Carlo Coniglio e la sua biblioteca. Note a margine della donazione di un fondo librario

Carlo Coniglio and his library. Notes on a donation of a book collection

In apertura: Carlo Coniglio mentre tiene un comizio in piazza Maggiore a Bologna [anni Settanta].

 

Il tempo galoppa, la vita sfugge tra le mani.

Ma può sfuggire come sabbia oppure come semente.

Thomas Merton

1. Premessa

Il 23 giugno 2023 è venuto a mancare Carlo Coniglio. Aveva 84 anni, in buona parte trascorsi all’insegna di un impegno professionale che era stato anche e soprattutto civile. Appassionato di politica fin dalla giovane età, poi divenuto avvocato, aveva scelto di dedicarsi a quel pezzo di società che andava difeso e tutelato perché più debole o fragile, o comunque perché minacciato da chi aveva più mezzi e più potere. Dopo la dipartita di Carlo Coniglio, la moglie Irene Ruggiero – con il fondamentale supporto di Angelo Cesari, amico di famiglia – ha contattato Mauro Roda, presidente della Fondazione Duemila, per capire se la costituenda Biblioteca Popolare potesse essere interessata a ricevere i libri appartenuti al consorte. Infatti, per ragioni professionali, Carlo Coniglio aveva allestito uno studio in un piccolo appartamento in via Achillini, a Bologna. Qui, in alcune stanze, diverse librerie ospitavano alcune migliaia di libri. Venuto a mancare, si era posto il problema di sgomberare l’immobile. In questi casi, il rischio è che i libri vengano posti e dimenticati in un qualche deposito o, peggio, buttati nell’immondizia. Infatti, non si tratta di testi che – salvo, forse, qualche caso – hanno un valore commerciale; e la carta è anche pesante da trasportare, per cui risulta complesso addirittura regalarli a qualche potenziale interessato, che dovrebbe occuparsi dell’onere del trasporto.

Viceversa, in questo caso c’è stata una immediata manifestazione di interesse e i libri di taglio storico o comunque scientifico di Carlo Coniglio sono stati rilevati dalla neonata Biblioteca Popolare. In questo contributo, si intende inserire tale vicenda in un contesto un poco più ampio. Ovvero, si vuole delineare un breve profilo biografico di Carlo Coniglio, in modo da chiarire meglio al lettore il suo ruolo nella società e nelle istituzioni. In secondo luogo, si vuole anche spiegare che cos’è la Biblioteca Popolare.

Naturalmente, i paragrafi successivi non esauriscono la biografia di Carlo Coniglio. Anzi la sua vita può essere al centro di un crocevia di ricerche storiche, che potrebbero aiutare a meglio comprendere vari tasselli del passato bolognese e nazionale. Ci si riferisce ai dibattiti interni alla sinistra, alle politiche locali – in particolare socio-sanitarie e per l’ambiente –, alla produzione culturale di riviste come «Impegno presente» o di associazioni come «Democrazia 80», tutti temi che si ritroveranno nelle prossime pagine. Ecco perché questo articolo può sollecitare la realizzazione di indagini storiche in tal senso, ma anche la stesura di una vera e propria biografia su Carlo Coniglio. Del resto, le fonti non mancano, a iniziare da quelle rinvenibili negli archivi degli enti locali, ovvero il Comune, la Provincia e la Regione. Ma ci sono anche documenti e materiali presso la Fondazione Ivano Barberini, presso l’Archivio storico della nuova sinistra «Marco Pezzi» e presso altre istituzioni analoghe del territorio, per non parlare delle testimonianze orali che si potrebbero raccogliere fra tutti coloro che lo conobbero e che di lui conservano molti ricordi.

2. Carlo Coniglio: un breve profilo biografico

Carlo Coniglio nacque a Bologna il 9 gennaio 19391. Manifestò un’intensa passione politica all’età di diciannove anni, ovvero quando si approcciò al mondo universitario, a seguito dell’iscrizione alla Facoltà di Giurisprudenza. In particolare, si riconosceva nelle posizioni del Partito socialista italiano (Psi). Nel 1959, insieme con un gruppo di compagni di studi e di altri giovani, fondò il periodico “Impegno presente: rivista bimestrale di politica e cultura”. Si trattava di una pubblicazione sostenuta economicamente dal movimento cooperativo, che voleva favorire un confronto sui temi di fondo del paese. Vi scrivevano giovani di varia estrazione politica: dai comunisti ai socialisti, dalla sinistra democristiana ai radicali, dagli indipendenti di sinistra ai socialdemocratici. Contemporaneamente, Carlo Coniglio era diventato presidente dell’Unione goliardica bolognese (Ugb), che all’epoca riuniva in larga prevalenza studenti di sinistra. Grazie a tale incarico, entrò anche nell’esecutivo nazionale dell’Unione goliardica italiana (Ugi), che in quel periodo era animata da persone che avrebbero avuto un ruolo politico nazionale, come Bettino Craxi, Achille Occhetto, Giorgio La Malfa, Gianni De Michelis e Marco Pannella, nonché da altri ragazzi che avrebbero avuto un profilo intellettuale di primo piano, dentro e fuori dal perimetro accademico, quali, ad esempio, Piero Barucci, Tullio De Mauro, Stefano Rodotà, Giovanni Sartori, Paolo Ungari2.

Nel 1962, Carlo Coniglio si laureò in giurisprudenza e fu immediatamente assunto dalla Cooperativa di consumo di Bologna, meglio nota come La Bolognese. A soli ventitré anni diventava vicepresidente e consigliere delegato di un’impresa molto importante nel territorio, antenata dell’attuale Coop. Infatti, La Bolognese era erede degli spacci voluti dal primo sindaco socialista Francesco Zanardi3, aveva avuto come presidente Giuseppe Dozza ed era diventata nel 1954 la cooperativa più grande di tutta l’Emilia-Romagna. Di fatto gestiva una rete di negozi dove i soci andavano a fare la spesa, anche se la fase del miracolo economico avrebbe messo a dura prova tale realtà4.

Nel 1957, a Milano, era stato inaugurato il primo supermercato5. Qualche anno dopo anche le cooperative di consumatori compresero che si trattava di un format vincente. E così a Reggio Emilia aprì il primo supermercato a insegna Coop, all’epoca denominato “Coop-1”6. Anche la Bolognese avrebbe dovuto ristrutturare la propria rete di vendita. E tra i fautori di tale processo ci fu un altro importante cooperatore bolognese, Luciano Calanchi (1928-2021). Tuttavia, Carlo Coniglio lasciò tale cooperativa già nel 1964. All’epoca, era molto frequente che in tali imprese, a fronte di un presidente iscritto al Partito comunista italiano (Pci), si optasse per un vicepresidente in quota socialista. Nel 1964, il Psi fu interessato da una scissione, che avrebbe portato alla nascita di un nuovo soggetto politico, ovvero il Partito socialista italiano di unità proletaria (Psiup). Carlo Coniglio aderì con entusiasmo a questo soggetto politico e quindi dovette lasciare la vicepresidenza de La Bolognese a un esponente del Psi. Nel contempo, entrava nella presidenza della Federcoop provinciale (oggi Legacoop Bologna).

A metà degli anni Sessanta, il suo impegno politico si fece più intenso. Il Psiup era nato per i dissidi interni al Partito socialista italiano che, dopo un quindicennio di opposizione era entrato nel primo esecutivo di centro sinistra della Prima Repubblica. Da un lato i socialisti difendevano l’operato dell’esecutivo e rivendicavano il merito di aver contaminato l’area centrista con le proprie istanze; dall’altro gli scissionisti del Psiup e i comunisti accusavano il Psi di essersi fatto contaminare dalle istanze centriste7. Era la classica situazione compatibile con l’aforisma nietzschiano «se a lungo guarderai nell’abisso, anche l’abisso guarderà dentro di te»8. Tra i leader del Psiup c’erano, a livello nazionale, Lelio Basso, Vittorio Foa e Tullio Vecchietti, mentre a Bologna, ebbe un ruolo importante Learco Andalò, come egli stesso racconta:

Consentitemi di fare il testimone e raccontare come sorse il Psiup a Bologna. Verso la metà del 1963 un gruppo di giovani, anzi giovanissimi, iscritti al Psi (Andrea Amaro, Carlo Coniglio, Franco Neppi, Alfredo Rosetti, Silvio Sani, Giancarlo Stisi, ai quali si aggiunsero Federico Stame e Luca Meldolesi) decise di dar vita a un giornale quindicinale. Siccome tra quei giovani ero il più vecchio (avevo 32 anni), la sede della redazione, dell’amministrazione e della spedizione del giornale fu casa mia. Così nacque “La svolta”, un giornale di 4 pagine, con una tiratura di oltre 2.000 copie, che tra il 1963 e il 1964 uscì 14 volte. […] Allorché Lelio Basso scrisse un articolo esclusivo per il quarto numero de “La svolta”, non vi descrivo la felicità dei giovani9.

Carlo Coniglio sarebbe stato candidato dal Psiup alle elezioni amministrative della provincia di Bologna del 1965, risultando eletto come consigliere. Lo rimase per l’intero mandato, esercitando un sostegno costruttivo alla giunta di sinistra guidata da Roberto Vighi. In questo periodo – per le sue competenze giuridiche – divenne anche consigliere o sindaco di diverse cooperative. Inoltre, sedette nel cda di Unipol dal 1965 al 1972.

Nel 1970 venne candidato alle elezioni amministrative cittadine, risultando tra gli eletti nel consiglio comunale di Bologna. Il sindaco era Renato Zangheri, a guidare una giunta di alto profilo, composta da Paolo Babbini, Federico Castellucci, Pierluigi Cervellati, Luigi Colombari, Mauro Formaglini, Francesco Galgano, Giorgio Ghezzi, Eustachio Loperfido, Giuseppe Mazzetti, Sergio Montanari, Venanzio Palmini. In questo caso, Carlo Coniglio appoggiò l’esecutivo locale. Sempre nel 1970, divenne anche consigliere dell’Istituto ortopedico Rizzoli, esperienza importante che gli avrebbe fatto prendere più stretto contatto con il mondo della sanità, al quale avrebbe poi dedicato nuove energie.

Nel 1972, il Psiup si sciolse a seguito del deludente esito alle elezioni politiche. Molti militanti entrarono nel Pci del nuovo segretario Enrico Berlinguer, altri ritornarono nel Psi. La componente di sinistra che faceva riferimento a Vittorio Foa, a Silvano Miniati e a un folto gruppo di sindacalisti, decise di continuare l’esperienza politica autonoma fondando il Nuovo Psiup, che nello stesso anno si sarebbe fuso con l’ala sinistra del disciolto Movimento politico dei lavoratori (Mpl), a creare il Partito di unità proletaria (Pdup). La conclusione del mandato di consigliere comunale coincise con una nuova riformulazione della cornice politica a sinistra. Nel 1974, il Pdup si unificò con il gruppo del Manifesto a creare il Partito di unità proletaria per il comunismo. Sotto le insegne di tale formazione politica, Carlo Coniglio fu candidato alle elezioni regionali del 1975, venendo eletto come consigliere. Presidente della Regione Emilia-Romagna fu Guido Fanti, che però si sarebbe dimesso nel 1976, perché eletto in Parlamento, sostituito da Sergio Cavina.

Nel corso di quegli anni, Carlo Coniglio confluì, insieme con buona parte del suo partito e con alcune altre organizzazioni, in una nuova formazione politica denominata Democrazia proletaria (Dp). Da questa si sarebbe poi distaccato, terminando il mandato regionale come «indipendente di sinistra». A prescindere da tali vicende, furono cinque anni particolarmente fertili, di stretta collaborazione con la giunta, innanzi tutto per la realizzazione di un modello costituzionale della Regione Emilia-Romagna rispettoso delle autonomie. In questo quadro, cercò di promuovere un piano sanitario regionale attento ai bisogni dei più fragili: di qui il suo impegno per i consultori, per l’assistenza agli anziani e ai disabili, per la tutela dell’ambiente e per l’istituzione delle Unità sanitarie locali.

L’attività consiliare di Carlo Coniglio si concretizzò attraverso la presentazione di otto progetti di legge: tra i primi, quello sulla realizzazione del parco naturale interregionale dell’Acquacheta, in provincia di Forlì, quello per la salvaguardia del patrimonio naturalistico e per la sperimentazione di tecniche agricole biologiche, quello sull’impiego dell’energia solare; tra i secondi, quello sull’utilizzo degli alloggi sfitti, sull’eliminazione delle barriere architettoniche a favore dei cittadini disabili, sulla disciplina dei referendum abrogativi e consultivi e sull’istituzione del Collegio per la difesa civica10.

In questa fase storica, si consumò anche una seria frattura con l’allora sindaco di Bologna Renato Zangheri, al quale Carlo Coniglio rimproverava di non avere condannato i fatti che avevano portato all’uccisione, da parte delle forze dell’ordine, dello studente Francesco Lorusso. Nonostante un successivo tentativo di Renzo Imbeni di ricucire lo strappo, Carlo Coniglio decise di abbandonare la politica attiva all’età di soli 41 anni. In realtà, fondò un gruppo politico-culturale, denominato Democrazia 80, che avrebbe animato la scena bolognese per quasi un decennio, ma non si candidò mai alle elezioni.

Viceversa, iniziò a dedicarsi con maggiori energie all’altra sua grande passione, ovvero l’avvocatura. Si impegnò soprattutto nella difesa di imprese cooperative, seguendo cause inerenti al diritto civile e al diritto agrario. Ma si occupò anche della difesa degli inquilini e di superamento dei contratti a mezzadria. Fu revisore dei conti e consigliere dell’Usl. Nel corso del XXI secolo si ritirò progressivamente dal lavoro. Morì a Bologna il 23 giugno 2023. I funerali si tennero il 27 giugno alle ore 10.00 presso la Basilica di Sant’Antonio in via Jacopo della Lana.

3. La donazione alla Biblioteca Popolare

Come si è anticipato, venuto a mancare Carlo Coniglio, si è posto il problema di cosa fare con i suoi libri. Una prima interlocuzione fu avviata con l’Archivio storico della nuova sinistra “Marco Pezzi”, presso il quale – nel settembre 2023 – fu versato un “fondo Carlo Coniglio”, costituito da libri, relativi soprattutto al Psiup, alla nuova sinistra, alle politiche locali in Emilia-Romagna. Di fatto, a fronte della mole di volumi che componevano la biblioteca di Carlo Coniglio, tale Archivio aveva ritenuto di acquisire solo quelli attinenti alla sua storia personale e alle questioni politiche e amministrative locali11. Ne restavano esclusi molti altri. Di qui la ricerca di un nuovo interlocutore, poi trovato nella persona di Mauro Roda, presidente della Fondazione Duemila. Nell’autunno del 2023, quest’ultima istituzione stava costituendo la Biblioteca Popolare, poi inaugurata venerdì 20 ottobre, nell’ambito della Notte Rossa. Si tratta di una realtà con sede in piazza dell’Unità 4, a Bologna, che raccoglie libri di storia politica contemporanea o che riguardano i paesi esteri sotto il profilo storico, politico, economico, culturale e sociale. Aderisce al Servizio bibliotecario nazionale (Sbn) e inserisce nel catalogo collettivo nazionale i dati relativi al proprio patrimonio librario, consultabile e rintracciabile attraverso il motore di ricerca dell’Opac12.

Molti dei libri della Biblioteca Popolare erano già presso la sede della Fondazione Duemila, o vi erano giunti a seguito della rimodulazione degli spazi di alcune case del popolo bolognesi, presso le quali vi erano scaffalature con volumi di carattere storico o politico. Ma un significativo apporto deriva anche dall’acquisizione della biblioteca di Renato Zangheri, in primis per volere della moglie Claudia Dall’Osso e del figlio Renato Maria Zangheri. Non a caso, negli stessi locali della Biblioteca Popolare e della Fondazione Duemila ha sede il neonato Centro studi e ricerche Renato Zangheri13.

La Biblioteca Popolare si sta facendo conoscere e il numero dei suoi utenti è in crescita. Benché giovane, si tratta certamente di una realtà vivace, capace di conservare e valorizzare il fondo librario messo insieme nel tempo dal compianto avvocato Carlo Coniglio. Quest’ultimo va certamente ricordato per essere stato un fine intellettuale della sinistra bolognese e italiana, incapace di farsi irreggimentare in una gerarchia di partito, fedele alle proprie idee al punto di rinunciare alla carriera politica per ragioni di coerenza.


Note

1 Salvo diversa indicazione, il presente paragrafo è stato costruito a partire da un curriculum vitae di Carlo Coniglio fornitomi da Irene Ruggiero.

2 Piero Pastorelli, L’Unione Goliardica Italiana (1946-1968). Biografie di protagonisti, Bologna, Clueb, 2015.

3 Paola Furlan, La cooperazione di consumo bolognese nel fascismo, in Maurizio Degl’Innocenti, Paolo Pombeni, Alessandro Roveri (a cura di), Il Pnf in Emilia-Romagna. Personale politico, quadri sindacali, cooperazione, Milano, Franco Angeli, 1988, pp. 96-122.

4 Fiorenza Tarozzi, L’associazionismo economico: la cooperazione nel Bolognese, in Angelo Varni (a cura di), Bologna in età contemporanea 1915-2000, vol. 4, tomo 2, di Renato Zangheri (a cura di), Storia di Bologna, Bologna, Bononia University Press, 2013, pp. 972-973.

5 Emanuela Scarpellini, Comprare all’americana: le origini della rivoluzione commerciale in Italia, 1945-1971, Bologna, Il Mulino, 2001.

6 Vera Zamagni, Patrizia Battilani, Antonio Casali, La cooperazione di consumo in Italia. Centocinquant’anni della Coop consumatori: dal primo spaccio a leader della moderna distribuzione, Bologna, Il Mulino, 2004.

7 Aldo Agosti, Il partito provvisorio: storia del Psiup nel lungo Sessantotto italiano, Roma-Bari, Laterza, 2013.

8 Friedrich Nietzsche, Jenseits von Gut und Böse. Vorspiel einer Philosophie der Zukunft, Lipsia, Dreck und Verlag, 1886 (trad. it. Al di là del bene e del male. Preludio di una filosofia dell’avvenire, Milano, Adelphi, 1977 (2007), p. 146).

9 Learco Andalò, Apertura del convegno, in Learco Andalò, Davide Bigalli, Paolo Nerozzi (a cura di), Il Psiup: la costituzione e la parabola di un partito (1964-1972), Bologna, Bradypus, 2015, pp. 9-11.

10 A sinistra nella regione rossa: interventi e progetti di legge di Carlo Coniglio, 1975-1980, Carpi, Cooperativa grafica, 1980.

11 http://www.comune.bologna.it/iperbole/asnsmp/coniglio.html.

12 https://sol.unibo.it/SebinaOpac/.do.

13 https://www.centrostudizangheri.it/.