In apertura: Dorando Pietri in una fotografia celebrativa dell’epoca della sua impresa olimpica
(http://www.dorandopietri.org/galleria_it.asp).
1. Dottor Dorando e Mister Pietri
Mentre le tracce del passato fascista in Italia sono molto più numerose di quanto si pensasse fino a pochi anni fa1, i monumenti dedicati alla fase rivoluzionaria, e in particolare a squadristi mai pentiti, non sembrano essere poi così tanti. La provincia di Modena ne ospita (almeno) due. Il primo manufatto, inaugurato nel 19252, è un busto dedicato a Duilio Sinigaglia, comandante di squadre d’azione3, che si trova nel settore israelitico del cimitero di San Cataldo, a Modena; il secondo, incredibilmente, risale al 20084 ed è una scultura realizzata a Carpi in onore di Dorando Pietri, maratoneta, eroe della “non vittoria” di Londra del 1908, ma anche squadrista e, per tutta la vita, orgoglioso fascista. La statua dedicata al campione sportivo si trova al centro di una rotonda, a un paio di minuti d’auto da via Lenin, altro simbolo che a Carpi resiste al tramonto delle ideologie.
Come hanno chiarito nuovi documenti5, Pietri dopo l’abbandono dell’attività agonistica, partecipò ad almeno due azioni squadriste. Quella dalle conseguenze più gravi, avvenuta a Quartirolo di Carpi la sera del 24 giugno 1922, causò la morte di due adolescenti cattolici: Agostino Zanfi e Gino Ognibene; l’altra spedizione era avvenuta invece il 13 aprile 1921, nel Mantovano. In quell’occasione il campione di maratona e altri squadristi carpigiani avevano invaso la casa del popolo di Bondeno di Gonzaga, «devastandone i mobili», e avevano dato fuoco alla casa del popolo di Pegognaga6.
Dopo la maratona che lo aveva reso famoso, Dorando era riuscito a monetizzare la propria popolarità mondiale con lucrose tournée negli Stati Uniti, in Canada e in America Latina, arrivando ad accumulare 250 mila lire, una cifra enorme per l’epoca. I guadagni erano stati investiti principalmente nel Grand Hotel Dorando di Carpi, che si rivelò tuttavia un pessimo affare al punto da condurre al dissesto finanziario la famiglia Pietri nel giro di pochi anni7. Altro denaro della fortuna che aveva raccolto nella sua breve esperienza professionistica oltreoceano era stato investito in un caffè e in un’attività di garage con auto Torpedo, che effettuavano servizio di trasporto passeggeri. È proprio su uno dei suoi mezzi che Dorando guidò gli squadristi alla “spedizione punitiva” costata la vita a Zanfi e Ognibene8.
Ovviamente il monumentale manufatto carpigiano – tre metri di atletismo plastico per la figura in bronzo, sormontata su altri quattro metri di basamento in solido cemento armato – non è stato dedicato allo squadrista Pietri ma allo sportivo Dorando; una sorta di Dottor Jekyll e Mr. Hyde di provincia (per rimanere in tema londinese) che nel tempo è assurto a simbolo dei valori più puri dello sport: «il coraggio, la fatica, lo spirito di sacrificio, la volontà di portare a compimento un impegno attingendo fino all’estremo delle forze»9.
La statua è stata fortemente voluta e inaugurata da un’Amministrazione di centrosinistra il 24 luglio 200810, nel centenario esatto dell’epica impresa della Maratona di Londra, dove Dorando, allo stremo delle forze, riuscì a tagliare il traguardo per primo, seppure aiutato (e quindi squalificato). Il monumento è posto in mezzo alla rotonda di via Cattani, a quattro minuti d’auto da via Giandegola, dove avvenne il massacro a pugnalate di Zanfi e Ognibene, ai quali invece non è dedicato nessun ricordo pubblico. Nel 2021, a 13 anni di distanza dall’inaugurazione e di fronte a nuove acquisizioni storiografiche che chiariscono meglio il fascismo tutt’altro che tiepido di Pietri, l’Amministrazione comunale carpigiana (sempre di centrosinistra) ha spiegato che Dorando è stato omaggiato semplicemente «in un’ottica sportiva»11. Nella stessa dichiarazione alla stampa, il sindaco Alberto Bellelli aveva annunciato la proposta di revocare la cittadinanza a Mussolini, poi clamorosamente bocciata in Consiglio comunale per mancanza della maggioranza necessaria12. Mussolini è rimasto quindi cittadino di Carpi, come Lenin continua ad avere una propria via, in uno strano Pantheon che assomiglia a un bazar della storia nel quale ognuno attinge le proprie icone a piacimento.
2. La memoria nera e quella rossa
Dorando ha dunque una ben curiosa compagnia, nel Pantheon carpigiano. Sarebbe interessante se Pietri venisse ricordato, ad esempio, come l’archetipo della commistione, sempre esistita, tra sport e politica; oppure come l’esempio che dietro ai personaggi ci sono anche persone, con le loro umane debolezze e fragilità. E invece di Dorando si continua a tramandare ciò che è utile alla narrazione epica, anche se già Gianni Brera (per dire…) aveva avanzato l’ipotesi che il crollo di Pietri fosse stato dovuto all’ingestione di «dosi equine di solfato di stricnina»13. È come se di Maradona si ricordassero soltanto le mirabili imprese calcistiche e non, come ha fatto ad esempio Roberto Saviano in un appassionato e franco articolo14, anche la cocaina o le ambigue frequentazioni. Del resto, a proposito di commistione sport-politica, già quando era ancora in auge come maratoneta, diverse forze politiche cercarono di sfruttare, a proprio vantaggio, la popolarità di Dorando15; poi il campione si avvicinò al fascismo fino ad arrivare, poco prima della morte, avvenuta nel 1942, a chiedere di essere sepolto con la sua camicia nera e «la sciarpa di campione italiano, vinta a Vercelli nel 1905»16.
Paradossalmente, il ricordo di Pietri durante il fascismo si era scolorito. Fino al 1936 il regime sembrò relegarlo ai margini dello sport che contava, almeno a quello dell’ufficialità e delle cariche. Era forse un segno di quell’imbarazzo nella gestione dello spinoso nodo del professionismo di cui ha scritto, tra gli altri, Felice Fabrizio17? O piuttosto della progressiva marginalizzazione, nell’immaginario sportivo fascista, delle «imprese del singolo eroe solitario» a vantaggio delle gesta di squadra, calcistiche in primis, un fenomeno sul quale si è soffermata invece Patrizia Dogliani18? Forse si trattava di entrambe queste dinamiche, che combinandosi avevano relegato Dorando a mito ormai di un lontano passato, grazie a quella sua “non vittoria” che poteva pure apparire un po’ ingombrante, per un regime che preferiva nascondere i mancati successi sotto al tappeto. Si tratta solo di ipotesi e suggestioni, che andrebbero approfondite per aggiungere elementi alla nostra comprensione del complesso legame tra sport e fascismo. Di certo Pietri, uomo semplice, non sembrò vivere come un particolare affronto questa marginalizzazione, se nel suo testamento olografo, datato 13 dicembre 1933, lasciò scritto, per i suoi funerali, di non dimenticare, appunto, la camicia nera. La sua fedeltà fascista appariva dunque granitica, al di là di ogni tornaconto personale. Soltanto nel 1936, anno di Olimpiadi, il campione ottenne infatti la medaglia d’oro al valore atletico, la nomina a Cavaliere della corona d’Italia e l’inserimento nel novero degli allenatori ufficiali della Federazione di atletica leggera19.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e per diversi decenni, la memoria di Pietri si è cristallizzata, almeno a Carpi, e di lui si è parlato e scritto pochissimo. Secondo Nicola Sbetti, non è estranea a questa lunga “dimenticanza” il «ricordo divisivo» lasciato dal maratoneta dopo la fine della sua carriera agonistica. La sua morte, poi, era avvenuta durante la Seconda guerra mondiale e «all’indomani della Liberazione celebrare uno sportivo che aveva aderito con convinzione al fascismo […] non costituiva certo una priorità»20; senza contare poi il fatto che nei primi anni della Repubblica non era prassi comune dedicare statue a sportivi.
La svolta avvenuta in occasione del centenario della Maratona di Londra può dunque sorprendere, ma lo stupore si attenua se, come è stato osservato, si inserisce la statua di Dorando nel contesto di una “monumentomania” che sta dilagando all’estero e che ha contagiato, negli ultimi anni, anche il nostro paese:
Quello sportivo sembra […] essere uno dei pochi fenomeni che si presta alla celebrazione della singolarità forse proprio per la sua capacità di proporre simboli dotati di un grado di condivisione maggiore rispetto ad altri ambiti21.
Nell’esaltazione acritica dell’eroismo sportivo, tuttavia, il rischio dell’astrazione e decontestualizzazione è elevato. La tridimensionalità della statua appiattisce in realtà il campione su una sola dimensione, quella mitica. La complessità del reale ne viene così sminuita, banalizzata. «Non riesco a non volere bene a questo personaggio», è stata la sintesi di Luciana Nora, già responsabile della sezione etnografica dell’Archivio storico del Comune di Carpi e protagonista delle celebrazioni centenarie, in risposta alle nuove evidenze dello squadrismo di Dorando22. Probabilmente anche i genitori dei due adolescenti massacrati a Quartirolo avranno voluto bene a Pietri, prima del 1922; ma cosa c’entra il voler bene con la ricostruzione storica?
La verità è che oggi quella sua «epica sconfitta» rimane «un punto fermo della cultura popolare, italiana e non solo, e rivive continuamente in articoli, libri, fumetti, canzoni, e fiction»23. Difficile, dunque, per un pubblico amministratore che voglia mantenersi in sintonia con l’elettorato, pronunciare parole che suonino più che di semplice prammatica. Del resto, persino l’Anpi di Modena ha fatto quadrato: «Se si va a veder la storia di molti personaggi, l’80 per cento, per amore o per forza, aderiva al fascismo. Se volevi lavorare dovevi avere quella tessera. In quel clima può essere successo che Dorando Pietri, pure di origini modeste, fosse diventato fascista»24; il che è anche vero, ma non spiega perché un maratoneta con la tessera del fascio dovesse anche necessariamente partecipare a sanguinarie spedizioni squadriste. Ma tant’è, al bazar della storia, tra Lenin e Mussolini, ognuno prende la statuetta che trova. Eredi dei partigiani compresi.
3. Un manganello per concludere
Per aiutare a comprendere quegli anni nella loro complessità, a un secolo di distanza, sarebbe stato auspicabile almeno un degno ricordo delle due giovani vittime della spedizione squadrista di Quartirolo; e invece, se si escludono alcune iniziative religiose organizzate nel 2022 (per la prima volta in 100 anni) dalla Diocesi di Carpi25, tutto tace.
Concludo allora con una provocazione. Non sono un fan della cancel culture, perché ritengo che le tracce della storia vadano lasciate al loro posto per riflettere e non abbattute per dimenticare. Quindi, per completare plasticamente la biografia del personaggio, suggerisco di dotare di manganello il bronzeo Dorando proteso nella corsa all’interno della rotonda. Al Pietri che rivendicò fino alla morte la sua appartenenza al fascio non dispiacerà affatto; e in fondo nemmeno ai carpigiani, visto che la statua, come hanno fatto notare i soliti puntigliosi26, è rivolta verso la rivale città di Modena, e non verso Carpi.
Appendice fotografica
Fig. 1. Il monumento nella rotonda di via Cattani, a Carpi
(http://www.dorandopietri.org/giornatamondiale_it.asp).
Fig. 2. Dorando Pietri a Sanremo, accanto ad una delle sue auto (http://www.dorandopietri.org/galleria_it.asp).
Fig. 3. L’epica immagine del taglio del traguardo di Dorando Pietri, poi squalificato
(http://www.dorandopietri.org/galleria_it.asp).
Fig. 4. La lapide del giovane cattolico Gino Ognibene, al cimitero di Carpi (Montella, Bagliori d’incendio, cit., p. 562).
Fig. 5. Un’altra immagine di Dorando Pietri alla Maratona di Londra
(http://www.dorandopietri.org/galleria_it.asp).
Note
1 Per una ricognizione sui luoghi della memoria dell’Italia fascista rimandiamo al progetto promosso dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri e coordinato da Giulia Albanese. Il progetto ha nutrito anche una riflessione scientifica più articolata, ripresa nel volume curato da Giulia Albanese e Lucia Ceci intitolato I luoghi del fascismo. Memoria, politica e rimozione, Roma, Viella, 2022.
2 Claudio Silingardi, L’eccidio del 26 settembre 1921 e la memoria dei “martiri fascisti” a Modena, in Fascismo e antifascismo nella Valle padana, Bologna, Clueb, 2007, p. 148.
3 Di famiglia ebraica, Duilio Sinigaglia è stato ardito, legionario fiumano, tra i fondatori del primo fascio di Modena e “martire” del fascismo, abbattuto dalle guardie regie nell’eccidio del 26 settembre 1921 a Modena.
4 La statua è stata eretta nel 2008 nel più ampio contesto delle celebrazioni indette dal Comune di Carpi, dalla Provincia di Modena e dalla Regione Emilia-Romagna per il centenario dell’impresa di Londra, in occasione del quale era stata anche organizzata, presso il castello di Carpi, una mostra titolata Dorando Pietri tra mito e realtà, curata da Luciana Nora. L’opera, intitolata La vittoria è di Dorando, venne affidata all’atelier dello scultore di Rieti Bernardino Morsani, a seguito di un concorso che aveva visto il suo progetto prevalere su altre 30 proposte.
5 Per una ricostruzione complessiva rimando a: Fabio Montella, Bagliori d’incendio. Conflitti politici a Modena e provincia tra Guerra di Libia e Marcia su Roma, Milano-Udine, Mimesis, 2021, pp. 384-388.
6 Archivio di Stato di Modena, Prefettura, Gabinetto, b. 154, Prefettura di Modena-Delegazione di P. Sicurezza di Carpi, Risposta a nota del 24 maggio 1921 n. 1425 Gab., commissario di P.S. Pranzo al Questore, 28 maggio 1921.
7 Emanuele Carli, Dorando Pietri corridore di maratona, Verona, Zendrini, 1973, pp. 139-140.
8 Dorando Pietri si giustificò, spiegando di non sapere i motivi del viaggio dei suoi passeggeri, ma sul suo racconto, a giudizio di chi scrive, permangono forti dubbi. Ad ogni modo Pietri non andò mai a processo e fu scagionato anche dalle possibili accuse di favoreggiamento. Non è stato invece possibile rintracciare gli atti dell’eventuale processo della spedizione del 1921.
9 Daniele Marchesini, Eroi dello sport. Storie di atleti, vittorie e sconfitte, Bologna, Il Mulino, 2016, p. 84.
10 Corrado Sannucci, Grande, commovente Dorando una sconfitta che va festeggiata, in “la Repubblica”, 15 febbraio 2008, https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/02/15/grande-commovente-dorando-una-sconfitta-che-va.html; Dorando Pietri, i cento anni di un’impresa storica, in “Il Resto del Carlino”, 24 luglio 2008, https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/2008/07/24/106921-dorando_pietri_cento_anni_impresa_storica.shtml [ultima consultazione di tutti i link: 13 febbraio 2023].
11 Così il sindaco del Partito Democratico Alberto Bellelli (Serena Arbizzi, Dorando celebrato come sportivo. Cittadinanza revocata a Mussolini, in “Gazzetta di Modena”, 29 agosto 1921).
12 Mussolini resta cittadino onorario Carpi, respinta delibera, in “Ansa”, 13 aprile 2022, https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/04/13/mussolini-resta-cittadino-onorario-carpi-respinta-delibera_5a07d679-ae56-4409-a8ec-4e2cd53b5c7e.html.
13 Gianni Brera, Pietri, eroe ad ogni costo, in “la Repubblica”, 16 ottobre 1985, https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/16/pietri-eroe-ad-ogni-costo.html.
14 Roberto Saviano, Il mio divino Maradona finito ostaggio dei vizi e dei boss, in “Corriere della Sera”, 13 luglio 2022, https://www.corriere.it/cronache/22_luglio_13/maradona-napoli-vizi-boss-e8c8f93a-021f-11ed-99bf-9c6400da7985.shtml.
15 Sergio Giuntini, Storia agonistica, sociale e politica dell’atletica leggera italiana, Roma, Aracne, 2017, pp. 63-65.
16 Augusto Frasca, Dorando Pietri la corsa del secolo, Reggio Emilia, Aliberti compagnia editoriale, 2007, p. 270.
17 Felice Fabrizio, Sport e fascismo. La politica del regime 1924-1936, Rimini-Firenze, Guaraldi, 1976, pp. 53-56.
18 Patrizia Dogliani, Il fascismo degli italiani. Una storia sociale, Torino, Utet, 2008, pp. 203-204.
19 Sergio Giuntini, Pietri, Dorando, in Dizionario biografico degli italiani, Vol. 83, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2015, p. 411; Frasca, Dorando Pietri, cit., p. 264; Carli, Dorando Pietri, cit., p. 143.
20 Alberto Molinari, Nicola Sbetti, Gioacchino Toni, I monumenti agli eroi dello sport in Emilia-Romagna. I casi di Dorando Pietri, Ayrton Senna e Marco Pantani, in “E-Review”, n. 8-9, 2021-2022, https://e-review.it/monumenti-eroi-sport-emilia-romagna. Come chiarito in nota, il paragrafo su Dorando Pietri è di Nicola Sbetti.
21 Ibid.
22 Florio Magnanini, La ricercatrice Luciana Nora su Dorando Pietri: «Fascista sì, ma anche solo e sfruttato: non riesco a non volergli bene», in “Voce”, 9 agosto 2021.
23 Molinari, Sbetti, Toni, I monumenti agli eroi dello sport, cit.
24 Serena Arbizzi, Carpi. L’Anpi su Dorando Pietri e le ombre fasciste. «Approfondiamo quanto accaduto», in “Gazzetta di Modena”, 28 agosto 1921.
25 R.R., Agostin Zanfi e Gino Ogibene: ora una memoria pubblica, in “Notizie”, 23 giugno 2022.
26 Sannucci, Grande, commovente Dorando, cit.