Ricostruire il volto del socialista Natale Gaiba: cosa può ancora dirci «l’antifascista dimenticato»?

Reframing the character of the socialist Natale Gaiba: what can the “forgotten antifascist” still tell us?

In apertura: primo piano di Natale Gaiba, dall’Archivio Privato della Famiglia Gaiba (APG).

 

Ricostruire il volto del socialista Natale Gaiba: cosa può ancora dirci «l’antifascista dimenticato»?1

1. Il «mesto ricordo»2

Argenta, in provincia di Ferrara, è un tipico esempio della campagna padana: il terreno, le valli, l’aria umida, nel silenzio della natura, raccolgono il rumore delle lotte dei braccianti, le fatiche della bonifica, le sofferenze della malaria. Il paese, seppur bombardato dagli alleati, e chi lo abita, conservano i segni del passaggio di personaggi importanti, da Giovan Battista Aleotti a don Giovanni Minzoni. A questo proposito, nell’atrio del Comune di Argenta ci sono un busto e una lapide:

NEL VENTESIMO ANNIVERSARIO/ DELLA CADUTA DEL FASCISMO/ IL CONSIGLIO COMUNALE DI ARGENTA/ RICORDA/ IN QUESTA SEDE MUNICIPALE/ CHE LO VIDE CONSIGLIERE/ NATALE GAIBA/ CHE CON LE OPERE E IL DONO DELLA VITA/ TESTIMONIÒ GLI ETERNI VALORI/ DELLA LIBERTÀ E DELLA GIUSTIZIA SOCIALE3.

Questo è uno dei segni fisici del passaggio di Natale Gaiba. Nato nel 1880, per Argenta è stato bracciante, socialista massimalista, capolega, sindacalista e consigliere comunale; tuttavia, queste definizioni sono in una zona incerta tra la tradizione orale e la realtà dei fatti. Proseguendo tra le strade, si scorge la via Natale Gaiba, qui detto antifascista; il quadro si va sempre più a definire arrivando al Cimitero Comunale di Argenta, in cui si trova la tomba affianco a quella della moglie, e si legge: «SPENTO DA MANO FASCISTA»4. Questo tragico dettaglio fornisce un ulteriore elemento: Natale Gaiba muore il 7 maggio 1921, ucciso durante un’aggressione fascista per le idee che aveva sempre portato avanti, tra cui un premonitore antifascismo.

Nonostante la sua importanza, il volto del socialista argentano è spesso rimasto nell’ombra, anche a fronte di iniziative fondamentali per approfondire la sua biografia, come il convegno di studi, svoltosi 16 novembre 1991 ad Argenta, che ha dato vita a Natale Gaiba: l’antifascista dimenticato5, o l’opuscolo per il 52° anniversario della morte, Natale Gaiba, martire antifascista6. Sebbene questi studi siano stati decisivi, ci si rende conto di una lacuna importante per quel che riguarda la prima parte della vita, quella precedente al Consiglio Comunale; inoltre, su alcuni dettagli le narrazioni si contraddicono. Da questa situazione è nata l’esigenza di sapere di più e capire: perché Gaiba è stato una figura così carismatica per Argenta, visti i segni visibili all’interno del Comune? Con questo proposito si è aperta la mia ricerca, desiderando rendere giustizia a un uomo che si è sacrificato per ideali così alti, come la libertà e la giustizia sociale, avendo un impatto forte nel cuore e nelle coscienze degli argentani. In questo articolo esporrò le mie scoperte, al fine di chiarire il profilo di Gaiba, con un’attenzione per le concrete possibilità, nel passato e nel presente, nell’ambito di iniziative di public history. L’obiettivo è dimostrare come definire la biografia di un personaggio storico, anche locale, abbia un impatto positivo nella percezione più consapevole del passato e nella comprensione del presente, nella speranza di risvegliare un nuovo interesse, nell’ambito locale e della ricerca, nei confronti di un personaggio che ha ancora tanto da comunicare.

Fig. 1. Via Natale Gaiba, nell’ex-borgo Lenìn, quartiere formativo della sinistra argentana (Foto dell’Autrice).

 

2. Vita privata e prime lotte

Natale Gaiba nasce il 2 agosto 1880 a Conselice7 (Ravenna), terzo figlio, dopo Attilio e Domenica, di Rosa Pelliconi e Pietro Gaiba, e si trasferisce nel Comune di Argenta, nella frazione di Campotto, il 3 novembre 18838, tre anni dopo rispetto alla restante famiglia del padre. Il gruppo famigliare è composto da almeno tredici persone, che vivono e si trasferiscono insieme per anni (in Val Santa 35, in Argine Destro di Reno 75, anche detto la Fornace, e nel 1892 in via Cardinala 25)9; dai documenti risulta che il capofamiglia è Antonio Gaiba, fratello minore del padre di Natale, aspetto alquanto inusuale.

La situazione abitativa suggerisce uno stato di sovrappopolazione, condizione quasi inevitabile tra i proletari argentani; questo elemento crea già un bagaglio esperienziale per il futuro socialista Gaiba. A questo proposito, anche i mestieri che si praticano in questa famiglia hanno portato Natale a comprendere in prima persona lo stato e le necessità degli argentani più in difficoltà: Paolo D’Attorre10 sostiene che i Gaiba potrebbero essersi trasferiti a Campotto per prendere parte ai lavori di bonifica, considerata la costruzione di una fornace11 nella zona di Saiarino, proprio dove si trova la seconda abitazione della famiglia. A ogni modo, nel Registro delle Immigrazioni, il nucleo ristretto di Natale risulta come giornaliero, mentre altri familiari come boari: si tratta delle due categorie più coinvolte nei moti argentani del 1906-190712, permettendo lo sviluppo di una forte coscienza di classe.

 

Fig. 2. Parte dell’albero genealogico della famiglia Gaiba, con informazioni tratte dal Registro delle Famiglie, dal Registro delle Immigrazioni, Indice al Registro della Popolazione (ASCUA).

Per quel che riguarda la vita privata, Natale Gaiba sposa Benilde Fabbri il 2 agosto 1908 nella Casa Comunale con rito civile, ma solo uno dei testimoni, Eugenio Bellettini, marito di Domenica Gaiba, riesce a firmare13: infatti, almeno fino al 1908, Natale risulta analfabeta. I due hanno quattro figli, cioè Emilia (1908, concepita prima del matrimonio), Fabio (1911), Alfredo (morto precocemente di difterite)14 ed Ennio (1920)15, e si trasferiscono in autonomia in paese, in via Crocetta16, una zona più coinvolta nell’attività cittadina. Si deduce la data del trasferimento (assente nella scheda personale) da uno studio17 sulla malaria del medico condotto di Argenta, Francesco Orta, che riporta il caso dei Gaiba, i quali guariscono definitivamente dopo undici mesi dall’arrivo in paese: considerando che lo studio viene pubblicato nel 1917, si desume che si siano trasferiti dal 1915-1916, il che potrebbe sancire una svolta per l’attivismo di Gaiba. Orta fornisce un ulteriore aiuto nell’inquadrare meglio Natale, in quanto, come emerge da una fonte famigliare, sarebbe stato portato in campagna da «un noto socialista, un capo-lega, fra i più sfegatati»18, con la scusa di visitare un parente (si ricorda che la restante famiglia di Gaiba viveva ancora nelle valli), per tranquillizzarlo sulla sua posizione rispetto ai socialisti. Che sia la conferma di un Gaiba capolega?

Natale prende parte alla Grande Guerra almeno dal 1917, stando a una fotografia appartenente alla famiglia, al numero d’ordine 52 alla leva militare dei nati nell’anno 188019: quale potrebbe essere stato il suo pensiero socialista sulla guerra?

Da alcune cartoline dal fronte, poi, si nota che Natale ha imparato a scrivere in meno di dieci anni: ciò fa pensare a un personale impegno verso una maggiore consapevolezza politica. In questo senso, si attesta una probabile adesione alle lotte bracciantili del 1897, che colloca Gaiba nella seconda generazione socialista (con una partecipazione precoce a leghe e sindacalismo)20, e lo si vede anche dirigente della Camera del Lavoro, capolega e sindacalista per i moti del 1906, 1907 e 191321. Così, Natale avrebbe anche conosciuto Gaetano Zardi22, il futuro sindaco della Giunta Rossa, con il quale potrebbe essere stato votato a San Nicolò nel 190623; tuttavia, comparendo solo il cognome nella lista ritrovata, non si può avere la certezza che si tratti proprio di lui.

Fig. 3. Cartolina inviata da Natale Gaiba dal fronte: «Alla signorina Gaiba Emiglia, Argenta di Ferrara. Il 28.4.18. Ricevi i più sinceri saluti e baci, tuo padre Gaiba Natale a Dio» (APG).

 

3. Il tragico antifascismo

Natale Gaiba è socialista in un momento di tensione tra i massimalisti di Zardi e i riformisti di Giulio Mezzogori (sindaco fino al 1920). Mezzogori arriva a denunciare alla Camera del Lavoro di Ferrara, alla Federazione Provinciale Socialista e alla Direzione del Partito Socialista delle scorribande dei massimalisti ai danni della giunta, che manifestano una sconfessione generale e intimano le dimissioni24; il sindaco non si presenterà nemmeno alla consegna dell’incarico all’eletto Zardi.

Il 3 ottobre 1920 ha luogo l’elezione di trenta consiglieri comunali: la Giunta Rossa. Natale Gaiba raccoglie 1053 voti25, due in meno del futuro sindaco Gaetano Zardi: si evince che Gaiba doveva essere stimato, avvalorando la possibilità che ricoprisse le cariche tradizionalmente attribuitegli. Tuttavia, non è nominato tra gli assessori specifici di giunta26 e si può sciogliere, così, un nodo sul suo conto: Natale Gaiba era consigliere, non assessore. Ciò dimostra ulteriormente che Gaiba sa leggere e scrivere, essendo obbligatorio per l’incarico; in secondo luogo, cade la tradizione che lo vede assessore all’Annona o agli approvvigionamenti (ruolo ricoperto da Brunaldi), ipotizzando un incarico nell’ente autonomo dei consumi, all’interno del quale avrebbe deciso la requisizione di mille quintali di grano al molino Moretti, per la vendita a prezzo calmierato, e il passaggio di una tassa dai braccianti ai proprietari27. Riceve anche altri incarichi: commissario supplente della Commissione elettorale e commissario per la risoluzione dei ricorsi in primo grado in materia di tasse comunali28, segno di una certa stima nei suoi confronti, considerando che è quasi sempre presente alle sedute.

La Giunta Rossa approva ordini del giorno di stampo dichiaratamente massimalista come la denuncia29 delle violenze squadriste verso il dirigente della Camera del Lavoro di Ferrara Gaetano Zirardini e il sindaco Temistocle Bogiankino, accusando le autorità conniventi30 (infatti il prefetto Pugliese respingerà la delibera). Tra queste violenze, si inserisce l’omicidio di Rino Moretti, figlio del proprietario del molino omonimo, per mano di socialisti di Portomaggiore: l’accaduto sconvolge per la giovane età e la rispettabilità della vittima, soprattutto il Fascio ferrarese. La sua reazione è «la prima operazione in grande stile per occupazione di città»31, guidata dall’argentano Raul Forti nella notte tra il 16 e il 17 aprile 1921; l’attacco armato e incendiario parte dal sagrato del Duomo verso le persone e i luoghi cardine del socialismo argentano (Camera del Lavoro, Lega Facchini e Birocciai, edicola Azzalli), portando a una lunga convalescenza del sindaco e alla dimissione di 23 consiglieri. Natale Gaiba fugge inizialmente a Campotto; tuttavia, rientra dalla moglie e i figli in contrada Canalazzo (oggi via Pioppa Storta) presso i Fabbri, i suoceri di Gaiba. Una delazione svela il nascondiglio di Natale, inviso ai fasci per il suo essere socialista e per i sopracitati provvedimenti da consigliere. Nella notte del 7 maggio, i fascisti sequestrano il fuggitivo, dopo aver pestato i famigliari accorsi in difesa; una volta in strada, viene imbavagliato, spinto a camminare a forza di bastonate fino alla Fossazza, una zona tra la campagna e il centro, percorrendo almeno 1,7 km di torture, probabilmente seguito dal corteo dei cari e, dalla testimonianza di un’erede32, trascinato da un cavallo. Qui, Natale Gaiba viene finito a colpi di rivoltella, trovando la morte in ospedale alle ore 2333.

Fig. 4. Tomba di Natale Gaiba, Cimitero Comunale di Argenta (Foto dell’Autrice).

 

4. Onorare l’eredità

Gli eventi che seguono la morte mostrano, da un lato, l’ostilità delle autorità che sminuiscono e infangano il consigliere (arrivando quasi a giustificare i giovanissimi esecutori, che infatti subiscono pene irrisorie) e, dall’altro lato, la commozione degli argentani al funerale in data 9 maggio 1921, che si presentano in cinque mila al rito civile, impedendo <un intervento fascista. Don Minzoni, presente alla funzione, sconfessa apertamente i fascisti, chiamandoli «Vili»34, dimostrando l’apertura del sacerdote nei confronti del socialista; infatti, la stessa moglie Benilde, sbeffeggiata dai fasci che lei osava accusare pubblicamente, farà affidamento su di lui. Tra i figli, Fabio compare in una lista sfusa dei partigiani di Argenta; secondo Romolo Ghini, figlio del partigiano argentano Primo, si trattava di un fiancheggiatore, ma comunque schierato in aiuto dell’antifascismo belligerante.

Dissipata la nebbia fascista, le iniziative promosse ad Argenta in onore del suo martire partono dalla prima commemorazione, tra il 1946 e il 1960, che ha dato vita a una serie di approfondimenti su Gaiba, dagli studi citati nel primo capitolo ad alcuni articoli socialisti35.

Tuttavia, si è assistito a un calo di attenzione nei confronti di Gaiba; per incontrare una menzione evidente del socialista è necessario aspettare il 2019, nel film su don Minzoni Oltre la bufera, in cui vengono raffigurati un possibile rapporto tra il prete e il consigliere e la sua morte. Questo spunto potrebbe aver stimolato Giuseppe Muroni, che ha scritto di lui su “La Nuova Ferrara” nel 202036. Si arriva al centenario della morte con la deposizione della corona alla lapide nell’atrio del Comune e la promozione di altre piccole iniziative di divulgazione; tutt’ora il Comune cerca di tramandare il ricordo ogni 7 maggio con una cerimonia commemorativa. Un’altra ondata di interesse si è avuta con citazioni di Gaiba da parte di Cazzullo in Mussolini il capobanda37 e in un contributo sul “Corriere della Sera”38, dove ne parla anche Alberto Melloni39; mentre, in occasione del centenario della morte di don Minzoni, si raccolgono anche le parole del cardinale Zuppi in visita ad Argenta40.

Questi interventi, però, relegano Gaiba ai margini della vicenda di don Minzoni. Si tratta, invece, di un uomo venuto dalla miseria e dall’analfabetismo, che ha conosciuto da vicino la malaria e la fatica dei lavori più umili; ha partecipato alle lotte operaie ma anche alla Grande Guerra, tra storia locale e nazionale. Si è schierato col socialismo guidato da ideali reali e ne ha fatto una ragione di vita col suo operato politico; ha conosciuto il fascismo e vi si è opposto strenuamente e consapevolmente fino alla morte. La vita di Natale Gaiba permette di capire il passato e di dare forma al presente: illustra il Novecento argentano e può comunicare valori che sono la spina dorsale della società che abbiamo costruito dopo la guerra, a partire dall’antifascismo. In questo senso, il podcast I Fantasmi della Bassa. Ferrara 1870-1922, realizzato dal collettivo “Cumbre Altre Frequenze”, è riuscito a esporre in modo diretto e innovativo la vita di Natale Gaiba nel quinto episodio. È evidente che iniziative di public history che mirino a evidenziare l’influenza di figure come Gaiba sono possibili e accattivanti. Per questo motivo, auspico che questo articolo possa essere un piccolo contributo nell’invogliare chiunque ad approfondire personaggi come Natale Gaiba poiché, per quanto piccoli, possono avere impatti sconvolgenti sullo studio della storia e sulle coscienze.

Fig. 5. Commemorazione di Natale Gaiba, svoltasi tra il 1946 e il 1960 (APG).


Note

1 Luciano Casali e Fiorenzo Landi (a cura di), Natale Gaiba: l’antifascista dimenticato, Bologna, Pàtron, 1993.

2 Iscrizione della tomba di Natale Gaiba, collocate nel Cimitero Comunale di Argenta. Dalla consultazione dell’ufficio di Secif Gruppo Soelia (in data 13 ottobre 2023), le tombe risalgono, con indicazione generica, al decennio 1940-1949, ma sono da collocarsi più plausibilmente nella seconda metà. Sono in concessione perpetua.

3 Lapide commemorativa in piazza Garibaldi 1, con busto in bronzo, 41 cm, realizzato da Tiziano Bolognesi, 25 luglio 1963.

4 Iscrizione della tomba di Natale Gaiba.

5 Casali e Landi (a cura di), Natale Gaiba: l’antifascista dimenticato, cit.

6 Commissione stampa e propaganda del PSI di Argenta (a cura di), Natale Gaiba, martire antifascista, 52° anniversario del martirio di Natale Gaiba, Bologna, Tip. Moderna, 1973.

7 Scheda personale di Gaiba Natale, in Archivio Storico Comunale – Ufficio Anagrafe e Stato Civile (d’ora in poi, ASCUA).

8 Registro delle Immigrazioni, Serie Registri di Stato Civile, anno 1883, in Archivio Storico Comunale di Argenta (d’ora in poi, ASCA).

9 Registro delle Famiglie, Serie Stati di Famiglia, ASCUA.

10 Pier Paolo D’Attorre, Braccianti e agrari negli anni dell’affermazione fascista: Argenta, in Casali e Landi (a cura di), Natale Gaiba, cit., pp. 57-77.

11 Memoriale per la storia del Reno, Raccolta Magrini, ASCA.

12 Episodi citati anche in Renato Zangheri (a cura di), Lotte agrarie in Italia: la Federazione nazionale dei lavoratori della terra 1901-1926, Milano, Feltrinelli, 1960, p. LV.

13 Atto di matrimonio di Natale Gaiba e Benilde Fabbri, anno 1908, Serie Registri di Stato Civile: Matrimoni, ASCUA.

14 Dalla testimonianza di Emilia Gaiba (figlia di Natale), riferita dal figlio Maurizio Gotti.

15 Informazioni tratte dalle tombe dei figli di Gaiba, collocate nel cimitero di Argenta.

16 Scheda personale, ASCUA.

17 Stazione Educativo-antimalarica e Igienico-antimalarica Scolastica di Napoli e Capua. Sezione Ferrarese con cattedra ambulante d’igiene antimalarica per la provincia di Ferrara, Bonifica Renana e Malaria, per il Dr. Francesco Orta Direttore della Sezione e della Cattedra, Estratto da La Malariologia, anno X, n. 6, Napoli, Tip. A. Rocco, 1917.

18 La casa di Nenè. Storia del nonno John quand’era bambino, ricordata e scritta per la sua adorata nipotina Giada, Bologna, estate 1988, Archivio Privato della famiglia Orta, p. 59.

19 Documento rilasciato dai Servizi Demografici, Comunicazione e Partecipazione Stato Civile Ufficio elettorale URP decentrati Notifica atti esterni, 30 agosto 2023.

20 Carlo De Maria, Rivoluzione libertaria, lotta parlamentare, totalitarismo nelle biografie del socialismo italiano, in Glauco Maria Cantarella, Alcide De Benedictis, Patrizia Dogliani et al. (a cura di), Potere e violenza. Concezioni e pratiche dall’antichità all’età contemporanea, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2012, pp. 129-148.

21 D’Attorre, Braccianti e agrari negli anni dell’affermazione fascista, cit.

22 Antonietta Di Carluccio, Natale Gaiba socialista, capolega, consigliere comunale, in Casali e Landi (a cura di), Natale Gaiba, cit., pp. 95-103.

23 Le elezioni di Argenta, in “La Scintilla”, 20 settembre 1906.

24 Lettera dell’amministrazione comunale alla Camera del Lavoro di Ferrara, alla Federazione Provinciale Socialista di Ferrara e alla Direzione del Partito, 20 maggio 1920, in Fascicolo I, Categoria I, Classe X, “Andamento dei servizi amministrativi”, Anno 1920, ASCA.

25 Votazioni Comunali Argenta e frazioni, Fascicolo II, Categoria I, Classe V, “Amministrazione, sindaco, assessori, consiglieri”, Anno 1920, ASCA.

26 Indice delle deliberazioni del Consiglio Comunale, verbale della seduta del 14 ottobre 1920, ASCA.

27 Dal sacrificio dei nostri Martiri un insegnamento per l’azione futura, in “Socialismo argentano”, Numero unico a cura dell’Unione Comunale del P.S.I., luglio 1965.

28 Indice delle deliberazioni del Consiglio Comunale, verbale della seduta del 25 novembre 1920, ASCA.

29 Indice delle deliberazioni del Consiglio Comunale, verbale della seduta del 16 gennaio 1921, ASCA.

30 Punto esposto anche in Paul R. Corner, Il fascismo a Ferrara, Roma-Bari, Laterza, 1974.

31 Alberto Ferretti (a cura di), L’Avvento del Fascismo. Cronache Ferraresi 1920-1922, self-publishing, 2011, p. 159.

32 Chiara Pasini, consultata telefonicamente dall’autrice in data 9 agosto 2023.

33 Il racconto della morte si trova in Argenta sotto la dittatura fascista, in “La Scintilla”, 9 luglio 1921. L’indicazione di Fossazza si trova in Comunicato del Centro Studi Cristiani “Don Minzoni” di Argenta per il 52° anniversario della morte di Don Minzoni, 12 agosto 1975, in ASCA.

34 Lorenzo Bedeschi (a cura di), Diario di Don Minzoni, Brescai, La Morcelliana, 1983, p. 265.

35 Dal sacrificio dei nostri Martiri un insegnamento per l’azione futura, cit. I valorosi socialisti d’Argenta stimolarono l’opera di Don Minzoni, in “L’Unità”, 8 agosto 1973.

36 La notte più nera: Argenta, i fascisti e la morte di Gaiba, in “La Nuova Ferrara”, 24 aprile 2020.

37 Aldo Cazzullo, Mussolini il capobanda: perché dovremmo vergognarci del fascismo, Milano, Mondadori, 2022.

38 Id., Don Minzoni, prete battagliero e l’ultima pagina del suo diario, in “Corriere della Sera”, 19 aprile 2023.

39 Alberto Melloni, Il prete che disse no ai fascisti, in “Corriere della Sera”, 19 agosto 2023.

40 Chiesa Cattolica Italiana, https://www.chiesacattolica.it/card-zuppi-don-minzoni-prete-creativo-e-fedele-attento-agli-ultimi/.