In apertura: ritratto di Renato Zangheri adolescente, 1940-1945 ca. (Archivio fotografico Renato Zangheri, Centro studi e ricerche Renato Zangheri, Bologna: https://www.centrostudizangheri.it/2024/01/25/archivio-fotografico-di-renato-zangheri-riordino-e-digitalizzazione/).
Con una serie di videointerviste1, il riordino e la digitalizzazione dell’archivio fotografico2, l’avvio della catalogazione della biblioteca personale3, il progetto editoriale di raccolta dei discorsi parlamentari4 e altre iniziative in corso di definizione, il Centro studi e ricerche Renato Zangheri ha aperto un cantiere sulla biografia del grande storico, sindaco di Bologna e dirigente politico, in vista del centenario della nascita (1925-2025). Il paziente lavoro sulle fonti appare quanto mai indispensabile per arricchire una storiografia che, su questa importante figura della storia politica e culturale dell’Italia repubblicana, non appare ancora sufficientemente articolata e solida. I primi risultati stanno consentendo di meglio articolarne il percorso biografico, che qui intendiamo sinteticamente ricostruire cercando di evidenziare gli snodi essenziali.
1. La formazione e la via alla politica
Nato a Rimini l’8 aprile 1925, Renato Zangheri cresce negli anni del fascismo in una famiglia di estrazione borghese e si avvicina gradualmente agli ambienti critici e di opposizione al regime. Dopo un iniziale impegno nell’Azione cattolica, nel 1944, diciannovenne studente di filosofia a Bologna, intensifica la militanza politica ed entra nel Partito comunista italiano (Pci), seguendo le orme del padre, Arnaldo, comandante partigiano nelle file comuniste, poi prosindaco e assessore nella giunta della Liberazione a Rimini. Legge le opere del filosofo marxista Antonio Labriola, un interesse che contribuirà ad avvicinarlo, negli anni successivi, allo storico dell’economia Luigi Dal Pane, anch’egli romagnolo e autore nel 1935 di una biografia dedicata a Labriola. Nel 1947, Zangheri si laurea in filosofia a Bologna con una tesi su Problemi e aspetti del socialismo italiano discussa con Felice Battaglia e, subito dopo, inizia a collaborare con Dal Pane a Perugia. Quest’ultimo, infatti, dopo aver insegnato all’Università di Bari, dal 1940-41 era passato all’Università di Perugia e più tardi sarebbe arrivato, con Zangheri come assistente, all’Università di Bologna.
Sempre nel 1947 a Zangheri viene proposto di entrare come funzionario nel Pci, ma il giovane preferisce continuare a percorrere la strada della ricerca universitaria. Fin da subito esplica comunque una intensa attività politica. Sul finire degli anni Quaranta, su invito di Emilio Sereni, comincia a collaborare alla creazione dell’Istituto Gramsci di Roma, che aprirà nel 1950.
Tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, si divide tra Rimini, dove contribuisce ad animare una commissione culturale del Pci, e Perugia, dove su incarico di Dal Pane si dedica all’organizzazione dell’Istituto di Storia economica e di un seminario per gli studenti. Poco dopo, nel 1951, avviene il passaggio da Perugia a Bologna, dove Zangheri coadiuva Dal Pane nella creazione, presso l’Alma Mater, dell’Istituto di storia economica e sociale della Facoltà di economia e commercio.
2. Le istituzioni culturali e la carriera accademica
Nel 1956, entra nel Consiglio comunale di Bologna, di cui farà parte per quasi trent’anni, fino al 1983. Sempre quell’anno partecipa al movimento avverso all’intervento sovietico in Ungheria, lanciando insieme ad altri storici comunisti, tra cui Ernesto Ragionieri e Rosario Villari, un appello (senza esito) a Giuseppe Di Vittorio perché, quale presidente della Federazione sindacale mondiale, si rechi personalmente a Budapest per verificare la situazione. Nel 1957 cura la pubblicazione, nella collana “Studi e ricerche storiche” della Biblioteca Giangiacomo Feltrinelli di Milano, del volume Le campagne emiliane nell’epoca moderna. Lo stesso anno consegue la libera docenza in Storia economica all’Università di Bologna.
Nel 1959, viene nominato dal sindaco comunista Giuseppe Dozza assessore alle «istituzioni culturali», fino a quel momento affidate all’Istruzione. Si tratta, dunque, di un assessorato di nuova costituzione, che Zangheri guiderà fino al 1964. In quegli anni dà vita all’Istituto per la storia di Bologna e alla Cineteca. Acquisisce anche una statura politica nazionale, entrando nel 1960 nel Comitato centrale del Pci, dove rimane fino al 1989. Sempre nel 1960 aggiunge un altro tassello di grande rilievo alla sua bibliografia scientifica curando la pubblicazione, sempre per Feltrinelli, del volume Lotte agrarie in Italia, dedicato alla storia della Federazione nazionale dei lavoratori della terra dal 1901 al 1926. L’anno successivo, 1961, diventa professore ordinario di Storia economica, con incarico dapprima all’Università di Trieste, poi di nuovo a Bologna dal 1965.
Tra il 1966 e il 1970, negli anni in cui è sindaco di Bologna Guido Fanti, Zangheri è consigliere comunale e membro del Comitato centrale del Pci ma non ricopre cariche esecutive. L’impegno politico, dunque, è meno assillante e ciò gli consente anche, tra la fine del 1967 e la prima metà del 1968, un lungo soggiorno in Inghilterra a Reading su invito di Stuart Woolf, fondatore e direttore del Centre for Advanced Study of Italian Society di quell’università, creato nel 1966. In quel frangente conosce personalmente Piero Sraffa, che incontra per la prima volta nel dicembre 1967 insieme a Giorgio Napolitano.
Nel 1967 entra nella direzione di “Studi storici”, rivista dell’Istituto Gramsci di Roma che aveva contributo a fondare nel 1959. Vi rimarrà fino al 1975. Il primo direttore della rivista era stato Gastone Manacorda; successivamente alla direzione si avvicendano Rosario Villari, Renato Zangheri, Giuliano Procacci, Ernesto Ragionieri e Francesco Barbagallo.
3. Sindaco di Bologna
Nel 1970 diventa sindaco di Bologna e lo sarà fino al 1983. La sindacatura di Zangheri è contraddistinta da un progetto politico e amministrativo incentrato sullo sviluppo della “città dei servizi” e del decentramento intra-comunale. In altre parole, si assiste a uno sviluppo inedito di politiche sociali, servizi educativi, trasporti pubblici, biblioteche e iniziative culturali (in una parola del “welfare locale”) articolato intorno alla struttura amministrativa di base, quella dei quartieri, intesi come organi del decentramento e della partecipazione. Bologna diviene un laboratorio di sperimentazione sociale (trasporti pubblici gratuiti in certe fasce orarie, piani di recupero delle abitazioni del centro urbano) e culturale: oltre alla promozione di musei, biblioteche e teatri, Zangheri continua a fornire supporto alle sue prime creature (Istituto per la storia di Bologna e Cineteca) e dà vita, nel 1974, al Centro Amilcar Cabral per lo studio dei paesi in via di sviluppo, il cui obiettivo è quello di incrementare la conoscenza dei problemi della vita politica, sociale, economica e culturale dei paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina5. L’iniziativa aveva avuto origine, già alla fine degli anni Sessanta, da un ordine del giorno presentato in Consiglio comunale dallo stesso Zangheri ed era stata sollecitata da alcuni altri intellettuali attivi in città e nell’ateneo bolognese, come Roberto Finzi, Carlo Poni e Gianni Sofri. A partire dagli anni Sessanta e Settanta del XX secolo, grazie allo stimolo dell’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di scienza, cultura ed educazione, e agli effetti del processo di decolonizzazione, il dibattito delle scienze sociali si stava aprendo ad una nozione di patrimonio culturale meno eurocentrica, aperta alle manifestazioni delle culture dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. L’amministrazione bolognese dimostra di cogliere tempestivamente questi stimoli e li traduce in una specifica istituzione culturale.
Nel 1974, la strage del treno Italicus, avvenuta il 4 agosto sulla linea Firenze-Bologna, nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, segna un momento culminante del terrorismo di destra e dell’eversione neofascista. Zangheri affronta il drammatico frangente richiamando con fermezza i valori democratici e antifascisti. Nel 1975-76, sia a livello locale che nazionale, si arriva al maggior consenso elettorale per il Pci e la Bologna di Zangheri rappresenta un esempio luminoso di politiche urbane studiato a livello italiano e internazionale.
Pochi mesi dopo Bologna e la sua Università diventano uno dei fulcri del movimento del Settantasette, caratterizzato da un accentuato radicalismo negli atteggiamenti politici e culturali e da un senso di estraneità nei confronti delle istituzioni e delle forze politiche e sindacali tradizionali. La logica di scontro frontale con lo Stato e di contrapposizione violenta con le forze della sinistra storica, e in particolare con il Pci, allora impegnato nei governi di solidarietà nazionale, portano il movimento ad attaccare anche l’amministrazione locale e il suo sindaco. Agitazioni studentesche percorrono la città, si moltiplicano gli scontri con la polizia, si schierano i blindati delle forze dell’ordine, l’11 marzo 1977 muore lo studente di Lotta continua Francesco Lorusso ucciso, durante alcuni disordini, da un militare di leva. Zangheri non sottovaluta il doloroso “strappo” prodottosi nel 1977 con gli ambienti giovanili più radicali e si adopera per ricomporlo aprendo la città, tra fine anni Settanta e primi anni Ottanta – attraverso concerti, rassegne e dibattiti – alle culture musicali e politiche, italiane ed europee, più alternative e anticonformiste.
Il 2 agosto 1980 la bomba alla stazione centrale di Bologna sconvolge il paese. Quattro giorni più tardi, il 6 agosto, si tengono i funerali delle vittime della strage. Teso e commosso, Renato Zangheri sale sul palco allestito in Piazza Maggiore davanti al sagrato della chiesa di San Petronio e il presidente della Repubblica Sandro Pertini gli si mette accanto ponendogli una mano sul braccio e restando così lungo tutto il discorso del sindaco. L’immagine rimane celebre, come simbolo della difesa dell’Italia repubblicana in uno dei momenti più bui della vita democratica del paese. L’immagine pubblica di Zangheri – sindaco della cultura, dei servizi e dei diritti civili – arriva a identificarsi con la Repubblica nata dalla Resistenza.
4. Dirigente nazionale e parlamentare
Nel 1980 Zangheri distilla nel volume Catasti e storia della proprietà terriera (Einaudi) anni di studi pionieristici sulla proprietà fondiaria e l’origine del capitalismo nelle campagne. L’anno precedente era entrato nella Direzione nazionale del Pci, dove sarebbe rimasto fino al 1989. Il profilo di dirigente nazionale di Zangheri si completa nel 1983, quando entra nella Segreteria del Pci e viene eletto in Parlamento alla Camera dei deputati.
L’ultimo periodo della sua sindacatura, prima del trasferimento a Roma, è caratterizzato da una coraggiosa scelta in tema di diritti civili: nel 1982 il Comune di Bologna riconosce al “Circolo di cultura omosessuale 28 giugno”, nato in città nel 1979 ed erede di alcuni fermenti associativi interni al movimento studentesco, una sede presso il Cassero di Porta Saragozza, primo caso in Italia di riconoscimento da parte di un’amministrazione comunale di una realtà associativa gay.
Dal maggio 1986 al giugno 1990 Zangheri è capogruppo alla Camera del Gruppo parlamentare comunista. Anche in questo ruolo dimostra di mantenere uno sguardo aperto sul futuro. Si vuole segnalare qui un suo intervento in aula del settembre 1988 su alcuni aspetti della questione ambientale, nel quale Zangheri afferma con forza come l’impegno ecologico non sia «un lusso, un’occupazione di anime belle, ma un duro cimento con la realtà per guidarla a fini di progresso e non di distruzione e di rovina»6. Il bisogno di puntualizzare questi aspetti si lega alla consapevolezza dei limiti a lungo rintracciabili, sul versante dei rapporti tra politica e ambiente, anche nella storia del suo partito, all’interno del quale il dibattito sulla questione ambientale era cominciato a evolvere solamente negli anni Settanta. La traiettoria di studioso di Zangheri, storico delle campagne tra età moderna e contemporanea, formatosi alla scuola di storia economica di Luigi Dal Pane e poi in stretto contatto con Emilio Sereni e con le sue riflessioni sul paesaggio agrario, ne fanno certamente all’interno del Pci una punta avanzata in merito alla maturazione culturale sulla questione ambientale. In Italia, infatti, le origini della storia ambientale vanno rintracciate proprio negli studi di storia economica e, più precisamente, di storia dell’agricoltura7.
5. La storia del socialismo e delle autonomie
Zangheri rimane in parlamento fino al 1992, quando, al termine della X legislatura, non si ricandida e lascia la politica attiva. L’anno precedente, al XX Congresso di Rimini (31 gennaio-3 febbraio 1991), il Pci si era sciolto per dare vita al Partito democratico della Sinistra (Pds). Dopo aver vissuto una decina d’anni a Roma, Zangheri si trasferisce a Imola, piccola città tra Bologna e la Romagna, luogo simbolo dei movimenti di emancipazione popolare otto-novecenteschi. Qui torna a tempo pieno agli studi storici, pubblicando nel 1993 e nel 1997 i primi due volumi della fondamentale Storia del socialismo italiano (Einaudi), dove dà centralità alla figura di Andrea Costa, che rappresenta una delle principali passioni della sua vita di studioso.
Intanto, nel 1988, era stata fondata l’Università di San Marino, dove tra il 1991 e il 1994 Renato Zangheri ricopre la carica di rettore, dedicandosi con particolare attenzione all’organizzazione della Scuola superiore di studi storici. Il primo comitato direttivo della Scuola è composto, oltre che da lui, da Aldo Schiavone, Maurice Aymard, Valerio Castronovo, Gabriele De Rosa, Roberto Finzi, Giuseppe Galasso, Francis Haskell, Wolfgang Mommsen e Corrado Vivanti.
Nel 1993 Zangheri accetta la proposta del Pds di assumere la presidenza della Fondazione Istituto Gramsci di Roma. Lo affianca Giuseppe Vacca come direttore. Manterrà l’incarico fino al 1999.
L’8 aprile 1995 nasce a Bologna il figlio Renato Maria, avuto con la seconda moglie, la storica imolese Claudia Dall’Osso. Padre e figlio sono nati curiosamente lo stesso giorno a settant’anni di distanza; il giovane Renato Maria ha conseguito nel 2021 la laurea magistrale in Studi Umanistici sul Giappone presso la Kyushu University a Fukuoka.
L’attività di organizzazione culturale di Zangheri prosegue fervidamente ancora nei primi anni Duemila. Riflettendo nel 2001 sulla storia del lavoro, tema presente nella sua attività di ricerca fin dall’apprendistato con Dal Pane (autore nel 1944 di una Storia del lavoro in Italia che è tra i primi riferimenti storiografici in materia), Zangheri invita a problematizzare la categoria di «movimento operaio», a lui molto cara, ma che rischia di essere eccessivamente monolitica e cristallizzata, e sollecita l’attenzione verso una frastagliata pluralità di «movimenti dei lavoratori e delle lavoratrici»8. Nel 2005 promuove a Imola l’osservatorio Civitas, centro studi sul governo locale; nel 2010, in uno dei suoi ultimi interventi pubblici, tenuto al teatro comunale di Imola il 26 febbraio alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del centenario della morte di Andrea Costa, Zangheri torna sul profilo autonomista del leader socialista imolese e sulla sua visione larga e inclusiva di socialismo, nella quale riuscivano a convivere, senza restrizioni dottrinarie, venature libertarie, gradualismo e prassi riformista.
Nel 2012 all’Isola d’Elba muore a 56 anni la figlia Silvia, che era nata nel 1956 dal matrimonio con la prima moglie Antonietta (Tonina), scomparsa nel 1984.
Renato Zangheri si spegne a Imola il 6 agosto 2015, lo stesso giorno nel quale 35 anni prima si erano celebrati i funerali delle vittime della strage alla stazione di Bologna.
Bibliografia su Renato Zangheri
Enzo Biagi intervista Renato Zangheri, Il sindaco di Bologna, Vaciglio (Modena), Ricardo Franco Levi editore, 1976.
Maurizio Casadei, La Resistenza nel riminese. Una cronologia ragionata, Rimini, Istituto per la storia della Resistenza, 2005.
Mariangela Dallaglio (a cura di), Renato Zangheri: bibliografia scientifica e due saggi storici, con un contributo di Roberto Finzi, Bologna, Clueb, 2000.
Paolo Favilli, Il marxismo e le sue storie, contributi di Piero Bevilacqua, Fabio Mussi, Leonardo Paggi, Milano, Franco Angeli, 2016.
Roberto Finzi, Giorgio Gilibert, Sviluppo distorto, merci di lusso, salario di sussistenza in uno scambio epistolare fra Renato Zangheri e Piero Sraffa (1967-1969), in “Studi storici”, n. 2, 2011 (aprile-giugno), pp. 357-372.
Roberto Finzi, Renato Zangheri 1925-2015. Un ricordo, in “Studi storici”, a. 56, n. 4, 2015 (ottobre-dicembre), pp. 763-778.
Sergio Gambini, Renato Zangheri e Rimini: un profilo frutto di frequentazioni, ricerche e inediti, in “Rimini 2.0”, quotidiano on line della provincia di Rimini e di San Marino, https://www.riminiduepuntozero.it/renato-zangheri-e-rimini-un-profilo-frutto-di-frequentazioni-ricerche-e-inediti/.
Carla Giovannini, Terreni di studio e di lavoro: Lucio Gambi e Renato Zangheri, in Associazione Amici di Memoria e Ricerca, 25 novembre 2016, https://amicimr.hypotheses.org/1226.
Andrea Giuntini (a cura di), L’opera storica di Renato Zangheri (1925-2015). Un forum per ricordarlo, con interventi di Roberto Finzi, Tommaso Detti, Paolo Favilli, Patrizia Dogliani ed Emanuele Bernardi, in “Memoria e Ricerca”, n. 2, 2016 (maggio-giugno), pp. 303-326.
Marzia Maccaferri, Renato Zangheri fra ricerca e politica, in Mirco Carrattieri e Marzia Maccaferri (a cura di), La storiografia comunista italiana fra ricerca scientifica e impegno politico (1964-1975), panel presentato in occasione dei Cantieri di storia Sissco, X edizione, Modena 18-20 settembre 2019, https://www.sissco.it/cantieri-di-storia-x/.
Maurizio Ridolfi, Storia del socialismo e “fare storia”, in Associazione Amici di Memoria e Ricerca, https://amicimr.hypotheses.org/1240, 25 novembre 2016, poi compreso in Id., Romagne. Società e politica, storia e tradizioni civiche nell’età contemporanea, Cesena, Società di studi romagnoli, 2018.
Paolo Zaghini, Renato Zangheri, un grande italiano, in “Chiamamicitta.it”, l’informazione on line di Rimini e Provincia, 6 agosto 2016, https://www.chiamamicitta.it/renato-zangheri-grande-italiano/.
Vera Zamagni, Renato Zangheri: un intellettuale politico, in Stefano Zamagni (a cura di), I maestri dell’economia politica a Bologna nel secondo dopoguerra, Bologna, Bologna University Press, 2022, pp. 41-47.
Convegni
• Renato Zangheri intellettuale e politico, Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Aula Prodi, 18 novembre 2016, promosso da Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.
Introduzione ai lavori di Carlo Galli. Prima sessione, “Amministratore e politico”, con interventi di Maurizio Ridolfi, Luca Baldissara, Roberto Finzi e Alexander Höbel. Seconda sessione, “Storico e intellettuale”, con interventi di Giuseppe Vacca, Patrizia Dogliani e Gilda Zazzara. Disponibile la registrazione su YouTube: Prima parte, https://www.youtube.com/watch?v=pZyNZpqUpKk; Seconda parte, https://www.youtube.com/watch?v=B93w5YFlGZ4. Per un resoconto del convegno si veda Maria C. Fogliaro, Renato Zangheri intellettuale e politico, in Fondazione Valore Lavoro, https://www.valorelavoro.com/index.php/2016/11/renato-zangheri-intellettuale-e-politico/, 24 novembre 2016.
• La storia delle campagne in Italia e il contributo di Renato Zangheri, Bologna, Sala Convegni Centro Italiano di Documentazione sulla Cooperazione e l’Economia Sociale, 24 febbraio 2017, promosso dalla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna e dal Gruppo di lavoro “Lavoro e lavoratori rurali” della Sislav.
Introduzione ai lavori di Paolo Capuzzo. Prima sessione, “Le premesse e i contesti”, con interventi di Giacomina Nenci, Luca Baldissara, Giorgio Bigatti. Seconda sessione, “Temi e problemi”, con interventi di Walter Tucci, Guido Alfani e Matteo Di Tullio, Michele Nani, Giacomo Bonan, Marco Fincardi, Giulio Ongaro e Niccolò Mignemi. Disponibile la registrazione su You Tube: Prima parte, https://www.youtube.com/watch?v=NPrEzJn8GP0; Seconda parte, https://www.youtube.com/watch?v=7HPgIT_3WeQ.
Filmografia
Non arretreremo! Renato Zangheri, il sindaco professore, scritto e diretto da Mauro Bartoli e Lorenzo K. Stanzani, prodotto in collaborazione con Rai Cultura e Cineteca Bologna, 1 DVD, 59 min., Imola, Lab Film – Roma, Felix Film, 2016.
Sitografia
Centro studi e ricerche Renato Zangheri, Bologna, https://www.centrostudizangheri.it
Fondazione Gramsci, Roma, https://fondazionegramsci.org
Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Bologna, https://iger.org
Note
1 Le videointerviste, realizzate nell’ambito del progetto “Per la biografia di Renato Zangheri: tra ricerca e public history” promosso dal Centro studi e ricerche Renato Zangheri con il contributo della Regione Emilia-Romagna, sono state curate da Carlo De Maria e Tito Menzani, con la collaborazione di Carlo Arrighi e Mauro Roda. Regia di Andrea Bacci (Seven Lives Film). La versione integrale delle interviste è consultabile presso il Centro Zangheri. Maggiori informazioni e alcune clip estratte dalle interviste sono disponibili a questo link: https://www.centrostudizangheri.it/2024/01/29/videointerviste-su-renato-zangheri/, ultima consultazione di tutti i link: 5 novembre 2024.
2 Donato dalla famiglia al Centro studi e ricerche Renato Zangheri l’archivio fotografico del politico emiliano-romagnolo si compone di oltre 600 positivi b/n e colore di diverso formato. Il lavoro di riordino, inventariazione e digitalizzazione, terminato nel dicembre 2023, è stato realizzato, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, da due archivisti specializzati nel trattamento degli archivi fotografici: Marta Magrinelli e Lorenzo Ghelardini. L’inventario, corredato dalla digitalizzazione di tutte le foto, è pubblicato sulla piattaforma online del Sistema informativo regionale per gli archivi storici, “Archivi ER”, in collaborazione con il Settore Patrimonio culturale, Area Biblioteche e Archivi, della Regione Emilia-Romagna: https://patrimonioculturale.regione.emilia-romagna.it/notizie/2024/renato-zangheri-in-immagini. La parte documentaria (non fotografica) dell’archivio personale di Renato Zangheri si trova presso la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.
3 La Biblioteca “Renato Zangheri” è la biblioteca personale del dirigente politico e intellettuale emiliano-romagnolo, conservata fino ai primi mesi del 2023 presso la residenza di famiglia a Imola e poi donata al Centro studi e ricerche Renato Zangheri. Attualmente in corso di catalogazione, è inserita nel Catalogo unico delle biblioteche italiane e nel Polo unificato bolognese (Sbn, Ubo): https://www.iccu.sbn.it/it/SBN/poli-e-biblioteche/biblioteca/ZG-Biblioteca-Renato-Zangheri/.
4 Una breve presentazione del progetto editoriale è disponibile a questo link: https://www.centrostudizangheri.it/2024/01/20/i-discorsi-palamentari-di-renato-zangheri/.
5 La Biblioteca Amilcar Cabral è dotata oggi di oltre 35 mila volumi e 600 periodici: https://www.bibliotecaamilcarcabral.it.
6 Renato Zangheri, Mozione concernente il risanamento dell’Adriatico, 21 settembre 1988, in Atti parlamentari, Camera dei deputati, X legislatura, Discussioni, pp. 19096-19099, p. 19099. Per quanto concerne la situazione dell’Adriatico, dopo che già nella seconda metà degli anni Settanta i primi fenomeni eutrofici avevano iniziato a manifestarsi nel tratto di Mare Adriatico compreso tra la laguna di Venezia e il litorale emiliano-romagnolo, gli anni Ottanta sono tormentati da emergenze ripetute: nel 1982 e nel 1984 con enormi fioriture algali, il «mare marrone» come titolano i giornali. Un ulteriore crisi ed emergenza in Adriatico si ha nel 1988 con le «mucillagini». Si colloca in questo frangente l’intervento di Zangheri. Tra le cause di questi problemi ripetuti, l’azoto dei nitrati e, soprattutto, il fosforo, componente fondamentale dei detersivi. Secondo le parole pronunciate in parlamento da Zangheri, il problema era, in buona misura, l’enorme quantità di sostanze tossiche, e soprattutto di fosforo, che il Po raccoglieva dai suoi affluenti e dagli scarichi di vario tipo e che poi riversata in Adriatico. Occorrevano dunque misure nazionali che ponessero fine a un modello di sviluppo «senza norme e senza indirizzi di rispetto dell’ambiente», nelle mani delle «forze del libero profitto», del libero mercato. Zangheri conclude ribadendo la necessità di conciliare «modello produttivo» e «salvaguardia ambientale».
7 Su questi aspetti il Centro studi e ricerche Renato Zangheri sta promuovendo un progetto di ricerca dal titolo Il PCI e la questione ambientale: il caso dell’Emilia-Romagna. Una riflessione tra passato e presente. Il primo workshop si è tenuto a Bologna il 18 maggio 2024, https://www.centrostudizangheri.it/2024/05/12/workshop-ll-pci-e-la-questione-ambientale-il-caso-dellemilia-romagna/.
8 Renato Zangheri, Come si studia oggi la storia del movimento operaio, in Le Camere del lavoro italiane: esperienze storiche a confronto, a cura di Isabella Milanese, Ravenna, Longo, 2001, p. 20.