Per un panorama storico del territorio: i fondi del Genio Civile nell’Archivio della Regione Emilia-Romagna

Il nucleo fotografico più antico conservato dall’Archivio storico della Regione Emilia-Romagna è indubbiamente quello contenuto nei fondi archivistici che hanno origini storiche ed istituzionali tra Otto e Novecento provenienti dagli ex uffici statali del Genio Civile: questo patrimonio documentale è giunto all’interno della sede dell’Archivio storico regionale a seguito del passaggio delle competenze dallo Stato alla Regione, sancito e regolamentato da precise norme legislative1. Si illustra di seguito in dettaglio per ogni fondo specifico la consistenza documentaria e le attività svolte per garantire la corretta conservazione e valorizzazione di un patrimonio di immagini che trasmette una memoria sedimentata nel tempo sia delle persone riprese nel loro contesto di vita vissuta sia del territorio che, attraverso le mutazioni naturali ed artificiali, ancora ci appartiene. Tale attività è inserita nel complesso delle azioni di riordino e inventariazione dell’intero patrimonio documentale dell’Archivio storico regionale avviate ormai da oltre 20 anni.

 

Ispettorato superiore compartimentale del Genio Civile di Bologna (1893-1945)

Il fondo di origini ottocentesche prese vita quando l’Ente fu istituito ufficialmente con il Regio Decreto del 1° agosto 1893 n. 472, con il quale vennero designati cinque uffici superiori compartimentali d’ispezione per il servizio generale dell’Ufficio del Genio Civile e per i servizi delle opere idrauliche, tra cui il compartimento dell’Emilia con sede a Bologna e con competenze nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna, Ravenna e Forlì2. La documentazione archivistica copre un arco cronologico che va dal 1929 al 1951 ed è condizionata in 130 unità conservative (buste e faldoni aperti con chiusure in fettucce di stoffa), pari a circa 16 metri lineari: in essa è testimoniata l’attività principe dell’Ente preposta alla sorveglianza degli Uffici del Genio Civile e ai servizi da essi dipendenti. All’interno del complesso ed assai ricco patrimonio documentale si evince palesemente il ruolo di controllo in ambito progettuale, con la supervisione, l’approvazione ed il collaudo dei lavori pubblici nell’ambito territoriale dell’Emilia-Romagna. Il fondo è stato organizzato nelle seguenti quattro serie, le quali rispecchiano i passaggi storici ed istituzionali che si sono sedimentati e riflessi nella tenuta delle carte stesse: Carteggio classificato I (1929-1948); Carteggio classificato II (1933-1951); Carteggio classificato III (1935-1946); Protocolli (1942-1944).

Il nucleo documentale, consistente di 482 unità archivistiche (trattasi nel dettaglio di 369 fascicoli, 7 registri, 1 quaderno), è corredato da un ricco apparato fotografico conservato all’interno dei fascicoli delle tre serie di Carteggio classificato: si tratta di 105 fotografie (34 delle quali conservate in 4 album fotografici) puntualmente descritte, digitalizzate, ricondizionate in fodere di carta barriera a quattro lembi a ph neutro certificato (PAT-Photographic activity test) e posizionate, come in originale, in allegato nei fascicoli di appartenenza.

 

Criteri metodologici dell’intervento

Nel corso dell’anno 2008, dopo un’attenta ed impegnativa ricognizione, è stato possibile riordinare le serie archivistiche3 secondo l’originaria sedimentazione del carteggio, per poi affrontare l’attività inventariale e descrittiva di tipo analitico su base Sesamo 4.1. Successivamente, una volta razionalizzata la configurazione e la struttura della documentazione sia dal punto di vista archivistico (grazie alla ricostruzione di un originario titolario che si evinceva chiaramente dalle unità archivistiche e dalle buste originali) sia dal punto di vista conservativo (con il ricondizionamento degli antichi contenitori fortemente danneggiati), è stato possibile affrontare con accuratezza anche la trattazione del prezioso materiale fotografico rinvenuto, in quanto parte integrante ed inscindibile del patrimonio documentale.

Ad oggi l’intero fondo archivistico e l’intero apparato fotografico sono stati versati nella Piattaforma IBC-xDams dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna. Le 105 fotografie, databili tra il 1932 ed il 1942, sono custodite all’interno di 16 fascicoli classificati: sono state descritte analiticamente secondo le normative ministeriali, digitalizzate ed infine condizionate in appositi materiali finalizzati ad una tutela della conservazione illimitata nel tempo. Durante la trattazione del materiale iconografico è stato rispettato il vincolo archivistico ed è stata mantenuta la sedimentata collocazione delle fotografie all’interno dei fascicoli d’appartenenza4, poiché allegate alla documentazione cartacea, a corredo delle relazioni tecniche e progettuali redatte dagli ingegneri operativi all’interno dell’Ispettorato. Le riprese fotografiche riproducono importanti interventi per la realizzazione di opere pubbliche quali ponti, fognature, strade, scuole, l’ampliamento della Regia Università di Bologna, la ristrutturazione di importanti palazzi cittadini e la progettazione di edifici mai realizzati come, ad esempio, il “nuovo” carcere di Bologna, nonché opere di ripristino e di consolidamento degli abitati nel caso di frane, inondazioni e calamità naturali in genere, verificatesi nelle diverse località delle province emiliano-romagnole, nonché le grandi opere di bonifica delle zone depresse (quali costruzione di impianti di irrigazione, di scolo e di contenimento). Tali opere risalgono ad un arco cronologico compreso tra il 1932 ed il 1942, periodo antecedente alla costituzione della Repubblica sociale italiana, in piena epoca mussoliniana: la loro riproduzione fotografica testimonia l’intensa attività rivolta al territorio in un determinato momento storico, dai primi anni Trenta a poco prima dell’avvento del secondo conflitto mondiale.

Le singole fotografie possono essere considerate sia dal punto di vista del supporto e della tecnica utilizzati dai diversi autori individuati sia dal punto di vista archivistico per le tipologie di informazioni offerte dalle immagini stesse. A questo proposito si segnalano alcuni nomi di fotografi locali, desunti da indicazioni di diversa tipologia (impressioni ad inchiostro o impressioni a secco, annotazioni, raffronti ecc.) tratte o desunte dalle fotografie stesse: A. Villani (Bologna), Piacentini Piandelegotti (Parma), Cav. Bandieri (Modena), O. Giulianelli (Ferrara) e Moderna Ziber Artoni (Reggio Emilia). Molte fotografie risultano anche anonime e, per questi casi, si può supporre che lo scatto sia stato realizzato da ingegneri o geometri operativi all’interno dell’Ispettorato stesso, in quanto inviati direttamente sui luoghi d’intervento per carpire dal punto di vista tecnico lo stadio dei lavori o la gravità dei danni causati delle calamità naturali.

Per quanto riguarda l’individuazione della tecnica fotografica, delle 105 immagini conservate all’interno del fondo 103 sono state realizzate con la tecnica della gelatina a sviluppo e 2 sono state realizzate con il procedimento ad annerimento diretto con utilizzo di sali d’argento. La maggior parte delle immagini presentano un formato medio-piccolo (dimensioni 130×180 mm. e 180×240 mm. circa), in particolare 22 sono realizzate in formato cartolina postale (dimensioni 80×130 mm. circa), sul cui verso sono presenti righe prestampate ed appositi spazi predisposti per la spedizione (non viaggiate) e 5 sono riproduzioni di progetti fuori formato (dimensioni 300×400 mm. circa). Si segnalano inoltre 1 fotografia prodotta in copia e 1 controtipo (ovvero una riproduzione da fotografia): tutte le immagini sono state digitalizzate per le loro peculiarità e costituiscono un catalogo di prossima pubblicazione sulla Piattaforma IBC-xDams dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.

Fig. 1. Veduta di una tipica piantata bolognese intercalata da piante di vite ed alberi di olmo durante la piena del torrente Ghironda (Rotta del 30 agosto 1937, territorio allagato fra Ghironda e Lavino). Ispettorato superiore compartimentale del Genio Civile di Bologna, Busta 39.1, Fascicolo 1, Sottofascicolo 1. Anonimo, Esec. 1937, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 177 × 237 mm.
Fig. 1. Veduta di una tipica piantata bolognese intercalata da piante di vite ed alberi di olmo durante la piena del torrente Ghironda (Rotta del 30 agosto 1937, territorio allagato fra Ghironda e Lavino). Ispettorato superiore compartimentale del Genio Civile di Bologna, Busta 39.1, Fascicolo 1, Sottofascicolo 1. Anonimo, Esec. 1937, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 177 × 237 mm.

Fig. 2. Veduta frontale del progetto del nuovo carcere di Bologna, che però non fu realizzato con questa struttura. Ingegnere Ettore Bianco. Anno 1940. Ispettorato superiore compartimentale del genio civile di Bologna, Busta 20/3, Fascicolo 1, Sottofascicolo 6. Anonimo, Esec. 1940, fotografia B/N: stampa a contatto da negativo con utilizzo di sali d’argento 291 × 425 mm.
Fig. 2. Veduta frontale del progetto del nuovo carcere di Bologna, che però non fu realizzato con questa struttura. Ingegnere Ettore Bianco. Anno 1940. Ispettorato superiore compartimentale del genio civile di Bologna, Busta 20/3, Fascicolo 1, Sottofascicolo 6. Anonimo, Esec. 1940, fotografia B/N: stampa a contatto da negativo con utilizzo di sali d’argento 291 × 425 mm.

 

Provveditorato regionale alle opere pubbliche per l’Emilia (1945-1975)

Il Provveditorato regionale alle opere pubbliche sorse ufficialmente, anche se con un iniziale carattere provvisorio, nel 1945 (DLL 18 gennaio 1945 n. 16) come successiva evoluzione istituzionale degli Ispettorati superiori compartimentali del Genio Civile, allo scopo di far fronte alle contingenti necessità ed urgenze determinate principalmente dall’opera di ricostruzione conseguente alla Seconda guerra mondiale. Con DPR 30 giugno 1955 n. 1534 i Provveditorati divennero organi periferici permanenti del Ministero dei lavori pubblici, decentrati nelle rispettive regioni. Il loro compito era dedicato alla gestione dell’aspetto amministrativo e contabile in sede d’ufficio, alla formulazione di programmi da attivare in ambito urbanistico ed edilizio, all’approvazione di progetti per l’esecuzione di opere pubbliche, soprattutto in dipendenza da eventi bellici, da eseguire nella propria circoscrizione di competenza, oltre a curare l’edilizia scolastica e popolare e la realizzazione di nuove chiese. Il DPR 15 gennaio 1972 n. 8 sancì il trasferimento dallo Stato alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di urbanistica, viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse e competenza regionale5. Con la legge regionale 24 marzo 1975 n. 18 le funzioni amministrative dei Provveditorati regionali furono riordinate e riorganizzate proprio in merito alle materie afferenti all’urbanistica, l’edilizia residenziale agevolata e convenzionata, la viabilità, gli acquedotti e i lavori pubblici di interesse regionale. Le attività dello Stato, invece, sono oggigiorno gestite dal Provveditorato interregionale opere pubbliche per la Lombardia e l’Emilia-Romagna, organo periferico alle dipendenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con sede a Bologna, in Piazza VIII Agosto n. 26.

 

Criteri metodologici dell’intervento

Il patrimonio documentale copre un arco cronologico che va dal 1931 al 1976 ed è attualmente ancora in fase di riordino ed inventariazione. L’approccio a questo complesso materiale risale al 2002, quando ebbe inizio un’accurata attività di disinfezione, alla quale seguì l’inizio dell’opera inventariale vera e propria. Nel pieno rispetto delle normative ministeriali in ambito archivistico, allo stato attuale sono state messe a regime 23.062 unità archivistiche, condizionate in circa 4.776 unità conservative (buste realizzate in occasione del riordino) pari a circa 500 metri lineari di carte di diversa tipologia e contenuti6. L’attività inventariale di carattere analitico si è svolta inizialmente su base Sesamo 4.1 e nel 2016 è stato effettuato il definitivo passaggio alla Piattaforma IBC-xDams dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, con la quale si sta proseguendo il lavoro di riordino e di inventariazione.

Il fondo è stato organizzato nel pieno rispetto del titolario originale d’archivio, che rispecchia pienamente la struttura dell’Ente produttore nelle sue specifiche attività: la suddivisione tra Opere di pace ed Opere diguerra è sicuramente esemplificativa del ruolo incisivo che il Provveditorato ha condotto nel corso di un trentennio su un territorio distrutto dai bombardamenti e devastato dalle calamità naturali. La documentazione è frutto di un’intensa attività progettuale e di controllo esecutivo, avvalorata dalla presenza di materiale fotografico che documenta con una forza dinamica l’operato dell’Ente produttore che riguarda sia il settore viabilità (con particolare attenzione alla tenuta dei ponti e delle strade) sia il settore dedicato alle opere idrauliche e di bonifica, sia il settore urbanistico dedicato all’edilizia e al consolidamento degli abitati soggetti a dissesti idrogeologici (come frane, alluvioni, terremoti e piene).

Essendo ancora in corso l’opera di riordino e di inventariazione, si è ancora una volta proceduto per gradi, proprio per poter salvaguardare al meglio sia la tenuta conservativa delle varie tipologie documentarie sia per potere fornire precise informazioni sulla presenza di materiali iconografici che sono a corredo delle carte e dei progetti. Ancora una volta è la capacità assertiva delle immagini a testimoniare la laboriosità dell’Ente, che si avvale proprio degli apparati fotografici per conservare la traccia e la memoria dei vari passaggi che la storia e gli eventi hanno segnato nel nostro territorio.

All’interno delle citate 23.062 unità archivistiche (per lo più fascicoli amministrativi e progettuali) sono state segnalate ad oggi 2.095 fotografie, opportunamente condizionate con materiali idonei alla conservazione illimitata nel tempo, ovvero fodere a quattro lembi e/o fogli in carta barriera a ph. neutro, acid free con certificazione conforme al PAT (photographic activity test). Sono stati trattati 13 album di 550 fotografie realizzate in b/n con la tecnica della gelatina a sviluppo in diversi formati afferenti alla realizzazione di opere pubbliche ed infrastrutture affidate agli Uffici del Genio Civile di Reggio Emilia, Ravenna, Piacenza, Ferrara e Bologna nel decennio 1945-1955. L’intero corpo fotografico è stato ordinato, descritto, digitalizzato e condizionato secondo le normative ministeriali. Inoltre, mentre era in corso l’inventariazione dei citati fascicoli, sono state individuate, descritte, digitalizzate e condizionate in allegato alla documentazione 113 fotografie, di diverso formato, in b/n realizzate con la tecnica della gelatina a sviluppo (47, di cui 37 conservate in 15 album fotografici, appartenenti alla sezione Opere di pace e 66, di cui 35 conservate all’interno di 7 album fotografici, appartenenti alla sezione Opere di guerra) e 3 collotipie realizzate con procedimento fotomeccanico formato cartolina postale (non viaggiate).

Questo work in progress non è ancora giunto alla redazione di un inventario definitivo e corredato di un apparato fotografico completo: manca ancora un’ingente quantità di materiale da sottoporre ad un’analisi accurata e, anche se messe in sicurezza dal punto di vista conservativo, mancano ancora di un’opportuna descrizione 1.432 fotografie in b/n realizzate con la tecnica della gelatina a sviluppo, individuate e segnalate all’interno della citata documentazione già inventariata (precisamente 1.385 appartenenti alla sezione Opere di pace e 47 appartenenti alla sezione Opere di guerra). Nonostante il lavoro risulti ancora incompiuto, la banca dati, anche se parziale, è comunque fruibile e ha reso possibile il reperimento di importanti tipologie progettuali (soprattutto ponti), specialmente in particolari momenti di emergenza, rendendo così ancora più vivo e necessario il proseguimento del lavoro archivistico: lo scopo è sempre di procedere con l’obiettivo di realizzare un inventario analitico accessibile e completo, tale da potere offrire sia allo studioso di nicchia, sia al tecnico altamente specializzato, sia ad ogni singolo cittadino le doverose informazioni che scaturiscono con estrema immediatezza da questo patrimonio, unico per un territorio soggetto a costanti mutazioni.

Fig. 3. Casola Valsenio, ponte sul Rio Cestina e veduta Chiesa di Baffadi. Provveditorato regionale alle opere pubbliche, Serie 5 - Ufficio del Genio Civile di Ravenna, Album 3, Fotografia 17 di 47. Anonimo, Esec. ca. 1945-1955, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 240 × 179 mm.
Fig. 3. Casola Valsenio, ponte sul Rio Cestina e veduta Chiesa di Baffadi. Provveditorato regionale alle opere pubbliche, Serie 5 – Ufficio del Genio Civile di Ravenna, Album 3, Fotografia 17 di 47. Anonimo, Esec. ca. 1945-1955, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 240 × 179 mm.

Fig. 4. Ferrara: particolare del padimetro segnalatore delle massime piene del fiume Po a Pontelagoscuro, tuttora esistente. Provveditorato regionale alle opere pubbliche, Serie 5 - Ufficio del Genio Civile di Ferrara, Album 3, Fotografia 51/127. Anonimo, Esec. ca. 1945-1955, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 235 × 175 mm.
Fig. 4. Ferrara: particolare del padimetro segnalatore delle massime piene del fiume Po a Pontelagoscuro, tuttora esistente. Provveditorato regionale alle opere pubbliche, Serie 5 – Ufficio del Genio Civile di Ferrara, Album 3, Fotografia 51/127. Anonimo, Esec. ca. 1945-1955, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 235 × 175 mm.

 

Ufficio del Genio Civile di Bologna (1859-1976)

Il fondo trova le sue origini istituzionali nella seconda metà dell’Ottocento e costituiva un organo periferico dell’amministrazione dei lavori pubblici. Infatti con Regio Decreto di Vittorio Emanuele II del 20 novembre 1859 n. 3754, l’Ufficio del Genio Civile passò definitivamente alle dipendenze gerarchiche del Ministero dei lavori pubblici. L’Ente svolgeva sia un’attività amministrativa e contabile sia un’attività tecnica ed esecutiva in ambito progettuale, strettamente correlate tra di loro, nei vari settori compresi nell’ambito delle competenze del Ministero dei lavori pubblici. L’Ufficio del Genio Civile di Bologna si occupava principalmente di progettazione, direzione dei lavori pubblici, alta sorveglianza e contabilità dei lavori eseguiti per conto dello Stato. Con la Legge Baccarini del 5 luglio 1882 n. 874, venne stabilito che l’Ufficio del Genio Civile rappresentava uno strumento esecutivo dello Stato per la realizzazione di opere pubbliche, per ricoprire ruoli di sorveglianza e di controllo sui lavori dedicati ad acque e strade dati in concessione a consorzi: aveva una propria sede in ogni capoluogo di provincia ed era diretto da un ingegnere capo. Per conto del Ministero dei lavori pubblici, l’Ufficio del Genio Civile esercitava l’alta sorveglianza tramite gli ispettori del Corpo stesso. Sostanziali riforme si ebbero in epoca fascista, periodo durante il quale fu attuato un processo riorganizzativo dettato da un’esigenza di modernizzazione del nostro paese voluta espressamente dal regime di Mussolini, che esigeva nell’ambito delle opere pubbliche massima elasticità amministrativa e massima celerità esecutiva. Il ruolo dell’Ufficio del Genio Civile conobbe nuovi impulsi con il secondo conflitto mondiale e con i conseguenti problemi legati alla ricostruzione7: ancora una volta saranno gli archivi ad offrirci la testimonianza più suggestiva e convincente delle metamorfosi provocate dalla storia e a farsi fonte parlante per il futuro.

 

Criteri metodologici dell’intervento

Il nucleo documentale è costituito principalmente da materiale cartaceo di carattere amministrativo e progettuale e da materiale iconografico ancora in corso di trattazione. Si tratta di un patrimonio documentario che abbraccia un ampio arco cronologico che va dal 1869 al 1976 (con successiva documentazione fino al 1995) e che da subito si rivela di ragguardevole importanza sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista istituzionale. Corredato di un inventario sommario redatto su MDS Secretaire tra il 1997 ed il 1999, il fondo consiste di oltre 1.340 metri lineari di materiale documentario, costituiti da 9.462 unità conservative (buste), 852 registri, 20 cassettiere (contenenti schedari di corredo per la ricerca) e 4 scatole. Nel 2013, in data 23 luglio, sono stati versati all’Archivio storico regionale 328 registri e 704 buste provenienti dalla sede del Provveditorato interregionale opere pubbliche per la Lombardia e l’Emilia-Romagna di Piazza VIII Agosto n. 26 a Bologna, organo periferico alle dipendenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a completamento ed integrazione di quanto già conservato.

Dal 2004 è in corso un’attiva opera di cesello volta alla realizzazione di un inventario analitico dedicato all’intero fondo archivistico: si tratta di un progetto nato dalla pressione ricevuta dall’utenza (principalmente storici, ingegneri ed architetti) per ricevere dettagli sempre più puntuali relativi alla documentazione. Questo intervento è stato avvalorato ancor di più da quest’ultimo versamento che ha contribuito, nel 2016, al decisivo passaggio dell’attività inventariale sulla Piattaforma di rete IBC-xDams, focalizzata anche alla ricostruzione del titolario d’archivio mai pervenuto e alla massima valorizzazione del materiale fotografico individuato solo in parte. La documentazione è infatti corredata da un importante repertorio di fotografie, che documentano i momenti più drammatici della città di Bologna sotto le rovine dei bombardamenti. Le oltre 45.000 denunce di danni di guerra compilate dalla cittadinanza a partire dal mese di luglio del 1943 testimoniano in modo diretto questo particolare momento della storia: il carteggio costituisce infatti una delle serie archivistiche più rappresentative dell’intero fondo, corredate da immagini in bianco e nero di notevole effetto ottico8.

Ad oggi sono state descritte analiticamente secondo le normative ministeriali, digitalizzate ed infine condizionate in appositi materiali finalizzati ad una tutela della conservazione illimitata nel tempo, ovvero fodere a quattro lembi e/o fogli in carta barriera a ph. neutro, acid free con certificazione conforme al PAT (photographic activity test), 1.211 fotografie in bianco e nero (b/n) realizzate con la tecnica della gelatina a sviluppo di diverso formato (delle quali 155 conservate in 25 album fotografici), 49 fotogrammi al positivo in bianco e nero (b/n) realizzati per contatto alla gelatina a sviluppo, 18 fotogrammi al negativo in bianco e nero (b/n) su pellicola alla gelatina e 1 collotipia in bianco e nero (b/n) realizzata con tecnica fotomeccanica in formato cartolina postale (non viaggiata). Questo corpo fotografico, nonostante la sua parzialità, riproduce fedelmente i particolari spaccati della realtà cittadina bolognese e valorizza ulteriormente l’intero nucleo documentale: le vie del centro tra le macerie ed i passanti, i palazzi e i monumenti prima e dopo la loro distruzione, i virtuosismi architettonici che si inseriscono violentemente in un contesto urbanistico profondamente lacerato, i cantieri edili immortalati nella gravosa opera di ricostruzione.

Realizzate tra il 1942 ed il 1960, queste immagini hanno assunto nel corso del tempo un’importanza degna di nota per la loro unicità, in quanto spesso inedite e tracce indissolubili di un passato ancora visibile e percorribile attraverso le strade e la memoria viva delle persone. Le fotografie sono documenti che si fanno istituzioni di un determinato momento della storia e della politica del nostro paese, a verifica di quanto effettivamente realizzato per sanare le terribili conseguenze della guerra: oggi sono assurte a fonti storiche, che per sempre custodiranno nel tempo molteplici informazioni visive e reali del nostro panorama locale. Ancora una volta questa particolare tipologia documentale entra in perfetta sinergia in sede inventariale con il materiale cartaceo al quale sono allegate nel rispetto della loro sedimentazione. I documenti amministrativi e contabili (come fatture e mandati di pagamento) testimoniano sia l’acquisto di attrezzature fotografiche (quali pellicole, macchine fotografiche e spese generiche per l’attività di stampa e di divulgazione) sia per la liquidazione di fatture di pagamento intestate a ditte fotografiche (come Villani, G. Camera, Foto Studio 900 ed altri importanti studi fotografici bolognesi) per l’esecuzione e la ristampa di fotografie o la fornitura di materiali fotografici. Si suppone con quasi totale certezza che l’attività dedicata alla fotografia venisse incrementata anche dall’opera di fotografi interni all’Ufficio, oltre che da professionisti: spesso ingegneri e geometri, in quanto responsabili, erano inviati direttamente sui luoghi d’intervento per effettuare, anche con i propri mezzi, i sopraluoghi e carpire dal punto di vista tecnico lo stadio dei lavori o la gravità dei danni da documentare, per far fronte a qualsiasi emergenza creando così una ulteriore fonte visiva della situazione. A questo proposito si desidera segnalare alcuni trai più noti nominativi di studi fotografici e di fotografi professionisti per lo più locali, quali autori individuati da indicazioni tratte o desunte direttamente dalle immagini (come impressioni ad inchiostro o a secco, annotazioni manoscritte, foto-raffronti ecc.): Foto Studio 900 – Bologna, Foto Studio A. Zagnoli – Bologna, Foto Orlandi – Bologna, Foto Studio A. Villani & F.i – Bologna, Foto Vitos – Bologna, Foto G. Camera (poi Ditta Camera) – Bologna, Foto Gilberto Gambini – Bologna, Foto G. Machiavelli – Bologna, Ottica Foto Dante – Bologna, Foto Nino Cesari – Bologna, Deltafoto – Agenzia Fotogiornalistica Italiana – Bologna, Foto Malaguti – Bologna, Foto Cav. Fungetti – Bologna, Foto Cav. G. Nascio & Figlio – Bologna.

A conferma del valore visivo che le immagini offrono, non si deve tralasciare almeno un cenno alla riproduzione di importanti opere urbanistiche ed architettoniche che riflettono l’epoca della loro realizzazione, fortemente segnata dall’impronta del regime fascista, e che attraversano in prosieguo gli avvenimenti dettati dal divenire della storia. La documentazione offre un vero reportage di un passato che si ripropone oggettivamente, come attualizzato nei diversi aspetti dei suoi mutamenti riscontrabili nel presente proprio attraverso le fotografie.

Fig. 5. Veduta del Palazzo delle Finanze di Bologna: prospetto da Piazza Malpighi sulla Via Sant’Isaia, prima del progetto di sopraelevazione. Sullo sfondo spicca il campanile della Balistica di San Francesco (particolari le teleferiche delle tramvie). Ufficio del Genio Civile di Bologna, Busta n. 17, Titolo - Classe B 3, Opere di edilizia dipendenti da danni di guerra - Posizione 102. [A. Villani], Esec. ca. 1947, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 176 × 238 mm.
Fig. 5. Veduta del Palazzo delle Finanze di Bologna: prospetto da Piazza Malpighi sulla Via Sant’Isaia, prima del progetto di sopraelevazione. Sullo sfondo spicca il campanile della Balistica di San Francesco (particolari le teleferiche delle tramvie). Ufficio del Genio Civile di Bologna, Busta n. 17, Titolo – Classe B 3, Opere di edilizia dipendenti da danni di guerra – Posizione 102. [A. Villani], Esec. ca. 1947, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 176 × 238 mm.

Fig. 6. Bologna, Via Lame n. 95: particolare della facciata dell'edificio con una giovane passante prima dei bombardamenti del 25 settembre e del 5 ottobre 1943. Ufficio del Genio Civile di Bologna, Busta n. 4915, Denuncia n. 341. Anonimo, Esec. ca. 1940-1943, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 235 × 180 mm.
Fig. 6. Bologna, Via Lame n. 95: particolare della facciata dell’edificio con una giovane passante prima dei bombardamenti del 25 settembre e del 5 ottobre 1943. Ufficio del Genio Civile di Bologna, Busta n. 4915, Denuncia n. 341. Anonimo, Esec. ca. 1940-1943, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 235 × 180 mm.

 

Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno (1951-1989)

L’Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno nacque nel 1951 per l’esigenza di una gestione unitaria e maggiormente controllata dell’intero bacino idrografico del fiume Reno, a seguito delle disastrose esondazioni avvenute nel novembre 1949 e nei mesi di gennaio e febbraio 1951. Come risulta dal Registro degli ordini di servizio9, iniziò ufficialmente la sua attività in data 1° ottobre 1951, con personale proveniente dall’Ufficio del Genio Civile di Bologna.

L’ufficio di nuova istituzione ereditò tutte le competenze sull’intero corso del Reno (e dei fiumi facenti parte del suo bacino idrografico) dagli Uffici del Genio Civile di Bologna, Ravenna e Ferrara, ai quali rimase l’autorità sulle opere di pronto intervento, ovvero tutto ciò che era necessario per ripristinare i servizi civili essenziali in caso di calamità e per garantire ricovero per i senza tetto. In particolare, l’Ente assunse la funzione di approntare i piani di regolazione del fiume Reno e di tutti i corsi d’acqua del suo bacino idrografico, di provvedere all’esecuzione degli interventi circa la difesa, le derivazioni ed utilizzazioni dell’acqua, nonché le doverose opere di pulizia idraulica.

Sulla base del dettato legislativo del DPR 24 luglio 1977 n. 616, parte delle sue competenze venne trasferita alla Regione Emilia-Romagna, la quale, non avendo ancora le strutture adeguate per gestire le competenze affidatale, si avvalse dell’art. 107 della citata legge per decentrare parte delle funzioni al Provveditorato alle opere pubbliche per l’Emilia-Romagna, alle dipendenze del Ministero dei lavori pubblici. Con legge 18 maggio 1989 n. 183 l’Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno venne soppresso e furono istituite le Autorità di bacino in ambito regionale. Con DGR del 28 maggio 1991, n. 1653 venne in seguito istituito l’Ufficio regionale Reno per le opere idrauliche di pianura, struttura atipica dell’Assessorato all’ambiente. Con successiva DGR del 20 dicembre 1993, n. 6421 l’Ufficio diventò struttura tipica e fu messo alle dipendenze del Servizio provinciale difesa del suolo, risorse idriche e forestali di Bologna.

 

Criteri metodologici dell’intervento

Il complesso documentale, costituito principalmente da materiale cartaceo di carattere amministrativo-progettuale e da materiale iconografico, riflette pienamente le attività svolte dal soggetto produttore. Si tratta di un patrimonio che abbraccia un arco cronologico che va dal 1951 al 1989 (con documenti successivi fino al 1995) e che risulta di notevole interesse per la storia degli interventi sull’assetto idrogeologico del territorio del bacino del fiume Reno.

L’attività di riordino e di inventariazione del fondo archivistico ebbe inizio nel 1999 e, data la lacunosità della documentazione (da subito risultarono mancanti 660 buste, ovvero le più antiche), si optò per una descrizione sommaria su base MSD Secretarire: questa prima tranche operativa si concluse nell’anno 2000. Dapprima vennero presi in esame due nuclei documentali, depositati in due momenti diversi presso l’Archivio storico della Regione Emilia-Romagna10: il primo spezzone d’archivio consisteva di 150 unità conservative (buste) databili tra il 1960 ed il 1990 ed il secondo di 3.631 unità conservative (buste) databili tra il 1951 ed il 1980. Nel luglio del 200511 vennero fortunatamente recuperate e messe in sicurezza le unità conservative mancanti: erano state depositate in casse di legno presso l’antico Sostegno del Battiferro12, in Via del Navile 31, a Bologna. Nel dicembre 2009, il fondo nella “completezza” delle sue 4.442 unità conservative (pari a circa 500 metri lineari) è stato interamente ripreso e ristudiato sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista archivistico per impostare ed avviare la trattazione analitica dell’intero corpo documentale, nel pieno rispetto delle criticità inventariali finalizzate al futuro passaggio alla nuova Piattaforma IBC-xDams dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna. Ad oggi sono stati inventariati analiticamente 1.231 fascicoli cartacei, i quali sono risultati corredati da numerose e preziose immagini d’epoca. Sono state infatti individuate, descritte analiticamente secondo criteri ministeriali, digitalizzate e condizionate con fodere di carta barriera e scatole in cartone a ph. neutro (acid free), idonee alla conservazione illimitata nel tempo e dotate di certificazione conforme al PAT (photographic activity test), fino ad oggi 610 fotografie di diverso formato (241 delle quali appartengono a 19 album fotografici) e 73 fotogrammi al positivo databili tra il 1914 ed il 1953. Le immagini sono per lo più allegate a fascicoli afferenti la serie documentale denominata “Titolo III – Lavori fluviali” che ha per oggetto i corsi d’acqua del bacino idrografico del fiume Reno, in particolare: il Santerno, il Samoggia, il Sillaro, il Canale Navile, il Fossatone, il Bacino Montano del Limentra di Treppio, il Bacino Montano del Silla.

Le immagini riproducono importanti opere idrauliche eseguite nel primo decennio del Novecento dedicate alla manutenzione degli argini e degli alvei dei fiumi, nonché grandi opere come la realizzazione della Cassa di Colmata dell’Idice e del Quaderna, nelle località di Molinella, Medicina, Argenta e Campotto, fino all’imponente stabilimento idrovoro del Saiarino nella provincia di Ferrara, di attuale competenza del Consorzio della Bonifica Renana. È possibile rivedere i paesaggi delle campagne bolognesi e ferraresi situate in prossimità dei corsi d’acqua, quando erano completamente sommersi dalle piene, eventi storici documentati tra il 1935 ed il 1951 anche dalle relazioni tecniche redatte dall’Autorità di Bacino del Reno.

Di grande fascino sono le 75 immagini contenute in un album13 realizzato tra il 1914 ed il 1916 dal geometra Pietro Bagolini14: si tratta di una sequenza di immagini che riproducono il corso del Canale Navile dal centro di Bologna, dall’antico Porto Naviglio nei pressi delle Mura di Porta Lame, fino alla località di Castagnolo di Castelmaggiore, attraverso  il sistema di chiuse, o porte vinciane, che hanno rappresentato la grande opera di ingegneria idraulica di Jacopo Barozzi, detto il Vignola, fin dal lontano 1548. Le immagini seguono un preciso ordine cronologico e permettono di ricostruire visivamente le reali condizioni del passato e di metterle a confronto con le attuali condizioni architettoniche dei sostegni, i quali in parte sono stati oggetto di recupero e in parte oramai versano in totale degrado. La storia e la vita lungo il Navile hanno profondamente influenzato lo scenario della città di Bologna, quando sulle rive del canale erano ancora attivi molini, concerie, filatoi e cartiere, quando ancora il salto del pelago del Battiferro generava una fonte di energia motrice per la potente centrale idroelettrica, quando ancora la chiusa di Castagnolo di Castelmaggiore vedeva sorgere nella loro imponenza le Officine Barbieri. Ancora una volta le immagini si impongono come fonti della storia locale, come forza valorizzatrice inedita che sempre più vuole uscire dalla sua nicchia, per affermarsi come quadro documentale visibile a tutti.

Si possono rintracciare nominativi di noti studi fotografici e di fotografi locali, quali autori individuati da indicazioni tratte o desunte direttamente dalle immagini (come impressioni ad inchiostro o a secco, annotazioni manoscritte, foto-raffronti ecc.), dei quali si segnalano: Studio Fotografico Arrigo Tassi – Cento (FE), Alberto Galvani Foto-Tipografia – Medicina (BO), Foto A. Villani – Bologna, Foto Walter – Ferrara, Foto Ferlini – Imola (BO), G. Scarabelli / Fotografia G. Scarabelli – Molinella (BO), Foto G. Tomasini – Bologna, La Novissima – Bologna, Ditta Umberto Gambini Ottica-Fotografia – Bologna, La Modernissima – Bologna, Studio Graziani – Bologna, Foto Zagnoli – Bologna, F.lli Olivi-Fotografo – Bazzano (BO), G. Berardi – Argenta (FE). Molte fotografie risultano anche anonime e, per questi casi, si può supporre che lo scatto sia stato realizzato da ingegneri o geometri operativi all’interno dell’Ente, in qualità di responsabili inviati direttamente sui luoghi d’intervento per effettuare i sopraluoghi, o da gruppi di fotografi con l’incarico di svolgere determinate riprese su commissione.

Per quanto riguarda l’individuazione della tecnica fotografica, le complessive 783 immagini sono state realizzate con la tecnica della gelatina a sviluppo (in particolare, 18 fotografie databili tra il 1940 ed il 1941 sono state sviluppate su una particolare tipologia di carta fotografica a nido d’ape, che offre un particolare effetto ottico). La maggior parte delle immagini presentano un formato medio-piccolo (dimensioni 90 × 60 mm., 70 × 100 mm., 100 × 150 mm., 130 × 180 mm. e 180 × 240 mm.), in particolare 38 sono realizzate in formato cartolina postale (dimensioni 90 × 130 / 90 × 140 / 100 ´150 mm), sul cui verso sono presenti righe prestampate ed appositi spazi predisposti per la spedizione (non viaggiate). Si segnalano anche 2 assemblaggi fotografici, 34 fotografie in copia e 2 controtipi (ovvero riproduzione da fotografia).

Fig. 7. Bologna, Via Bovi Campeggi - Sostegno della Bova, ex porto del Maccagnano” sul Canale Navile in direzione nord, verso Via Carracci: sulla sinistra, la darsena con bitte per l'ormeggio delle imbarcazioni; sul lato superiore, il ponte ferroviario a schiena d'asino; sulla destra, il Parco di Villa Angeletti, con residenza signorile sull'argine del Navile; sullo sfondo, la casa cantoniera e il ponte ferroviario di Via Carracci. Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno, Cartella n. 142, Fascicolo n. 49, Serie 18, Album 1, Foto 47/75. Geom. Pietro Bagolini, Esec. ca. 1914, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 85 × 114 mm.
Fig. 7. Bologna, Via Bovi Campeggi – Sostegno della Bova, ex porto del “Maccagnano” sul Canale Navile in direzione nord, verso Via Carracci: sulla sinistra, la darsena con bitte per l’ormeggio delle imbarcazioni; sul lato superiore, il ponte ferroviario a schiena d’asino; sulla destra, il Parco di Villa Angeletti, con residenza signorile sull’argine del Navile; sullo sfondo, la casa cantoniera e il ponte ferroviario di Via Carracci. Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno, Cartella n. 142, Fascicolo n. 49, Serie 18, Album 1, Foto 47/75. Geom. Pietro Bagolini, Esec. ca. 1914, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 85 × 114 mm.

Fig. 8. Castello di Castelmaggiore (BO) - Officine Barbieri (Società Anonima Officina Meccanica Fonderie di Bologna) situata in prossimità del Sostegno di Castagnolo Maggiore (o Castello): sulla sinistra si intravede Palazzo Pizzardi con il caratteristico timpano neoclassico, ex sede del municipio di Castelmaggiore nel sec. XIX; al centro, il bacino d'acqua ed il corpo di fabbrica sede della fonderia ghisa.Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno, Cartella n. 142, Fascicolo n. 49, Serie 13, Foto 25. Anonimo, Esec. ca. 1914, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 106 × 150 mm.
Fig. 8. Castello di Castelmaggiore (BO) – Officine Barbieri (Società Anonima Officina Meccanica Fonderie di Bologna) situata in prossimità del Sostegno di Castagnolo Maggiore (o Castello): sulla sinistra si intravede Palazzo Pizzardi con il caratteristico timpano neoclassico, ex sede del municipio di Castelmaggiore nel sec. XIX; al centro, il bacino d’acqua ed il corpo di fabbrica sede della fonderia ghisa.Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno, Cartella n. 142, Fascicolo n. 49, Serie 13, Foto 25. Anonimo, Esec. ca. 1914, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 106 × 150 mm.

 

Ufficio del Genio Civile di Rimini – Sezione autonoma dei danni di guerra (1945-1979)

La nascita dell’Ufficio del genio civile di Rimini, come Sezione autonoma dei danni di guerra con DM del 24 aprile 1945 n. 3810, è a decorrere dal 1° maggio 1945, “ai fini di provvedere con maggiore speditezza alla riparazione dei danni causati dalle azioni belliche e alle provvidenze attinenti il ricovero dei senza tetto nel territorio del Comune di Rimini e zona circostante”. Aveva giurisdizione sul territorio dei seguenti comuni: Cesenatico, Gambettola, Gatteo, S. Mauro Pascoli, Montiano, Longiano, Savignano sul Rubicone, Sant’Arcangelo di Romagna, Roncofreddo, Borghi, Poggio Berni, Sogliano sul Rubicone, Scorticata, Verucchio, Coriano, Riccione, Misano, S. Clemente, Monte Colombo, Montescudo, Gemmano, Morciano di Romagna, Montefiore Conca, Cattolica, S. Giovanni in Marignano, Saludecio, Montegridolfo e Mondaino. Successivamente, con la legge n. 309 del 26 aprile 1964 la sua competenza venne estesa a tutti i servizi svolti dagli Uffici del Genio Civile (vigilanza sulle opere eseguite dagli enti locali, opere stradali, opere marittime, opere pubbliche, cantieri scuola, pubbliche calamità, circolazione e traffico) ad eccezione del servizio relativo alle acque pubbliche. Infine, come gli altri Uffici del Genio Civile, passò le proprie competenze alla Regione Emilia-Romagna con DPR 15 gennaio 1972 n. 8 e DPR 24 luglio 1977 n. 616. Nel 1979, con LR n. 12 del 23 aprile, l’Ufficio venne soppresso e le sue funzioni passarono al Servizio circondariale per la difesa del suolo e gli interventi sul territorio di Rimini.

 

Criteri metodologici dell’intervento

Il nucleo documentale, pervenuto incompleto, è costituito principalmente dalle serie dedicate ai danni di guerra di fabbricati pubblici e privati (con relativi registri e schedari di corredo), all’edilizia demaniale (portuale e carceraria), ai cantieri scuola e all’edilizia sovvenzionata. Il rimanente spezzone d’archivio è conservato presso l’Archivio di Stato di Rimini. Si tratta di un patrimonio documentario che abbraccia un ampio arco cronologico che va dal 1945 al 1970 (con successiva documentazione fino al 1995). Corredato di un inventario sommario redatto su MDS Secretaire tra il 1997 ed il 1998, il fondo consiste di circa 160 metri lineari di materiale cartaceo comprensivi di 1.243 unità conservative (buste), 552 registri, 2 schedari (a corredo per la ricerca dei documenti dei danni di guerra) e risulta arricchito dalla presenza di un archivio fotografico di 1.908 fotografie di diverso formato (delle quali 30 contenute in 3 album fotografici) realizzate in bianco e nero (b/n) con la tecnica della gelatina a sviluppo e di 226 fotogrammi alla gelatina a sviluppo (dei quali 2 al positivo e 224 al negativo). L’intero complesso iconografico è stato condizionato in 152 buste numerate, suddivise per formato e collocate in un apposito mobile: l’attività di riordino, di descrizione analitica (secondo i criteri ministeriali), di digitalizzazione e di condizionamento risale al mese di settembre del 2009 e si è conclusa a dicembre 201115.

In origine, la documentazione fotografica era contenuta in otto unità conservative (o buste) numerate progressivamente con i numeri di rilevamento 1479, 1480, 1482, 1483 e 1484: le buste numerate erano corredate dell’intestazione “Corpo del Genio Civile di Rimini”. All’interno di ciascuna unità conservativa, le fotografie erano condizionate in modo inadeguato alla conservazione illimitata nel tempo e presentavano una sommaria suddivisione in serie relative alla località in cui le fotografie erano state scattate. Tuttavia, in sede inventariale, tali elementi hanno fornito preziose note informative per l’individuazione del titolo (o soggetto) e l’organizzazione delle serie. Infatti, all’interno delle cinque buste le immagini erano posizionate all’interno di buste postali, le quali, pur senza avere un ordine preciso, presentavano numerazioni ed annotazioni utili a ricreare o accorpare le serie originarie. Solo la busta con numero di rilevamento 1481 conteneva immagini sciolte ed in totale disordine: dopo un’accurata ricognizione e un puntuale controllo, sono state organizzate ed accorpate seguendo criteri omogenei dettati dal riconoscimento o del titolo o del soggetto o della tecnica fotografica o dell’autore. Inoltre, si sottolinea che questo particolare nucleo documentale è stato rinvenuto isolato da quello cartaceo, con la precisa volontà di creare da parte dell’Ente produttore un archivio fotografico: pertanto, questo corpus di immagini ha richiesto un approccio metodologico ancora più attento e discreto, al fine di non infrangere quei vincoli o nessi tematici che potevano ancora riflettere in modo fedele la sua sedimentazione storica. Nonostante l’inadeguata sistemazione fisica originaria, oramai superata ed ottimizzata con l’utilizzo di appropriati materiali idonei alla conservazione illimitata nel tempo, ovvero fodere a quattro lembi e/o fogli in carta barriera e relative scatole in cartone canson a ph. neutro, acid free, con certificazione conforme al PAT (photographic activity test), le immagini corredano e completano la documentazione cartacea già inventariata pur costituendo una realtà separata fisicamente.

Datato tra il 1930 ed il 1965, costituisce un apparato iconografico di notevole rilevanza, in quanto testimonia visivamente un territorio fortemente segnato dalla guerra lungo la Linea Gotica. Le immagini riproducono per lo più edifici pubblici di vario genere danneggiati durante la guerra ed in corso di ricostruzione, nonché opere pubbliche costruite ex novo dopo il periodo bellico per esigenza della comunità nella città e nel circondario di Rimini. In particolare, si tratta di immagini di costruzioni di scuole, di ospedali, di case di medici ed ostetriche, di ospizi, di cimiteri, di macelli, di caserme, di capitanerie di porto, di chiese, di uffici comunali, di colonie elioterapiche marine, di acquedotti e ponti, e sistemazioni di piazze, di strade, di litorali e di argini, nonché cerimonie di inaugurazioni relative alla conclusione dei lavori di alcune di queste costruzioni.

Tra i più noti nominativi di studi fotografici e di fotografi locali e non, quali autori individuati da indicazioni tratte o desunte direttamente dalle immagini (come impressioni ad inchiostro o a secco, annotazioni manoscritte, foto-raffronti ecc.), si segnalano: Moretti Film – Rimini, D. Minghini – Rimini,  Foto Tartagni – Forlì Cesena, Foto Pino – Bellaria di Rimini, U. Trapani – Ravenna, Foto Rivola – Rimini, Foto Celli Gilberto – Verucchio (FO), Foto D. Soci – Rimini, Foto Marini – San Mauro Pascoli di Forlì, Foto  Busi – Rimini, Foto Ottica Mario Angelini – Rimini, Foto Casadei – Rimini, Foto Tiberi – Rimini, Ioio Stampa – Riccione, Foto A. Gelasio – Rimini, Fotografia Alfeo Rivola – Rimini, Galvani – Cattolica, Foto Stampa E. Tassinari – Forlì, Foto F.lli Zangheri – Cesena, Foto Candiotti – San Giovanni di Forlì, Foto Campi & Rastelli – Rimini, Foto W. Gianelli – Marebello di Rimini, Foto Stampa – Riccione, Foto U. Bocci – Cattolica e Foto Nanni – Cesenatico. 

Molte fotografie risultano anche anonime e, per questi casi, si può supporre che lo scatto sia stato realizzato o da ingegneri o geometri operativi all’interno dell’Ufficio del Genio Civile di Rimini, in quanto responsabili dei lavori inviati direttamente sui luoghi d’intervento per effettuare i sopraluoghi, o da fotografi con l’incarico di svolgere determinate riprese su commissione di alcuni enti identificabili da timbri presenti sulle fotografie. La maggior parte delle immagini presentano un formato medio-piccolo (dimensioni 90 × 60 mm., 100 × 150 mm., 130 × 180 mm. e 180 × 240 mm.). In particolare, 152 sono realizzate in formato cartolina postale (dimensioni 90 × 120 mm., 90 × 130 mm., 90 × 140 mm.), sul cui verso sono presenti righe prestampate ed appositi spazi predisposti per la spedizione: nessuna risulta viaggiata.

Fig. 9. Particolare della facciata del Tempio Malatestiano di Rimini con impalcature e ponteggi dell'Impresa Calvitti di Forlì durante i lavori di restauro della facciata a seguito dei danni bellici. Ufficio del Genio Civile di Rimini - Sezione autonoma per i danni di guerra, Busta n. 1479, Serie 2, Foto 3. Fotografia D. Minghini, Esec. ca. 1946-1949, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 117 × 182 mm.
Fig. 9. Particolare della facciata del Tempio Malatestiano di Rimini con impalcature e ponteggi dell’Impresa Calvitti di Forlì durante i lavori di restauro della facciata a seguito dei danni bellici. Ufficio del Genio Civile di Rimini – Sezione autonoma per i danni di guerra, Busta n. 1479, Serie 2, Foto 3. Fotografia D. Minghini, Esec. ca. 1946-1949, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 117 × 182 mm.

 

Fig. 10. Veduta del porto canale di Rimini prima della ricostruzione: particolare delfaro in muratura e dei muri di sponda del molo. Ufficio del Genio Civile di Rimini - Sezione autonoma per i danni di guerra, Busta n. 1480, Serie 7, Foto 1. Moretti Film, Esec. ca. 1943-1946, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 175 × 125 mm.
Fig. 10. Veduta del porto canale di Rimini prima della ricostruzione: particolare delfaro in muratura e dei muri di sponda del molo. Ufficio del Genio Civile di Rimini – Sezione autonoma per i danni di guerra, Busta n. 1480, Serie 7, Foto 1. Moretti Film, Esec. ca. 1943-1946, fotografia B/N: gelatina a sviluppo 175 × 125 mm.

 


Note

1 DPR 15 gennaio 1972 n. 8.

2 La successiva evoluzione dell’Ispettorato superiore compartimentale del Genio Civile di Bologna avverrà nel 1945 con il DLL del 18 gennaio n. 16, con il quale verrà sancita la nascita dei Provveditorati regionali alle opere pubbliche allo scopo di far fronte alle contingenti necessità dell’opera di ricostruzione del dopoguerra.

3 Serie che avevano rischiato uno smembramento nel corso dei trasferimenti e delle fasi di disinfezione.

4 Solo in due casi si è reso necessario, per motivi di spazio e di corretta conservazione, isolare la documentazione fotografica dai fascicoli e ricondizionarla in appositi contenitori realizzati su misura. Si tratta infatti di immagini fuori formato che comunque sono state collocate fisicamente in sequenza con la documentazione d’origine: v. Album n. 2, Fotografie nn. 8-21 (Busta 20/3, Fascicolo 1, Sottofascicolo 6) e Fotografie nn. 36-43 (Busta 39/1, Fascicolo 1, Sottofascicolo 1.

5 Rimasero escluse da tale trasferimento le funzioni amministrative relative alle strade statali ed autostrade, alla costruzione di linee ferroviarie, porti, aerodromi, opere idrauliche, opere di navigazione interna ed edilizia statale (economica e popolare).

6 Ad oggi risultano ancora da trattare circa 815 metri lineari di documentazione, conservata in 1630 scatoloni.

7 Infatti nel 1945, con DLL del 18 gennaio 1945 n. 16, sorsero con carattere provvisorio i Provveditorati regionali alle opere pubbliche, come successiva evoluzione degli Ispettorati superiori compartimentali del Genio Civile, con il fine di far fronte alle emergenze del periodo postbellico. Con Decreto del Presidente della Repubblica del 30 giugno 1955 n. 1534, i Provveditorati divennero organi periferici del Ministero dei lavori pubblici, decentrati nelle rispettive regioni. Con il Decreto del Presidente della Repubblica del 15 gennaio 1972 n. 8 e del 24 luglio 1977 n. 616 e n. 617 fu definito il trasferimento delle competenze degli Uffici del Genio Civile di Bologna alla Regione Emilia-Romagna, e con esso anche l’archivio.

8 Quale valore aggiunto a questa attività è stata anche l’acquisizione della documentazione conservata presso la sede dell’Agenzia delle Entrate in Via Marco Polo n. 60 a Bologna in seguito alla Convenzione stipulata in data 19 giugno 2012 tra l’Archivio di Stato di Bologna, l’Agenzia delle entrate e l’IBACN: si tratta di 3.442 buste, pari a 490 metri lineari di documentazione concernente le liquidazioni delle denunce dei danni di guerra (con relativi allegati fotografici) trasferite per competenza dall’Ufficio del Genio Civile di Bologna all’Intendenza di Finanza a norma dell’art. 73 della Legge  27 dicembre 1953 n. 968.

9 Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno, Serie Ordini di servizio, registro n. 142 dal 01/10/1951 al 02/04/1957.

10 A seguito del trasloco effettuato nel 1996 per conto dell’Autorità di Bacino del Reno dai locali dello stabile di via Alessandrini n. 3 a Bologna, il materiale venne concentrato e conservato in circa 500 scatoloni in un magazzino posto nelle vicinanze del quartiere Fieristico di Bologna, poi dimesso.

11 Grazie alle preziose informazioni riportate da un funzionario del Servizio tecnico di Bacino della sede di Sant’Agostino (FE), il sig. Vittorio Tassinari.

12 Edificio della Regione Emilia-Romagna, gestito dall’allora Servizio provinciale Difesa del Suolo, Risorse idriche e forestali.

13 Ufficio speciale del Genio Civile per il Reno, Cartella n. 142, Fascicolo n. 49 “Fotografie diverse”, Titolo III “Lavori fluviali Cassa di Colmata”, Serie 18 (1 album di 75 fotografie).

14 Funzionario idraulico dal 1907 al 1949 all’interno dell’Ente.

15 Le fotografie inventariate sono state condizionate in buste conservative di vario formato, precisamente: 74 bb. contenenti formati 180 × 240; 75 bb. contenenti formati 130 × 180; 3 bb. contenenti formati 280 × 360. Su ciascuna busta è riportato sinteticamente il nome del fondo archivistico (Rimini), il numero di rilevamento della busta originaria, il numero delle serie ed il numero delle fotografie in esse contenute.