschi, La non-violenza nell’opera di Olympe de Gouges, cit.

43 Orrù, Relazioni familiari e soggettività politica, cit.

44 Magneschi, La non-violenza nell’opera di Olympe de Gouges, cit., p. 277.

45 Cfr. Daniela Brogi, Il posto delle donne, Torino, Einaudi, 2022, p. 3.

46 Maestroni, Casadei (a cura di), La dichiarazione sovversiva, cit. Il progetto su de Gouges nasce dalla collaborazione fra il Centro Documentazione Donna di Modena e il CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

47 Cristina Greco, Graphic novel: confini e forme inedite nel sistema attuale dei generi, Roma, Nuova cultura, 2014. Si veda anche: https://www.tecnicadellascuola.it/didattica-della-storia-attraverso-il-fumetto-e-la-graphic-novel, ultima consultazione: 24 agosto 2022; Fabio Scolari, I fumetti quali strumento per la formazione etica e democratica dell’adolescente e dell’adulto: https://www.fabioscolari.it/i-fumetti-quali-strumento-per-la-formazione-etica-e-democratica-delladolescente-e-delladulto, ultima consultazione: 24 agosto 2022. Non ultimo: Daniela Ambrosio, 10 graphic novel femministe da conoscere e leggere ora, in «elle», 6 luglio 2022: https://www.elle.com/it/magazine/libri/a40404897/graphic-novel-femministe/, ultima consultazione: 24 agosto 2022.

48 Nella logica di un’ampia diffusione del volume sono state realizzate anche una versione e-book e una serie di video sulle parole-chiave disponibili sul sito di Mucchi Editore: https://www.mucchieditore.it/index.php?option=com_virtuemart&view=productdetails&virtuemart_product_id=3481&virtuemart_category_id=67, ultima consultazione: 24 agosto 2022.

49 Maestroni, Casadei (a cura di), La dichiarazione sovversiva, cit., p. 8.

50 Fin dal 2016 il CRID di Unimore collabora, assieme a una rete di associazioni ed enti partner impegnati nella promozione delle pari opportunità, al progetto “Educare alle differenze per promuovere la cittadinanza di genere” promosso e coordinato dal Comune di Modena e finanziato dalla Legge regionale 6/2014 («Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere»), rivolto alle scuole di ogni ordine e grado della città e del territorio modenesi(www.crid.unimore.it/site/home/progetti/percorsi-della-parita/educare-alle-differenze-per-promuovere-la-cittadinanza-di-genere). Cfr. Marina Della Giusta, Barbara Poggio, Mauro Spicci, Educare alla parità. Principi, metodologie didattiche e strategie di azione per l’equità e l’inclusione, Trento, Pearson, 2022.

51 Serge Noiret (a cura di), Public History. Pratiche nazionali e identità globale, in “Memoria e Ricerca”, 2011, n. 37, pp. 9-35; Paolo Bertella Farnetti, Lorenzo Bertuccelli, Alfonso Botti (a cura di), Public History. Discussioni e pratiche, Milano-Udine, Mimesis, 2017; Maurizio Ridolfi, Verso la public history: fare e raccontare storia nel tempo presente, Ospedaletto (PI), Pacini, 2017; Gianfranco Bandini, Stefano Oliviero (a cura di), Public history of education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.

52 Paola Rudan, Riscrivere la storia, fare la storia. Sulla donna come soggetto in Christine de Pizan e Margaret Cavendish, in “Scienza e Politica. Per una storia delle dottrine»”, 2016, n. 54, pp. 21-41: 21. Vedi anche Casadei, Non solo i classici?, cit., pp. 42-44.