Wuhan: Diari di una città chiusa. Il maggiore caso di censura letteraria nella Cina post-riforme

Wuhan Diary: Dispatches from a Quarantine City. The most controversial case of literary censorship in post-reform China

In apertura: Wang Fang (汪芳) il cui nome di penna è Fang Fang (BBC News 中文, https://www.bbc.com/zhongwen/simp/chinese-news-52560990).

1. Introduzione: il grido di una città

Wuhan: Diari di una città chiusa (武汉日记 Wuhan Riji, di seguito Diari) è l’opera nata dalla tastiera della scrittrice Fang Fang (方方, 1955-) durante il periodo del lockdown nella città, nei primi mesi del 2020 e disponibile ai lettori italiani dal maggio dello stesso anno1. Fang è un’autrice autorevole nel panorama nazionale, che ha ricoperto ruoli di alto livello, tra cui quello di presidente della Federazione degli scrittori dell’Hubei, regione di cui Wuhan è capoluogo. La città di Wuhan, soprannominata il “crocevia delle nove province” (九省通衢 Jiusheng Tongqu), con i suoi 9 milioni di abitanti, è uno dei principali centri della Repubblica popolare cinese. Metropoli incastonata in una regione lagunare centro-orientale, è anche il cuore pulsante dell’attività letteraria di Fang Fang.

Fig. 1. Panorama di Wuhan: il ponte sul Fiume Azzurro.图片网 (Tupianwang): https://699pic.com/tupian-500597826.html.

Gli stessi Diari si possono descrivere come un’opera dedicata alla città, una cui precisa e poetica descrizione è persino allegata in appendice. Le «semplici riflessioni scritte in forma di diario»2 raccontano infatti, oltre alla pandemia che da loro adito, la realtà cittadina ed i suoi abitanti, in un momento in cui questi sono messi a dura prova da una malattia improvvisa e terrificante.

Un’altra giornata grigia, anche se il cielo non è coperto da nuvole. Mi tengo in contatto con i miei amici, sperando di apprendere qualche buona notizia. Ho guardato un video che diceva: «Cosa pensate che faranno gli abitanti di Wuhan quando Zhong Nanshan3 li lascerà uscire di casa?». Dopodiché partiva un filmato in cui si vedevano stormi di galli e anatre che si libravano in aria, immagini di varie persone che uscivano di casa vestite alla moda o che camminavano per strada atteggiandosi in modo assurdo, esagerato e arrogante. A quanto pare, i cittadini di Wuhan hanno molti talenti: oltre a adoperarsi per risolvere la crisi e a maledire la gente, hanno anche un’immaginazione piuttosto fervida4.

Resoconti di vita quotidiana, costellati di annotazioni dall’universo del web e spesso aperti con la rituale descrizione del meteo, i contenuti dei Diari si caratterizzano per un forte senso di appartenenza e di orgoglio per la propria città e i propri concittadini. Sentimento spontaneo e quasi necessario, un vivido legame che emerge in un momento particolarmente duro, caratterizzato da una reclusione di 76 giorni, dal 23 gennaio all’8 aprile 2020. Nel frattempo, fuori dalle case, la città piange le vittime di una epidemia sconosciuta e si chiude a riccio bloccando entrate e uscite5. Dopo un primo caotico mese, mentre la malattia prende piede fuori Wuhan, la città inizia lentamente a riprendersi: il terrore dà posto alla frustrazione, che sollecita riflessioni su quanto vissuto.

I Diari non nascono dunque come un’opera unitaria, un manoscritto, ma come l’insieme a posteriori dei sessanta resoconti quotidiani che l’autrice pubblica sulla piattaforma di microblogging Weibo6. L’opera, per come arriva oggi al lettore, differisce dunque molto dalla sua forma originale e il primo sforzo per chi vi si vuole approcciare è proprio quello di pensarla come una narrazione in itinere, segnata dal lento incedere che ha caratterizzato il periodo pandemico, dalle altalene di emozioni quotidiane legate a fatti personali ed eventi pubblici. Di fatto, il diario di Fang Fang è uno dei tanti resoconti personali che fioccano sul web in quel periodo, volti a raccogliere impressioni, ricordi, considerazioni, esorcizzando lo smarrimento di una quotidianità in standby. Al contempo quello di Fang è un diario che si distingue per carattere e scopo, spiccatamente politico; tratto, questo, che l’autrice di “semplici riflessioni” riconoscerà ed abbraccerà in corso d’opera, nel dialogo coi lettori. Infatti i Diari divengono progressivamente il megafono dell’urgenza collettiva di risposte nonché una bacheca condivisa, che invita ripetutamente la dirigenza cittadina e nazionale a scusarsi e fare ammenda per gli errori commessi.

2. I Diari come vox populi

Perché il diario di Fang Fang diviene un caso e spicca sopra ad altre narrazioni? La popolarità dei Diari è da correlarsi tanto al loro stile schietto e diretto, quanto alla loro estrema onestà intellettuale. Di fronte ad una jungla di informazioni e dis-informazioni dei media ufficiali, il diario di Fang analizza, seleziona e cerca di raccontare, in maniera più veritiera possibile, ciò che accade in città. Questo fa sì che i Diari divengano il punto di riferimento per quanti in cerca di una lettura senza filtri sull’epidemia: il blog è uno spazio autorevole che presenta un quadro sintetico e accurato sulla situazione corrente. Inoltre, il diario di Fang si fa portavoce delle necessità reali della popolazione di Wuhan, rappresentando in sostanza uno spazio aperto, un forum, in cui trovano sede, oltre a pensieri e ricordi dell’autrice, anche le richieste di lettori e amici. Le considerazioni politiche, così, si alternano e mescolano a narrazioni di vita quotidiana durante il lockdown: indicazioni sulle misure di protezione dal virus e strategie di sopravvivenza nelle mura domestiche – dalla spesa a domicilio, alla convivenza forzata con animali domestici e partner –; discussioni sulle cure mediche per contrastare il virus, compresi dibattiti sull’utilizzo della medicina cinese; elogi e necrologi ai medici sul campo e ai volontari venuti in aiuto da tutta la Cina; fino ad appelli per appianare problemi logistici dei cittadini dell’Hubei bloccati dentro e fuori regione, sulla cui condizione cui grava anche l’epiteto razzista di “appestati”. Ciò che ha reso l’opera di Fang Fang un punto di riferimento per tanti lettori è dunque la sua spontaneità, che fa il pari con la sua lucidità, onestà e indipendenza intellettuale, supportate da una rete di conoscenze sparse in città, tra cui spiccano i suoi quattro amici medici: figure chiave, che forniscono informazioni dirette alla popolazione dal “campo di battaglia”. Questi informatori sono protetti dall’anonimato, che l’autrice assicura loro per evitare le ripercussioni che inevitabilmente scaturirebbero dall’accostamento ad una voce critica come la sua. Già il primo post dei Diari si avvia infatti affermando consapevolmente: «Non so se potrò continuare a pubblicare contenuti tramite il mio account Weibo»7.

Mano a mano che cresce di popolarità, il blog di Fang diviene sede delle petizioni dei cittadini circa le questioni irrisolte sull’iniziale diffusione dell’epidemia. Il principale focus della rabbia collettiva è l’insabbiamento delle informazioni cruciali sulla pericolosità del virus nelle prime tre settimane del 2021, risultato in un esponenziale propagarsi della malattia. Le prime notizie sulla pericolosità del virus erano infatti state diffuse già a fine dicembre 2019 in via non ufficiale, ma sono avvallate pubblicamente solo il 20 gennaio:

Il 20 gennaio, quando il dottor Zhong Nanshan, medico specializzato in malattie infettive, ha rivelato che il nuovo coronavirus poteva trasmettersi da uomo a uomo, e quando è uscita la notizia che quattordici dottori erano già stati contagiati, di primo acchito sono rimasta sconvolta, poi mi sono arrabbiata. Era un’informazione in netto contrasto con ciò che ci avevano detto fino ad allora. Gli organi di stampa ufficiali continuavano a dire che il virus «non si trasmette tra gli esseri umani; l’infezione si può controllare e prevenire». Nel frattempo, circolavano sempre più voci su un altro coronavirus simile a quello della SARS8.

Fang Fang con un lavoro quasi filologico, cerca di tracciare le fila e ricostruire la verità scavando nel frammentario universo del web puntellato dalla censura. Ne emergono coraggiose e ferme richieste di giustizia e di scuse ai cittadini per i tanti buchi e contraddizioni della narrazione ufficiale. È questo anche il caso del commento sulla vicenda legata a Li Wenliang9, che ha scosso l’opinione pubblica:

La dottoressa Ai Fen ha suonato l’allarme; anche il dottor Li Wenliang ha fatto un po’ di rumore, ma nessuno si è fatto carico del testimone che hanno passato. Il suono dei loro fischietti è stato coperto dalle canzoni trionfanti e dalle risate diffuse a tutto volume da quei due grossi gruppi mediatici. Il coronavirus si espande senza pietà; uno dopo l’altro i medici cadono mentre svolgono il proprio dovere; eppure i nostri giornali continuano a essere pieni di colori vivaci, facce sorridenti, bandiere rosse, fiori meravigliosi, grida di gioia. Anche un normale cittadino come me ormai sapeva quanto fosse letale questo virus già il 18 gennaio, e infatti ho iniziato a indossare una mascherina quando uscivo. E invece le nostre agenzie di stampa? Il 19 gennaio hanno riportato la notizia di un grande banchetto organizzato dal governo a cui hanno partecipato 40.000 persone, il 21 gennaio hanno raccontato che i più importanti dirigenti della provincia avevano preso parte al grande concerto di Capodanno. Ogni giorno hanno fatto in modo che la gente credesse che continuavamo a volare alto, sulla scia di questa grande era di prosperità; non una sola parola che avvertisse del fatto che un nuovo mostro virale aveva spalancato le fauci ed era già alla nostra porta. Ripensando a quel periodo, dalla Festa di primavera fino al momento in cui sono stati costruiti gli ospedali temporanei – migliaia di persone si sono ammalate e sono morte, in quel periodo – mi chiedo se ci sia ancora qualcuno con una coscienza che si senta male al pensiero di essersi sottratto alla sua più importante responsabilità professionale. E riguardo a queste due grandi agenzie di stampa che hanno fuorviato la popolazione invece di informarla, mi chiedo se chi le guida abbia intenzione di assumersi le proprie responsabilità e dimettersi10.

Fig. 2. Commemorazioni in ricordo del dottor Li Wenliang ad Hong Kong, febbraio 2020. Radio France Internationale (RFI), https://shorturl.at/nowEH.

Nel post 23 marzo, intitolato Tutte queste domande, che rimangono senza una risposta, Fang Fang riprendendo Du Junfei, docente dell’Università di Nanchino, arriva a mettere in fila tutti i (principali) quesiti emersi nel periodo precedente:

  1. quando gli ospedali impegnati in prima linea hanno scoperto che era in corso un’epidemia, perché non l’hanno subito riferito online?
  2. quando i team degli esperti sono arrivati a Wuhan, davvero non sono stati capaci di comprendere che il virus era contagioso e che poteva trasmettersi da uomo a uomo?
  3. quando è trapelata la notizia dell’epidemia, è vero che i funzionari governativi si sono occupati prima della fuga di notizie e poi di gestire il contagio?
  4. il fatto che nessuno sia disposto ad assumersi la colpa ha a che vedere con il fatto che Zhong Nanshan sembri l’unico determinato a dire la verità al popolo?
  5. quando l’epidemia a Wuhan si è aggravata, perché i dirigenti degli ospedali non si sono adoperati per prevenire la mancanza di risorse mediche?
  6. mentre il virus e la paura si diffondevano contemporaneamente, la quarantena era davvero la migliore soluzione possibile?
  7. dopo l’imposizione della quarantena, davvero non è stato possibile trasferire alcuni dei pazienti positivi in altre strutture con meno difficoltà, in modo che ricevessero un’assistenza migliore?11

Cercando con minuzia di comprendere gli eventi, tracciando le fila di vicende apparse e misteriosamente scomparse, pubblicate e poi ritirate, Fang svolge un lavoro di pubblica utilità: interpreta e dà voce alle richieste della cittadinanza, di cui fa parte e al cui pari si pone. La schiettezza, onesta e autorevolezza del blog, fanno sì che i Diari assumano sempre più visibilità: se i primi post sono letti da due/tre milioni di utenti, gli ultimi superano i cinquanta, cifra che sale alla strabiliante quota di 380, nel successivo mese di aprile12. La visibilità raggiunta dai Diari, assieme alle prese di posizione politiche che ne caratterizzano i contenuti divengono la miccia che fa infuocare gli attacchi rivolti all’autrice da parte degli “estremisti di sinistra” (极左 Jizuo).

3. Oltre i riflettori della censura

Il 19 febbraio Fang Fang riporta: «a quanto pare questi estremisti di sinistra che sono soliti attaccarmi sono aumentati. Ci troviamo davvero di fronte a un caso in cui “il talento non coincide con la buona reputazione”»13. Da quel momento in poi si dà il via ad un’escalation di odio e calunnie nei confronti dell’autrice e dei suoi supporter: decine di migliaia di attacchi al suo profilo Weibo da parte di troll, creazione di vignette satiriche, meme, canzoni rap, articoli di giornale, persino interi libri vengono schierati contro di lei14. Vale la pena di soffermarsi sull’evoluzione di questo processo. Nella prima fase dell’epidemia, indicativamente tra fine gennaio e metà febbraio, l’establishment governativo, spiazzato da un virus sconosciuto, rifletteva sulla narrativa ufficiale da adottare di fronte alle masse; su cosa includere nell’“energia positiva” (正能量 Zhengnengliang) e cosa tacciare come “erba velenosa” (毒草 Ducao). In una seconda fase, quando la situazione sanitaria inizia a stabilizzarsi, i Diari e la loro autrice divengono ufficialmente un pericolo per la stabilità sociale e dunque bersaglio di rappresaglia politica. Ad alimentare questo astio, anche una precedente censura ai danni di Come un seme sepolto dal tempo (软埋 Ruanmai), romanzo storico dell’autrice sul controverso periodo della riforma agraria d’inizio anni Cinquanta, pubblicato nel 2016. L’inasprimento di critica e censura nei confronti di Fang è riflesso dai contenuti del diario, che verso la metà si focalizzano più spiccatamente sulla documentazione di questi attacchi. Le invettive a Fang Fang esplodono poi in una terza fase, divenendo vera e propria persecuzione politica. Ciò avviene a posteriori, quando il diario è concluso ed è divenuto, forte del successo interno, materia di interesse internazionale. All’inizio di aprile, quando viene annunciata la pubblicazione delle traduzioni inglese e tedesca dei Diari, si scatena il finimondo: l’opera viene associata al sentimento antiamericano che va montando e tacciata di essere uno strumento per attaccare la Cina15. I Diari vengono a ritrovarsi al centro di un conflitto geopolitico con toni da Guerra fredda. È interessante notare come diversi attacchi all’autrice ricalchino lo stile ed il linguaggio del periodo della Rivoluzione culturale.

Fig. 3. Poster apparso sul web che recita: «Abbasso la lacchè imperialista e traditrice nazionale Fang Fang». Post di 长江放歌 (Changjiangfangge) su 知乎 (Zhihu), https://zhuanlan.zhihu.com/p/131346638.

Fig. 4. Una delle lettere di denuncia “a grandi caratteri” (大字报 Dazibao) appese nei pressi dell’abitazione dell’autrice. La parte iniziale recita: «Fang Fang, che si nutre di panini al vapore imbevuti di sangue umano, è una nata nella Nuova Cina, cresciuta sotto la Bandiera Rossa e ha goduto di tutti i vari benefici e trattamenti dello Stato, e adesso si è macchiata di azioni terribili che hanno profondamente danneggiato la nostra nazione con affermazioni mendaci». La nouvelle dans la littérature chinoise contemporaine, http://www.chinese-shortstories.com/Actualites_195.htm. Si veda l’articolo di Duzan per un approfondimento sull’utilizzo odierno del linguaggio della Rivoluzione culturale.

La lettura dell’opera di Fang Fang rivela, al contrario, una pressoché totale assenza del contesto internazionale nonché di qualsivoglia appoggio a formazioni politiche. L’autrice in più occasioni afferma anzi, orgogliosamente, il suo status di pensatrice indipendente:

Il mio cervello ha valore solo se lo uso per incoraggiare il pensiero indipendente. Perciò non importa se gli estremisti di sinistra mi insultano né se mi criticano quelli di destra, nessuno di loro può cambiare la mia visione del mondo né possono stravolgere le mie idee sulla società e la natura umana16.

4. Riflessioni conclusive: i Diari e la società

Come nota correttamente Michael Berry, i Diari sono di fatto rappresentativi di un dibattito che permea la società cinese: quello tra chi afferma la necessità di allinearsi al partito e seguirne le direttive senza se e senza ma, e tra chi, pur riconoscendone i meriti, punta anche il dito sui limiti del Pcc, esponendosi per il bene della nazione17. In tal senso, non si può parlare di Fang Fang come di un’intellettuale contro il partito, ma piuttosto di un’intellettuale del popolo, laddove la sua opera non si ferma a discutere la sola condizione pandemica ma rimanda a riflessioni politiche di più ampio spettro. Come afferma Yang Guobin i Diari si possono considerare una forma di «arte della resistenza»18. L’appassionata ricerca della verità che caratterizza l’opera è qualcosa di inestricabilmente sociale. Non si tratta di Fang Fang che si erge ad eroina, bensì della sua scelta di farsi carico, dalla propria posizione autorevole, delle istanze del popolo. Un popolo del cui coraggio e forza è testimone e in cui ripone fiducia, anche nei momenti più bui. La forza più grande trasmessa dal popolo all’autrice è quella nel cambiamento. Anche le persone che la attaccano sono dipinte, in ultimo, come vittime di brainwashing, ed anche a loro sono rivolti i numerosi appelli dell’autrice ad aprire gli occhi. In diversi passaggi del libro si sottolinea l’importanza di emanciparsi dalla retorica politica e coltivare, attraverso lo studio, una propria idea sulla realtà. Ricollegandosi all’inizio dell’articolo, si può dire dunque che convivano due anime nell’opera: una spiccatamente locale, Wuhanese, e una globale, ecologica, che unisce tutta l’umanità e la chiama a farsi carico un cruciale impegno politico: emanciparsi per fare fronte comune contro le avversità. Fang dichiara, nell’introduzione al libro:

Un giornalista occidentale mi ha domandato: «Quale lezione dovrebbe imparare la Cina da questa epidemia?». Ho risposto: «Il virus non si è diffuso soltanto in Cina; ha colpito tutto il mondo. Il nuovo coronavirus non ha dato una lezione alla Cina, l’ha data a tutto il mondo; ha educato l’umanità». La lezione è: il genere umano non può più permettersi di essere arrogante; non possiamo più credere di essere il centro del mondo, non possiamo pensare di essere invincibili e non possiamo più sottovalutare la potenza distruttiva delle cose più infime – come lo è un virus.
Il virus è il nemico comune del genere umano; è questa la lezione. L’unico modo per combatterlo e liberarci dalla sua morsa è farlo tutti insieme19.

Wuhan: Diari di una città chiusa è dunque, in ultimo, un appello ai lettori, specie giovani, a farsi forti di spirito critico e indipendenza per costruire un futuro migliore come collettività pensante20. Un grido nella notte, un atto di coraggio, un appello di speranza.

Note

1 I Diari sono disponibili in lingua originale in diversi archivi digitali di privati e realtà di promozione sociale come China Digital Times, https://chinadigitaltimes.net/chinese/636210.html, il presente e tutti i siti web citati nell’articolo sono stati visitati l’ultima volta il 4 settembre 2023.

2 Diari, nota del 28 febbraio, p. 192.

3 Zhong Nanshan (钟南山, 1936-), epidemiologo cinese dell’Accademia nazionale di ingegneria, è conosciuto per essere stato in prima linea nella battaglia contro la SARS del 2003. Nel 2020, nominato tra i principali consulenti per la gestione dell’epidemia del nuovo coronavirus, è stato colui che il 20 gennaio ha comunicato ufficialmente alla popolazione che il virus è trasmissibile da uomo a uomo.

4 Diari, nota del 10 febbraio, p. 82.

5 Si tenga presente che il lockdown è stato proclamato il 23 gennaio, due giorni prima del Capodanno cinese, principale festività del paese. Questa circostanza ha fatto sì che i lavoratori migranti della città, tra cui anche molti lavoratori di cura, rientrati ai loro villaggi, non fossero in grado di rientrare fino a fine marzo, con conseguenti disagi per la popolazione più fragile.

6 Sina Weibo (微博) è un social network cinese lanciato nel 2009 dalla Sina Corporation. Strutturalmente, si può definire come un ibrido fra Twitter e Facebook, dà la possibilità agli utenti di pubblicare post fino a 2000 parole. Ad oggi, è uno dei siti più frequentati in Cina.

7 Diari, nota del 25 gennaio, p. 17.

8 Ivi, Introduzione, p. 7.

9 Per un approfondimento su Li Wenliang (李文亮, 1986-2020) soprannominato whistleblower, si veda Il Post, https://www.ilpost.it/2020/04/14/li-wenliang/.

10 Diari, nota del 14 marzo, p. 288.

11 Ivi, nota del 23 marzo, p. 357.

12 Oltre alla postfazione del traduttore Michael Berry, si veda anche il webinar On Reading and Translating Fang Fang’s Wuhan Diary, https://www.youtube.com/watch?v=ulbRzf33nZs, ultima consultazione: 4 settembre 2023.

13 Diari, nota del 19 febbraio, p. 137.

14Per una rosa di esempi su questi attacchi, che hanno coinvolto ampiamente anche la cultura pop, si veda la summenzionata presentazione di Berry. Per un’analisi sintetica delle strategie di censura informatica da parte dell’establishment cinese, si veda l’articolo di Wertime, su Foreign Policy (FP), https://foreignpolicy.com/2016/05/19/meet-the-chinese-internet-trolls-pumping-488-million-posts-harvard-stanford-ucsd-research/.

15 Il sentimento anti-americano fu anche una risposta a quello anti-asiatico che si diffuse altrettanto aggressivamente negli USA sotto l’amministrazione Trump che, ad esempio, si ricorderà, utilizzare termini come “virus cinese”.

16 Diari, nota del 28 febbraio, p. 192.

17 Berry, On Reading and Translating Fang Fang’s Wuhan Diary, cit.

18 Guobing Yang, Online lockdown diaries as endurance art, in “AI & Society”, 2023, n. 38, pp. 2061-2070 (https://link.springer.com/article/10.1007/s00146-020-01141-5#citeas). Yang è docente di Sociologia della comunicazione presso la University of Pennsylvania e autore del libro The Wuhan Lockdown, New York, Columbia University Press, 2022.

19 Diari, Introduzione, p. 14.

20 Tra i passaggi più interessanti dell’opera vi è l’annotazione del 18 marzo, in cui l’autrice risponde alla lettera di una sedicente studentessa delle superiori (pp. 320-323). Questa è un vero e proprio appello ai giovani a spogliarsi dei preconcetti e analizzare la realtà criticamente, che ricorda il monito del grande Lu Xun «Salvate i bambini», a conclusione dell’opera Diario di un pazzo (狂人日记). Per un approfondimento sullo storico legame tra letteratura e critica politica in contesto cinese si veda l’introduzione del lavoro di Claudia Pozzana, La poesia pensante. Inchieste sulla poesia cinese contemporanea, Macerata, Quodlibet, 2010.